sabato 21 luglio 2007

Seven sword

Anno: 2005
Regia: Tsui Hark
Distribuzione: Medusa Film

Anno 1600 d.C. La Cina è dominata dai Ching che, sotto l’avido controllo del Principe Dokado, hanno emesso un editto che vieta a chiunque di praticare arti marziali. Vento di fuoco, un ex-ufficiale della vecchia dinastia, viene incaricato di far rispettare la nuova legge e assume così dodici spietati luogotenenti. Ben presto Vento di fuoco non si limita più solo a sedare le insurrezioni contro il nuovo governo, ma dà ordine di massacrare innocenti, ruba le ricchezze del popolo, organizza punizioni capitali in pubblico. Quando le sue attenzioni cadono su un piccolo villaggio di contadini, la situazione è però destinata a cambiare. Il villaggio è infatti la dimora di sette giovani maestri di arti marziali: con l’aiuto di sette spade, forgiate dall’anziano Shadow-Glow sul Monte Paradiso, contrasteranno l’ascesa al potere di Vento di fuoco, difendendo così il villaggio.

Abbracciando più il genere fantasy che quello storico, Tsui Hark tratteggia un film d’azione “wuxia” ispirandosi ad un classico dell’autore Liang Yu-Shen: “Seven Sword of Mount Heaven”. Con il termine “wuxia si intende una cultura, una ideologia o un codice, qualcosa di simile a quello che poteva essere il “bushido” per i samurai giapponesi. E nel cinema vengono identificate con questo nome tutte quelle pellicole, ambientate in Cina, incentrate sulle arti marziali. Tsui Hark non è nuovo a questo genere anzi, si può affermare senza timore di smentita che è tra coloro che hanno fatto conoscere il “wuxia” al pubblico occidentale, ma questa volta il regista dei due Swordsman pare puntare troppo in alto, echeggiando atmosfere dai film dei colleghi Zang Yimou e Ang Lee. Il risultato, ambizioso, manca il bersaglio. Il film, il cui spunto storico- letterario si trasforma ben presto in un fantasy anni Ottanta, presentando “cattivi” che sembrano usciti dalla saga di Mad Max, appare nelle sue abbondanti due ore confuso e approssimativo. La regia, oltre a lamentare seri problemi organizzativi, pare sperimentare soluzioni stilistiche che sembrano inserite nel film senza una vera cognizione di causa. A questo si aggiunge una sceneggiatura con imbarazzanti “buchi” narrativi, ed una generale recitazione carente di un pathos equilibrato. Seven Sword è insomma un film che non convince. Considerando che aveva aperto la 62º Mostra del Cinema di Venezia, era legittimo aspettarsi qualcosa di più.

Diego Altobelli (05/2005)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1354

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