1. ALLA SCOPERTA DI UN SUPER EROE AMLETICO (SPIDER-MAN) INTRODUZIONE
Tanti sono gli elementi che compongono un film e lo sono ancora di più quando il film in questione è tratto da un fumetto come Spiderman, un personaggio dall’apparente semplicità che invece cela, dietro una maschera di scanzonate evoluzioni acrobatiche, elementi narrativi degni di uno Shakespeare. Se nel primo Spider-man Raimi metteva in luce il conflitto eroe-minaccia con un confronto serrato tra spidey e la sua più terribile nemesi Goblin, nel secondo capitolo il dilemma a cui assistiamo è proprio il signore dei dilemmi: essere o non essere. Essere un super-eroe che per fare del bene perde la sua umanità, o divenire un uomo che rinuncia al più grande dei doni per riscoprire se stesso. Amleto, come Peter Parker, è un personaggio che vede e conosce cose che gli altri non sanno e non percepiscono. Questo li rende entrambi alieni nel loro mondo, entrambi però sanno che possono (e devono) lasciare un segno tangibile del loro passaggio. Amleto è disturbato dalla morte del padre che chiede vendetta. Peter è segnato dalla prematura scomparsa dello zio, Ben, che invece chiede responsabilità, desidera, attraverso un dialogo inespresso, che ciò che gli è accaduto non debba succedere a nessun altro. E Peter si addossa di questa responsabilità. Se in Amleto la morte del padre invitava alla lotta per estirpare una colpa, in Spiderman la colpa è rappresentata da se stesso. Peter Parker fa quello che chiunque altro farebbe al suo posto se un giorno scoprisse di avere dei super poteri, se ne fregherebbe di tutto il resto. E’ qui la sua colpa, qui la sua rivincita. Se Amleto risulta essere uno sconfitto, nel finale di una tragedia che vede cadere uno dopo l’altro tutti gli attori che l’avevano recitata, Spiderman ne esce più forte, più consapevole.
Tanti sono gli elementi che compongono un film e lo sono ancora di più quando il film in questione è tratto da un fumetto come Spiderman, un personaggio dall’apparente semplicità che invece cela, dietro una maschera di scanzonate evoluzioni acrobatiche, elementi narrativi degni di uno Shakespeare. Se nel primo Spider-man Raimi metteva in luce il conflitto eroe-minaccia con un confronto serrato tra spidey e la sua più terribile nemesi Goblin, nel secondo capitolo il dilemma a cui assistiamo è proprio il signore dei dilemmi: essere o non essere. Essere un super-eroe che per fare del bene perde la sua umanità, o divenire un uomo che rinuncia al più grande dei doni per riscoprire se stesso. Amleto, come Peter Parker, è un personaggio che vede e conosce cose che gli altri non sanno e non percepiscono. Questo li rende entrambi alieni nel loro mondo, entrambi però sanno che possono (e devono) lasciare un segno tangibile del loro passaggio. Amleto è disturbato dalla morte del padre che chiede vendetta. Peter è segnato dalla prematura scomparsa dello zio, Ben, che invece chiede responsabilità, desidera, attraverso un dialogo inespresso, che ciò che gli è accaduto non debba succedere a nessun altro. E Peter si addossa di questa responsabilità. Se in Amleto la morte del padre invitava alla lotta per estirpare una colpa, in Spiderman la colpa è rappresentata da se stesso. Peter Parker fa quello che chiunque altro farebbe al suo posto se un giorno scoprisse di avere dei super poteri, se ne fregherebbe di tutto il resto. E’ qui la sua colpa, qui la sua rivincita. Se Amleto risulta essere uno sconfitto, nel finale di una tragedia che vede cadere uno dopo l’altro tutti gli attori che l’avevano recitata, Spiderman ne esce più forte, più consapevole.
2. ALLA SCOPERTA DI UN SUPER EROE AMLETICO IL MONDO FUMETTISTICO DI SPIDER-MAN
Breve analisi del mondo fumettistico di Spider-man
Parlando del fumetto, quello che viene reso in maniera perfetta dalla narrazione del film è la natura straordinariamente umana del personaggio di Spiderman. Un eroe pieno di debolezze e fragile, ma dal carattere forte e vincente.
I nemici
Parlando del fumetto, quello che viene reso in maniera perfetta dalla narrazione del film è la natura straordinariamente umana del personaggio di Spiderman. Un eroe pieno di debolezze e fragile, ma dal carattere forte e vincente.
