lunedì 23 marzo 2009

Ponyo sulla scogliera

Anno: 2009
Regia: Hayao Miyazaki
Distribuzione: Lucky Red

Ponyo è un pesciolino rosso, anzi, una “pesciolina” che si allontana dal suo branco e si ritrova sulle sponde di una delle isole dell’arcipelago giapponese. Viene quindi soccorsa da Sosuke: un bambino di cinque anni di cui elle si innamora perdutamente. I due desiderano presto una vita insieme, ma il padre della piccola Ponyo non si trova affatto d’accordo…

Banalmente “Ponyo sulla scogliera” si potrebbe definire come la rivisitazione in chiave “miyazakiana” de “La sirenetta” di Hans C. Andersen. Scendendo più in profondità, la nuova opera del maestro giapponese Hayao Miyazaki, al cinema dopo “Il castello errante di Howl”, è un omaggio commosso, e romanticissimo, alle donne e alla maternità.

Hayao Miyazaki firma un autentico gioiello. Non un capolavoro, va detto a chiare lettere, come l’autore ci ha abituato nelle ultime produzioni, ma un piccolo gioiello visivo. Questa volta, infatti, le scenografie rendono omaggio alla pittura giapponese, da Hokusai a Hiroshige trovando persino dei parallelismi europei dello stesso periodo, e si prendono tutto lo spazio che occorre. Persino diventando più importanti della trama stessa. Quest’ultima, invero, assume quasi da subito i connotati del mero pretesto. Dopo una prima fase introduttiva, Ponyo e Sosuke si ritrovano di fatto già insieme felici e pronti ad affrontare la loro vita. Tocca quindi strizzare l’occhio, sorridendo, all’ingenua idea narrativa della “prova da sostenere” per dimostrare il reciproco amore. Ma, come accennavamo, sono le immagini a essere le vere protagoniste. Nel film di Miyazaki le navi galleggianti sul mare diventano città luminose nella notte; la luna si fa grandissima; il mare e la terra si fondono creando un nuovo universo in cui i due ecosistemi convivono pacificamente; le vecchiette corrono arzille, i bambini diventano piccolissimi e poi si ingrandiscono come trovandosi incastrati nei viaggi di Gulliver... E tra citazioni, evocazioni e suggestioni di un universo magico di cui l’autore ci rende partecipi, l’immagine più bella rimane quella della piccola Ponyo quando la vediamo correre in equilibrio sulle onde del mare, sorridente libera e a perdifiato, per raggiungere al più presto il suo amore.

Diego Altobelli (03/2009)
estratto da http://www.tempimoderni.com/

The International

Anno: 2009
Regia: Tom Tykwer
Distribuzione: Sony Pictures

Si ispira a fatti realmente accaduti il nuovo film di Tom Tykwer (regista de "Profumo – Storia di un assassino" e "Lola corre"), ovvero al coinvolgimento in traffici illeciti che vide protagonista la Bank of Credit and Commercial International negli anni Settanta.

Louis Sallinger, agente dell’Interpol che sta investigando sul giro di affari della Bank of Credit and Commercial International, vede morire un suo collega davanti ai propri occhi. Investigando sul fatto, Sallinger si rende che è la stessa BCCI ad aver commessionato l’omicidio. Inizia così una indagine rischiosa per portare alla luce le numerose attività illegali della multinazionale…

Il lungo lavoro di sceneggiatura (durato anni) ad opera di Eric Warren Singer, si fa sentire e dimostra di essere il vero punto di forza della pellicola. In essa la difficile trama viene tessuta abilmente con colpi di scena che si susseguono a ritmo sostenuto. Inoltre, il tema dei traffici illeciti legati alle banche appassiona tanto è irrisolvibile. E il film, diciamo, ipotizza forse troppo. In "The International" viene esplicitato chiaramente che tutte le potenze mondiali sono coinvolte nel traffico di armi, medicinali e droga. I soldi sporchi di sangue sono ovunque, dall’Africa al Medio Oriente passando per il Sud America, sotto gli occhi vigili di spie e agenti segreti. «Fai indebitare una nazione, e la tieni in pugno» chiarisce uno dei personaggi in un passaggio topico del film. E lascia perplessi.

All’impossibilità di un lieto fine si fa spallucce se ci sono anche due scene d’azione degne di essere ricordate. Quella ambientata nel Gugenheim di New York, inverosimile ma molto originale; e l’inseguimento sui tetti, con un colpo di scena finale che fa abbassare lo sguardo e rimanere incerti. L’Italia, nel palleggio delle super potenze c’entra a forza, e non ci fa una bella figura. Luca Barbareschi nel ruolo di un politico di destra ci lascia le penne e a nascondere il fattaccio ci pensa il fantasma delle Brigate Rosse. Talmente improbabile da apparire verosimile.

Bravi gli interpreti Clive Owen e Naomi Watts, per un film che si fa apprezzare di più se visto in lingua originale.

Diego Altobelli (03/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/ e http://www.tempimoderni.com/