Regia: Enrico Pau
Distribuzione: Arancia Film
La difficoltà del vivere quotidiano di un giovane annoiato; la malavita; il malessere nei carceri; e l’inconsistenza della scelte, sono tutti temi su cui ruota l’ultimo film di Enrico Pau (conosciuto ai più per il lungometraggio “Pesi leggeri”) “Jimmy della Collina”.
Jimmy è un giovane senza sogni e certezze. Si vede chiuso in una fabbrica ad appena vent’anni come suo padre e il suo unico fratello: una prospettiva di vita che vede come una prigionia. Per fuggire da quella organizza una rapina in una villa. Le cose vanno male e Jimmy si ritrova da lì a poco rinchiuso in un centro di recupero. Inerme e fragile, finisce per soccombere sotto la sua stessa ansia di libertà...
Bel tema e bell’incipit, con i primi dieci/quindici minuti di metraggio che intrigano con una regia audace fatta di continui flashback e flashforward che mostrano l’entrata di Jimmy nel carcere, e il come ci sia finito. Purtroppo però, andando avanti con la visione del film ci si comincia a rendere conto dei limiti della pellicola di Enrico Pau: una trama che stenta a decollare, per poi non farlo proprio; la stessa regia che inizialmente appariva interessante, d’un tratto diventa pretestuosa e molto più assimilabile a certe “video installazioni” dell’arte contemporanea; e infine anche i personaggi deludono, con caratteri potenzialmente molto interessanti ma che non vengono approfonditi o, nel peggiore delle ipotesi, messi addirittura da parte dal regista Pau a favore dei pensieri di Jimmy (un protagonista decisamente poco affascinante). Il risultato è un film di noia e caratterizzato dagli sbadigli dove qua e là si intravede le potenzialità per emergere, ma che non vengono sfruttate abbandonando il pubblico a un finale irrisolto e senza soluzione.
Unica nota intonata in un film decisamente fuori sincrono è rappresentata dall’interpretazione della brava attrice Valentina Carnellutti (vista anche in “Tutta la vita davanti”): la scena più “forte” del film è la sua (un esempio raro di recitazione), e con la sua interpretazione trascina il film, adombrando perfino il triste protagonista Nicola Adamo.
Un film debole comunque, e dalla natura troppo incerta. Alla fine del film si ha il dubbio che l’effetto fosse voluto, ma ci si distrae subito dopo pensando che comunque non è bastato a fartelo piacere.
Diego Altobelli (04/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/
Jimmy è un giovane senza sogni e certezze. Si vede chiuso in una fabbrica ad appena vent’anni come suo padre e il suo unico fratello: una prospettiva di vita che vede come una prigionia. Per fuggire da quella organizza una rapina in una villa. Le cose vanno male e Jimmy si ritrova da lì a poco rinchiuso in un centro di recupero. Inerme e fragile, finisce per soccombere sotto la sua stessa ansia di libertà...
Bel tema e bell’incipit, con i primi dieci/quindici minuti di metraggio che intrigano con una regia audace fatta di continui flashback e flashforward che mostrano l’entrata di Jimmy nel carcere, e il come ci sia finito. Purtroppo però, andando avanti con la visione del film ci si comincia a rendere conto dei limiti della pellicola di Enrico Pau: una trama che stenta a decollare, per poi non farlo proprio; la stessa regia che inizialmente appariva interessante, d’un tratto diventa pretestuosa e molto più assimilabile a certe “video installazioni” dell’arte contemporanea; e infine anche i personaggi deludono, con caratteri potenzialmente molto interessanti ma che non vengono approfonditi o, nel peggiore delle ipotesi, messi addirittura da parte dal regista Pau a favore dei pensieri di Jimmy (un protagonista decisamente poco affascinante). Il risultato è un film di noia e caratterizzato dagli sbadigli dove qua e là si intravede le potenzialità per emergere, ma che non vengono sfruttate abbandonando il pubblico a un finale irrisolto e senza soluzione.
Unica nota intonata in un film decisamente fuori sincrono è rappresentata dall’interpretazione della brava attrice Valentina Carnellutti (vista anche in “Tutta la vita davanti”): la scena più “forte” del film è la sua (un esempio raro di recitazione), e con la sua interpretazione trascina il film, adombrando perfino il triste protagonista Nicola Adamo.
Un film debole comunque, e dalla natura troppo incerta. Alla fine del film si ha il dubbio che l’effetto fosse voluto, ma ci si distrae subito dopo pensando che comunque non è bastato a fartelo piacere.
Diego Altobelli (04/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/