I nemici
L’elemento della fortificazione caratteriale nelle storie di Spiderman è un punto cruciale. Da ogni situazione limite, da ogni sciagura, l’eroe ne esce vittorioso e fortificato, a differenza dei suoi nemici che invece affrontano con rabbia e violenza i problemi che li coinvolgono. Un esempio concreto è dato proprio dal dott. Octopus: nel film il geniale dottore rimane vittima di un esperimento in cui, oltre a fondersi con delle braccia meccaniche, perde la vita anche la sua amata compagna. La sua reazione è estrema: ritentare l’esperimento anche a costo della vita di milioni di persone, e per farlo è disposto a uccidere chiunque, Uomo ragno compreso. Anche Spiderman è vittima di un fatto che non ha potuto controllare (il morso di un ragno radioattivo), e anch’egli è causa della morte di una persona a lui cara (zio Ben), ma al contrario di Octopus e di numerosi altri nemici (Goblin è un ulteriore esempio) reagirà cercando di rimediare a ciò che ha fatto provando a fare del bene. Spiderman insomma è come i suoi antagonisti, ma ciò che lo rende diverso da questi è un differente approccio al problema. Un’ulteriore conferma di ciò la possiamo ricavare se osserviamo con attenzione proprio i nemici che popolano il mondo dell’Uomo ragno. Questi possono essere divisi in quattro categorie: nemici che prendono poteri, e spunto per i costumi, da animali (Rhino; l’Avvoltoio; lo Scorpione; solo per citarne alcuni); nemici che sfruttano la tecnologia a loro vantaggio (Shocker e Electro, ma anche Boomerang, l’Ammazzaragni e la Giuria per citarne altri); avversari provenienti da esperimenti falliti o casualità drammatiche (Lizard, Octopus, Goblin e Venom in primis); e infine i “nemici cittadini” (Kingpin e Lapide su tutti), quelli cioè che provengono dal sottobosco narrativo della città di New York, luogo in cui si sviluppano le avventure dell’arrampicamuri. Il fatto da sottolineare è che gli avversari più temibili provengono dalla fusione delle prime tre categorie (pensiamo agli stessi Octopus e Goblin), fusione da cui proviene lo stesso Uomo ragno. Tutto pare sottintendere questo dualismo tra nemici e eroe. Difatti ci risulta difficile pensare ad una vera e sola nemesi per l’arrampicamuri. Ovviamente abbiamo il Goblin, certo (che al suo attivo ha il maggior numero di malefatte ai danni di Spidey), ma se osserviamo tutti i nemici nella loro totalità, ci rendiamo conto che chiunque di loro è un letale “predatore di ragni”. Inoltre tornando al concetto di “fortificazione”, se pensiamo alla natura fisica dell’Uomo ragno ci rendiamo conto che i suoi avversari sono, di solito, nettamente più forti. L’eroe in questione non dispone di attrezzature sofisticate o poteri invincibili: non è invulnerabile, non ha telepatie o poteri mentali, non spara raggi, non vola. Però riesce a sconfiggere il proprio nemico servendosi dell’intelletto e di una buona dose di umorismo, che lo accompagna nelle situazioni più drammatiche e lo rende più forte agli occhi degli avversari. Se pensando a un Batman associamo il Joker (e conseguente volto di Jack Nicholson), pensando a Spiderman associamo… Peter Parker. Non trovando un’unica, vera nemesi per il tessiragnatele dobbiamo necessariamente guardare all’interno di esso: del resto un uomo il cui motto è “…da un grande potere derivano grandi responsabilità….”, non è forse già causa dei suoi problemi?
I comprimari
Un'altra cosa che rende umano il personaggio dell’Uomo ragno è data dalla natura stessa dei suoi comprimari. Tutti i personaggi sono affetti da noie e frustrazioni personali: Mary Jane è un’adolescente maltrattata dal padre, che finge in continuazione una gioia interiore che non ha, e che sogna, senza mai raggiungere il desiderato successo, di diventare un’attrice famosa; Harry Osborn è un ragazzo che sente di non essere apprezzato dal padre, Norman, che a sua volta fa di tutto per piacere al figlio e farlo succedere alla direzione di una delle più grandi multinazionali di New York; zia May è una donna di 60 anni che una notte si vede portare via il marito senza poter fare nulla; il dott. Octavius è uno scienziato con megalomani sogni utopistici; e la lista potrebbe continuare a lungo. Tutti i personaggi insomma cercano di fare del loro meglio per essere apprezzati e tutti sembrano addossarsi responsabilità più grandi. Proprio come avviene con il nostro arrampicamuri di quartiere. Abbiamo quindi ancora un dualismo, questa volta da una parte abbiamo delle persone normali che combattono contro le paure di sempre: essere migliore; piacere alla donna o all’uomo che si ama; avere successo nel lavoro; riscattarsi; e dall’altra Peter Parker, un ragazzo che, come dicevamo all’inizio, è combattuto tra l’essere un eroe a cui non verrà mai nulla indietro (neppure la gloria) ed essere un tipo qualunque che ama la più bella delle “ragazze della porta accanto”. Ma anche qui il nostro ne esce vittorioso attraverso il compromesso che prenderà con se stesso. Capisce che gli è stato dato un dono, che deve usarlo per fare del bene. Peter Parker insomma si arrende all’Uomo ragno, lo accetterà perché sa che è l’unico modo per sopravvivere come uomo, prima ancora che come ragno.
