Lajos Koltai è un eccellente direttore della fotografia che in oltre trent’anni di carriera ha lavorato con registi come Giuseppe Tornatore.Dopo aver convinto pubblico e critica con il film "Fateless", tratto dal romanzo omonimo del premio nobel Imre Kertèsz, Voltai torna dietro la macchina da presa con "Un amore senza tempo – Evening", adattamento cinematografico di un complesso romanzo di Susan Minot. Ad aiutare nella sceneggiatura il regista, troviamo il Premio Pulitzer Michael Cunningham, lo stesso che ci regalò il copione di "The Hours".
L’anziana signora Ann Lord, in punto di morte e in preda alle allucinazioni, rivela alle due figlie un amore segreto tenuto nascosto per lungo, lunghissimo tempo. Le donne cercano di apprendere di più dal racconto della donna, ma man mano che Ann procede nella narrazione le due si trovano costrette a rimettere in discussione il loro rapporto e le scelte che hanno fatto nella vita...
Con un cast così impegnato e nomi così altisonanti è normale sentirsi un poco in soggezione. Se dal punto di vista tecnico i già citati Voltai e Cunningham bastano da soli a far sistemare nervosamente il colletto della camicia, dal punto di vista artistico c’è da scappare via in preda al panico. Glenn Close, Meryl Streep, Vanessa Redgrave e Natasha Richardson, quattro delle più grandi attrici dei nostri tempi, si presentano a sorpresa in un film tutto al femminile, sorretto sulle spalle delle protagoniste Claire Danes e Toni Collette – e scusate se è poco.
Un cast di sole donne di grande impatto e intensità che dipingono, con i colori caldi del regista-fotografo, una storia commovente e decisamente drammatica.
Se però esuliamo l’elettrizzante cast dal mero prodotto finale, ci troviamo di fronte un film che non definiremmo propriamente entusiasmante. Il problema di "Un amore senza tempo" risiede nella difficile interpretazione del messaggio che vuole dare e nella complicata trasposizione dal romanzo al film.
Quello che infatti era una sorta di gigantesca saga famigliare viene ridimensionato a "racconto della buona notte", con la grandissima Vanessa Redgrave in veste di simpatica nonnina che ci racconta (non senza un pizzico di rammarico) come mai la sua vita, che pure gli ha regalato due figlie e una casa su un mare da cartolina, non gli abbia dato quello che più voleva: l’amore per il bello (e anonimo) Harris.
La risposta alla domanda di una delle figlie - l’impegnata Toni Collette - che chiede timidamente come mai la madre si fosse invaghita di questo "tal" Harris, arriva da Meryl Streep nelle fasi finali del film che con un laconico: "Tutte quante amavamo Harris..." chiude ogni altro dialogo.
Un pò poco insomma, quello che nel romanzo emergeva come un convincente atto d’amore senza tempo (come il film) e senza fine (come la canzone), nel film diventa una - francamente - debole presa di posizione negativa nei confronti di un amore vissuto una notte e scappato via il giorno dopo in preda al rimorso.
Di "grande" insomma non sembra che ci sia granché, e certamente non è l’amore che viene descritto.Ci sono però i nomi che compongono il cast: quelli sì, immensi e senza tempo.
Diego Altobelli (04/2008)
L’anziana signora Ann Lord, in punto di morte e in preda alle allucinazioni, rivela alle due figlie un amore segreto tenuto nascosto per lungo, lunghissimo tempo. Le donne cercano di apprendere di più dal racconto della donna, ma man mano che Ann procede nella narrazione le due si trovano costrette a rimettere in discussione il loro rapporto e le scelte che hanno fatto nella vita...
Con un cast così impegnato e nomi così altisonanti è normale sentirsi un poco in soggezione. Se dal punto di vista tecnico i già citati Voltai e Cunningham bastano da soli a far sistemare nervosamente il colletto della camicia, dal punto di vista artistico c’è da scappare via in preda al panico. Glenn Close, Meryl Streep, Vanessa Redgrave e Natasha Richardson, quattro delle più grandi attrici dei nostri tempi, si presentano a sorpresa in un film tutto al femminile, sorretto sulle spalle delle protagoniste Claire Danes e Toni Collette – e scusate se è poco.
Un cast di sole donne di grande impatto e intensità che dipingono, con i colori caldi del regista-fotografo, una storia commovente e decisamente drammatica.
Se però esuliamo l’elettrizzante cast dal mero prodotto finale, ci troviamo di fronte un film che non definiremmo propriamente entusiasmante. Il problema di "Un amore senza tempo" risiede nella difficile interpretazione del messaggio che vuole dare e nella complicata trasposizione dal romanzo al film.
Quello che infatti era una sorta di gigantesca saga famigliare viene ridimensionato a "racconto della buona notte", con la grandissima Vanessa Redgrave in veste di simpatica nonnina che ci racconta (non senza un pizzico di rammarico) come mai la sua vita, che pure gli ha regalato due figlie e una casa su un mare da cartolina, non gli abbia dato quello che più voleva: l’amore per il bello (e anonimo) Harris.
La risposta alla domanda di una delle figlie - l’impegnata Toni Collette - che chiede timidamente come mai la madre si fosse invaghita di questo "tal" Harris, arriva da Meryl Streep nelle fasi finali del film che con un laconico: "Tutte quante amavamo Harris..." chiude ogni altro dialogo.
Un pò poco insomma, quello che nel romanzo emergeva come un convincente atto d’amore senza tempo (come il film) e senza fine (come la canzone), nel film diventa una - francamente - debole presa di posizione negativa nei confronti di un amore vissuto una notte e scappato via il giorno dopo in preda al rimorso.
Di "grande" insomma non sembra che ci sia granché, e certamente non è l’amore che viene descritto.Ci sono però i nomi che compongono il cast: quelli sì, immensi e senza tempo.
Diego Altobelli (04/2008)
estratto da http://filmup.leonardo.it/evening.htm
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