venerdì 16 novembre 2007

Beowulf

Anno: 2007
Regia: Robert Zemeckis
Distribuzione: Warner Bros.

Una delle leggende appartenenti alla mitologia nordica ha come protagonista un uomo, l'ultimo eroe in vita dalla Danimarca fino ai confini delle terre di ghiaccio a Nord. Il suo nome è Beowulf, giovane intrepido deciso per la gloria a combattere contro qualunque avversario o mostruosità proveniente dalla Terra o dai Mari. Ma un giorno, nel ventre di una caverna oscura, uno di questi mostri lo seduce, donandogli gloria, fama, e onore. Beowulf capirà troppo tardi il prezzo di sì tale irresponsabile atteggiamento...

Il regista Robert Zemeckis, premio Oscar per Forrest Gump, dopo l'esperienza di "Polar Express" del 2004 torna a dirigere un film girato con l'ausilio della computer grafica e della tecnica denominata "Performance Capture", che consiste in una digitalizzazione totale (compresa la mimica facciale) operata sull'attore.Cast stellare al servizio del "Real 3D" per un film che abbaglia, ma non convince. La luce sparata negli occhi dello spettatore, in questo caso, si chiama CGI, con tutte le "forme" e le varianti del caso: crea mostri giganteschi e sanguinari, fa tornare in superficie draghi marini, disegna architetture vertiginose di castelli danesi, anima caverne nere come la disperazione, e fa innamorare giovani fanciulle di re senza macchia come Beowulf. Storia avvincente quindi, divisa perfettamente in due atti (l'ascesa, raccontata in modo bonario e ironico; e la caduta, più cupa e crepuscolare) quasi si trattasse di un'opera teatrale, ma piena di effetti speciali e situazioni coinvolgenti. Purtroppo però, malgrado la buona sceneggiatura dell’autore di fumetti Neil Gaiman, l’opera finale risulta comunque statica sul piano delle ambientazioni, tre in tutto.

Paradossalmente poi la digitalizzazione di attori del calibro di John Malkovich, Anthony Hopkins, e Angelina Jolie non offre nulla in più rispetto allo stesso film realizzato senza l’ausilio della CGI. Addirittura, in alcuni casi il film ne esce danneggiato, a causa di alcune sbavature sul piano tecnico che vengono alla luce soprattutto nei momenti meno concitati della storia, quando, per intenderci, i personaggi parlano tra loro o si trovano in posizioni statiche.

Certo, dirlo è un ovvietà, il film rimane comunque visivamente molto spettacolare, carico com’è di carrellate vertiginose e combattimenti all’ultimo sangue ma ci si chiede, con un briciolo di angoscia, dove sia andato a finire il Cinema “vero”, quello realizzato da attori in carne ed ossa e non da immagini corrotte dal miraggio del futuro. Speriamo non là, nascosto da qualche parte in quella caverna nera, tra i tesori abbandonati di una sirena demoniaca…

Diego Altobelli (11/2007)