Il sottobosco
La frustrazione del nostro eroe si fa più grande se si pensa che Peter Parker consegna le foto dell’Uomo ragno ad un tipo, J. Jonah Jameson, che odia gli eroi mascherati definendoli “pagliacci in calzamaglia” e che è il direttore di uno dei più letti quotidiani di New York. Peter sa bene che qualunque impresa compirà nelle vesti di Spiderman non servirà ad accrescere la sua fama o la sua reputazione, né tanto meno riuscirà a far cambiare idea a Jameson che sarà sempre pronto a denigrarlo. Anche zia May odia l’Uomo ragno, ne è spaventata, come un qualcosa di nuovo che non riesce a concepire. Lo rifiuta. Insomma nell’analizzare gli altri elementi narrativi che compongono il mondo di Spider, capiamo che Peter non è un eroe solo perché possiede poteri straordinari, e neppure perché sconfigge le altalenanti minacce mascherate che si propongono di volta in volta, Peter Parker è un eroe perché non ha mai favoritismi dal mondo esterno. Deve combattere per dimostrare ancora una volta a se stesso, prima che agli altri, che può farcela.
3. ALLA SCOPERTA DI UN SUPER EROE AMLETICO SPIDER-MAN AL CINEMA
Al cinema
La frustrazione del nostro eroe si fa più grande se si pensa che Peter Parker consegna le foto dell’Uomo ragno ad un tipo, J. Jonah Jameson, che odia gli eroi mascherati definendoli “pagliacci in calzamaglia” e che è il direttore di uno dei più letti quotidiani di New York. Peter sa bene che qualunque impresa compirà nelle vesti di Spiderman non servirà ad accrescere la sua fama o la sua reputazione, né tanto meno riuscirà a far cambiare idea a Jameson che sarà sempre pronto a denigrarlo. Anche zia May odia l’Uomo ragno, ne è spaventata, come un qualcosa di nuovo che non riesce a concepire. Lo rifiuta. Insomma nell’analizzare gli altri elementi narrativi che compongono il mondo di Spider, capiamo che Peter non è un eroe solo perché possiede poteri straordinari, e neppure perché sconfigge le altalenanti minacce mascherate che si propongono di volta in volta, Peter Parker è un eroe perché non ha mai favoritismi dal mondo esterno. Deve combattere per dimostrare ancora una volta a se stesso, prima che agli altri, che può farcela.
