giovedì 14 febbraio 2008

Parlami d'amore

Anno: 2008
Regia: Silvio Muccino
Distribuzione: 01 Distribuzione

Accozzaglia confusa e mal ispirata di varie pellicole e film appartenenti alla Storia del Cinema: "Parlami d'amore" segna l’esordio alla regia di Silvio Muccino, fratello del più collaudato Gabriele.

Sasha è un ex-tossicodipendente che sta cercando, faticosamente, di tornare alla vita lavorando come restauratore in una vecchia villa di Roma. Nicole è una quarantenne che, a seguito del suicidio del suo ex-compagno, ha deciso di risposarsi e controllare ogni attimo della sua vita. Quando i due si incontrano a seguito di un incidente stradale scoppia un amicizia destinata a trasformarsi in qualcosa di più profondo. L'amore però, passerà attraverso la resa dei conti con i loro rispettivi passati...

A dirla tutta ciò che irrita maggiormente di "Parlami d'amore" non è la regia, sì claustrofobica, ma sufficientemente autoriale per un film d'esordio. E non è neppure la recitazione, tutto sommato negli standard del cinema italiano attuale: con una Crescentini brava nel ruolo della dark lady, e una Aitana Sànchez-Gijòn matura quanto basta da rendere il suo personaggio credibile e supportare l’impulsiva interpretazione del giovane Muccino. Quello che invece irrita maggiormente del film "Parlami d'amore" è la presunzione, la sottile arroganza che emerge dalla pellicola. Silvio Muccino sfrutta il tema della droga per parlare di un amore che risulta piuttosto inconsistente. "Intelligentemente" il regista decide di non mostrare il passato descritto, ma lo racconta attraverso sessioni interminabili e stomachevoli di dialoghi mai ragionati e troppo spesso urlati, figli di una sceneggiatura e una storia densa di stereotipi e quindi inverosimile. Quello che si forma sullo schermo è un insieme risibile di idee e situazioni che non hanno nulla a che vedere con il tema dell'amore, né con quello della droga, né ancora con il ricordo, in un vertiginoso tentativo di nobilitare il tutto con una serie di citazioni inconcludenti. Si va dalla violenza “tossica” stile "Arancia meccanica", all'amore sulla falsariga di "Paradiso perduto" di Milton, alle feste di perdizione già viste in "Eyes wide shut", alle corse stile "Jules e Jim", fino ad arrivare all'"Atalante" di Jean Vigo, che Muccino decide di omaggiare con l'unica immagine del film in cui si legge il nome del battello...

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1821

Nessun commento: