Anno: 2010
Regia: Paul W. S. Anderson
Distribuzione: Sony Pictures
Quarto capitolo della saga cinematografica di Resident Evil, notoriamente ispirata alla lunga serie di videogame. Torna alla regia Paul W. S. Anderson, regista del primo capitolo nonché marito della bella Milla Jovovich che, alla fine, si è convinta a impersonare nuovamente i panni di Alice: unica umana infetta dal T-Virus, sopravvissuta alla catastrofe che ha trasformato gli esseri umani in zombie.
Un prologo concitato ci introduce nuovamente nel mondo di Resident Evil. Una ragazza contaminata dal T-Virus aggredisce un passante a Tokyo e da quel momento la Terra ha i giorni contati. La Umbrella Corporation, creatrice del virus, non riesce a contenere la minaccia, il mondo si trasforma in un inferno e Alice, unica umana con un DNA in grado di resistere al T-Virus, torna alla Umbrella per porre fine all’incubo. Combatte, ammazza, torna a essere un umana “normale”, poi vola in Alaska, credendo di trovare lì la fantomatica Arcadia - una base dove si sono riuniti gli umani sopravvissuti alla malattia - ma così non è, e invece rintraccia una ragazza di nome Claire che non ricorda nulla del suo passato. Le due si spostano quindi a Los Angeles dove individuano la Arcadia in una nave cargo. Salire su quella nave, insieme a un manipolo di attori rifugiatisi in un carcere, diventa la loro priorità…
Rocambolesco e divertito action movie che riserva momenti trash degni di essere visti. Questo anche grazie al 3D, pubblicizzato come il medesimo utilizzato nel film “Avatar” di James Cameron. E Paul Anderson, potendo mettere le mani sopra quella tecnologia, fa un bel compitino che merita ampiamente la sufficienza, spingendosi anche fino a un sette pieno. Il segreto della sua riuscita è, soprattutto, quello di riuscire a bilanciare una ricercata estetica visiva (affatto banale), al puro intrattenimento. I riferimenti a certe installazioni di arte contemporanea, infatti, sono da rintracciare soprattutto nelle scene iniziali e finali, dove le scenografie del film finiscono per somigliare al progetto “Cremaster Cycle” firmato da Matthew Barney, regista tra l’altro di una pellicola con protagonista la cantante Bjork ambientata anch’essa (guardate un po’) su una nave e dal titolo “Drawing Restraint”. Inoltre, al di là delle suggestioni visive solleticate dal 3D, “Resident Evil – Afterlife” si fregia di una colonna sonora azzeccata e con una chiusura firmata dai A Perfect Circle dal titolo The Out Sider: da ascoltare a tutto volume. Generalmente buona, al contempo, la recitazione del cast, con la sempre grande Milla Jovovich a far la parte della regina madre.
E’ vero, non si può non notare una certa leziosità nel lavoro di Anderson, dove il difetto di un plot prevedibile riesce solo in parte a essere compensato dal grande ritmo. Ma al di là di queste critiche, additabili per altro all’intera saga e più trasversalmente a un intero genere cinematografico, “Resident Evil: Afterlife” riserva più di qualche sorpresa suggerendo la possibilità che, per una volta, il 3D non è il solo motivo per cui un film è stato realizzato.
Diego Altobelli (10/2010)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2184
lunedì 25 ottobre 2010
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