3. ALLA SCOPERTA DI UN SUPER EROE AMLETICO SPIDER-MAN AL CINEMA
Al cinema
Quello che è stato detto finora è stato reso in maniera esemplare da Sam Raimi nel girare il suo Spiderman che speriamo diventi una trilogia nel 2007. Come sia riuscito a compattare trent’anni di storie in due ore di girato non è cosa che possiamo spiegare facilmente. Però possiamo provarci iniziando a individuare i “richiami” alle storie originali a fumetti, in una sorta di ricostruzione narrativa al contrario. (Metterò tra parentesi le storie originali e quelle pubblicate in Italia dove potete trovare i riferimenti)
1- All’inizio del film vediamo il nostro protagonista alle prese con la consegna delle pizze, che serve anche da spunto per la prima scena d’azione di Spiderman. Nel fumetto Peter non ha mai consegnato pizze, e non ha neppure mai girato con un motorino scassato (semmai con una motocicletta in alcune storie di fine anni sessanta), ma negli anni settanta ha posseduto per un brevissimo periodo di tempo un’ auto mobile: la Ragnomobile, appunto. Ai lettori non piacque quest’idea e dopo pochi numeri fu accantonata. Un motorino è decisamente più appropriato. (“The amazing Spiderman” 130, marzo 1974 – “Uomo ragno classic” 37, febbraio 1994)
2- Tutta la prima fase del film, in cui Peter decide di abbandonare l’idea di essere un super eroe e butta il costume da ragno nell’immondizia, è tratta da un famosissimo numero di Stan Lee e John Romita, in cui tra l’altro compare una splash-page (vignetta che occupa tutta la pagina) identica alla scena in cui Peter Parker se ne va girato di spalle verso l’orizzonte e in primo piano vediamo il costume all’interno di un secchione dell’immondizia. Identica anche l’idea del costume consegnato poco dopo a J. Jonah Jameson anche se nell’originale cartaceo era un ragazzino a trovarlo. (“The amazing Spiderman” 50, luglio 1967 – “Uomo ragno classic” 15, aprile 1992)
3- Nel film Peter Parker perde temporaneamente i poteri, la stessa cosa accadeva in una storia di Stan Lee, Gil Kane e Roy Thomas degli anni settanta, anche se poi gli crescevano quattro braccia supplementari. Un’idea effettivamente un po’ forte da mandare sul grande schermo… Comunque la stessa idea fu ripresa venti anni più tardi da David Micheline e Erik Larsen in un numero che si chiamava proprio “Senza poteri”, in cui Peter, un po’ come avviene nel film, si rendeva conto di essere un eroe, con o senza i famigerati poteri di ragno.(“The amazing Spiderman” 97-104, marzo-ottobre 1971 – “Uomo ragno classic” 29-30, giugno-luglio 1993 – “L’uomo ragno” 126, agosto 1993 ed. Starcomics)
Mary Jane Watson
Se nel primo “Spiderman” indossava i panni di un’altra ragazza, Gwen Stacy, uccisa dal Goblin in una indimenticabile storia del 1973, in questo secondo capitolo Mary Jane riprende un po’ i propri vestiti, anche se…:
1- Realmente l’amore di M. J. per Peter è sempre stato messo in discussione e non è mai stato molto chiaro. La loro storia d’amore nasce da un’amicizia di vecchia data approfondita subito dopo la morte di Gwen Stacy (ex-fidanzata di Peter Parker). L’inizio della loro relazione è da ricercare in una scena breve (solo una tavola di fumetto), ma intensa, di una famosissima storia del 1973 scritta da Gerry Conway e disegnata dall’eccezionale Gil Kane. La tavola in questione è un autentico capolavoro dell’arte narrativa. Una cosa per cultori…(“The amazing Spiderman” 122, luglio 1973 – “Uomo ragno classic” 35, dicembre 1993)
2- Se nel film vediamo Mary Jane scoprire l’identità del ragno solo alla fine e solo dopo lo scontro con Octopus, nel fumetto tale scoperta avveniva in modo meno spettacolare e con toni più da soap-opera. Tra l’altro in quel momento Spiderman era impegnato in una inconsistente relazione sentimentale con la Gatta Nera (un’abile ladra)…(“The amazing Spiderman” 257-258, novembre 1984 – “L’uomo ragno” 48-49, maggio 1990 ed. Starcomics)
3- A memoria d’uomo non mi pare di ricordare una relazione con John Jameson, però lo spunto dell’esperimento spaziale in cui dovrebbe essere coinvolto il figlio di J. Jonah Jameson, e che vediamo nella lunga scena del ricevimento notturno, è da ricercare in una delle primissime storie dell’Uomo ragno in cui il nostro arrampicamuri salvava, in maniera altamente improbabile, una piccola navetta da una rovinosa caduta.(“The amazing Spiderman” 1, marzo 1963 – “Uomo ragno classic” 1, gennaio 1991)
Harry Osborn
1- Il lento ma inesorabile crollo psicologico di Harry possiamo invece cercarlo nelle storie di “Spectacular Spiderman”, quando a scriverle era Jim De Matteis e a disegnarle Sal Buscema. Lo sceneggiatore De Matteis portò a conclusione la saga definita come “Osborn Legacy”, e durata una ventina d’anni, in modo perfetto. Descrivendo con lucida spietatezza la reale follia di Harry. Nel triste finale di questa saga, tra l’altro, Harry portava M. J. sul ponte di Brooklyn per ucciderla nello stesso modo in cui il padre, Norman, aveva ucciso Gwen Stacy…(“Spectacular Spiderman” 200, maggio 1993 – “L’uomo ragno” 163, marzo 1995)
Dott. Octopus
1- Il motivo per cui è stato scelto proprio Octopus come nemico principale, in questo secondo capitolo cinematografico, è probabilmente perché Octavius fu il primo a sconfiggere realmente l’Uomo ragno. Avviene nella sua prima apparizione nel 1963, quando Stan Lee ideò il personaggio dopo aver visto in televisione un documentario sugli esperimenti chimici. Nel documentario c’erano questi scienziati che, stando al di qua di un vetro, manovravano delle braccia meccaniche di cui si servivano per portare a termine un pericoloso esperimento. Stan Lee pensò così ad un nemico che avesse queste braccia supplementari e le usasse come armi. Tra le altre cose il personaggio di Octopus è fondamentale poiché, sconfiggendo Spiderman, dimostrò la sua effettiva vulnerabilità. Fino a quel momento Spiderman veniva descritto come il classico super eroe invincibile…(prima apparizione “The amazing Spiderman” 3, luglio 1963 – “Uomo ragno classic” 1, gennaio 1991)
2- La scena in cui “Otto” rapisce zia May potrebbe essere un omaggio ad un’altra storia scritta da Conway. In quel numero per poco Octavius non sposava zia May… (“The amazing Spiderman” 131, aprile 1974 – “Uomo ragno classic” 37, febbraio 1994)
Dott. Curt Connors
Il dott. Connors che vediamo sgridare Peter perché non si impegna negli studi è in realtà Lizard, l’uomo lucertola, che ipotizzo sarà presente nel terzo capitolo della saga. Nel fumetto Connors è uno scienziato che crea un siero, ricavato da D.N.A. di rettile, capace di far ricrescere gli arti agli animali. Poiché a lui manca un braccio, decide di testarlo anche su se stesso e la conseguenza è devastante: si trasforma in Lizard, l’uomo lucertola, un essere affamato di carne umana…(prima apparizione “The amazing Spiderman” 6, novembre 1963 – “Uomo ragno classic” 2, febbraio 1991).
Questa brevissima analisi dell’Uomo ragno ha solo l’intenzione di far riflettere lo spettatore sprovveduto che storce il naso di fronte al nuovo vestito di Goblin, o davanti una Mary Jane meno “forte” rispetto al fumetto. Quello che è importante dire è che ciò a cui noi assistiamo andando al cinema a vedere Spider-man 2, è un film, non un fumetto. Mi duole utilizzare questo termine in modo denigratorio, “fumetto”, ma molti film del genere non sviluppano cinematograficamente l’idea originale, riadattandola, semmai, in “mischioni” narrativi forfettari e spesso abusati. Spiderman fa di più. Ricrea il personaggio da zero, lo fa ricominciare da capo. Non tenta di adattarsi al fumetto ma più semplicemente si costruisce su di esso. E’ così che la vicenda di Spiderman diventa una storia immortale, visibile sempre e da tutti. La regia di Raimi poi, che proviene dalla scuola “horror” degli anni ‘80, si sposa perfettamente con i numerosi risvolti psicologici dei protagonisti. Basta pensare alla scena di Goblin allo specchio, o al recente risveglio di Octavius in ospedale per averne un chiaro esempio. E in questo film Raimi risulta anche spassoso, mettendo in evidenza con lucida maestria il carattere in fondo immaturo di Peter Parker. Una scena in particolar modo è degna di nota, quella in cui, dopo aver rinunciato all’attività di “ragno”, Peter cammina per la strada facendo riflettere una rinata sicurezza. Il regista sfrutta un unico vero elemento per risaltare questo stato d’animo del protagonista: la musica. Raimi se ne serve come farebbe un maestro, facendo risultare spassosa l’intera scena, ma anche facendo capire allo spettatore che quel momento non può durare: tutti noi sappiamo che l’eroe non può avere quel commento musicale.Grazie a chicche come questa Sam Raimi crea un film che in alcuni aspetti è anche superiore al suo predecessore. Il film risulta più ambizioso e completo, le scene d’azione sono davvero stupefacenti e il ritmo del film è sempre incalzante. Uno spettacolo da vedere e rivedere senza storcere il naso di fronte a inutili e spocchiose prese di posizione da “patito di purismo del genere”. Gli aspetti di cui parlare e i riferimenti al fumetto sono tanti e, sono sicuro, alcuni saranno anche sfuggiti alla mia attenzione, ma spero comunque che l’analisi fatta possa essere d’aiuto a chi, come me, ama il cinema e il fumetto, ed è sempre in cerca di nuove forme narrative.Perché la narrazione è ciò che vediamo attraverso gli occhi di un altro.
Buona visione.
Diego Altobelli (2003)
estrapolato da http://www.tempimoderni.com/db/dbnovita/novita.php?id=248
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