Anno: 2007
Regia: Sean Penn
Distribuzione: Bim
Con “Into the wild”, ispirandosi al libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer, Sean Penn dirige un film lirico e introspettivo, che vuole essere al tempo stesso metafora della ricerca di sé, e ricordo di un’America che non c’è più.
Nel 1992, all’età di 23 anni, Christopher McCandless decide di lasciare famiglia, amici e fidanzata, donare ad una associazione benefica i suoi risparmi (24 mila dollari), e partire per l’Alaska con lo pseudonimo di Alex Supertramp. Si addentrerà nelle terre selvagge alla ricerca della felicità e di una identità più “alta”...
Come un respiro profondo la pellicola di Sean Penn si dipana in un cammino che lascia senza fiato lo spettatore. Il viaggio di Alex Supertramp, infatti, assume poliedriche sfaccettature significanti. Un percorso, il suo, alla ricerca di una pace interiore e di un posto dove trovare l’equilibrio con se stessi e il resto del Mondo, lasciandosi al contempo tutto alle spalle: vuoti affettivi, una famiglia che non comprende, amori, amicizie e, infine, beni materiali. In una sorta di nuovo ascetismo che è al tempo stesso mistico e agnostico, Alex Supertramp vaga tra le città, le campagne, le montagne di una America che sembra dimenticata o relegata a una visione periferica; incontrando di volta in volta vari personaggi “invisibili” (che divengono la proiezione stessa dell’essere spettatore) come nuovi hippy, vecchi solitari, ragazzi scapestrati, e lasciando in ognuno di loro qualcosa di immenso e inafferrabile.
Il film di Sean Penn descrive quindi il mistero e l’incertezza, e la volontà fortissima di affrontare le due cose.
Alex Supertramp/ alias Christopher McCandless, che poi divenne una icona della subcultura new-age, viene descritto in tutti i suoi aspetti e le sue sfaccettature. Facile ridere con lui, ed allo stesso tempo è facile provarne pena per la sua solitudine e per la sua fuga. Ed è semplicemente grande, nel trasmettere queste sensazioni, la recitazione e il trasformismo dell'attore principale Emile Hirsch.
“Into the wild” è un film da vedere, ascoltare, e comprendere come se si trattasse di un insegnamento di vita. La metafora politica è in agguato, ma viene meno di fronte a tanta bellezza.
Diego Altobelli (01/2008)
Regia: Sean Penn
Distribuzione: Bim
Con “Into the wild”, ispirandosi al libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer, Sean Penn dirige un film lirico e introspettivo, che vuole essere al tempo stesso metafora della ricerca di sé, e ricordo di un’America che non c’è più.
Nel 1992, all’età di 23 anni, Christopher McCandless decide di lasciare famiglia, amici e fidanzata, donare ad una associazione benefica i suoi risparmi (24 mila dollari), e partire per l’Alaska con lo pseudonimo di Alex Supertramp. Si addentrerà nelle terre selvagge alla ricerca della felicità e di una identità più “alta”...
Come un respiro profondo la pellicola di Sean Penn si dipana in un cammino che lascia senza fiato lo spettatore. Il viaggio di Alex Supertramp, infatti, assume poliedriche sfaccettature significanti. Un percorso, il suo, alla ricerca di una pace interiore e di un posto dove trovare l’equilibrio con se stessi e il resto del Mondo, lasciandosi al contempo tutto alle spalle: vuoti affettivi, una famiglia che non comprende, amori, amicizie e, infine, beni materiali. In una sorta di nuovo ascetismo che è al tempo stesso mistico e agnostico, Alex Supertramp vaga tra le città, le campagne, le montagne di una America che sembra dimenticata o relegata a una visione periferica; incontrando di volta in volta vari personaggi “invisibili” (che divengono la proiezione stessa dell’essere spettatore) come nuovi hippy, vecchi solitari, ragazzi scapestrati, e lasciando in ognuno di loro qualcosa di immenso e inafferrabile.
Il film di Sean Penn descrive quindi il mistero e l’incertezza, e la volontà fortissima di affrontare le due cose.
Alex Supertramp/ alias Christopher McCandless, che poi divenne una icona della subcultura new-age, viene descritto in tutti i suoi aspetti e le sue sfaccettature. Facile ridere con lui, ed allo stesso tempo è facile provarne pena per la sua solitudine e per la sua fuga. Ed è semplicemente grande, nel trasmettere queste sensazioni, la recitazione e il trasformismo dell'attore principale Emile Hirsch.
“Into the wild” è un film da vedere, ascoltare, e comprendere come se si trattasse di un insegnamento di vita. La metafora politica è in agguato, ma viene meno di fronte a tanta bellezza.
Diego Altobelli (01/2008)
2 commenti:
L'ho visto da poco e anche a me è piaciuto ma, non so perché, devo ancora assorbire il film, perché sento che mi ha lasciato il segno.
Guarda caro luciano, ha fatto lo stesso effetto anche a me... dopo averlo visto c'ho riflettuto tutto il giorno. Non se ne andava! Comunque un gran film. Curiosamente però tanta critica non l'ha apprezzato fino in fondo trovando la regia, a tratti, lacunosa... Mah! valli a capire! :)
E' un film che va respirato, cui bisogna abbandonarsi... e poi vorrei partire anch'io!!! ;)
Ciao Luciano!
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