sabato 27 settembre 2008

martedì 23 settembre 2008

Le cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio

Anno: 2005
Regia: Andrew Adamson
Distribuzione: Buena Vista

Esordio di notevole impatto quello di Andrew Adamson che con "Le cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio" prende in prestito, seguendo consiglio di mamma Disney, la saga fantasy di C.S. Lewis.

Seconda guerra mondiale. Quattro fratelli si ritrovano rifugiati nella casa di un vecchio professore. Durante la loro permanenza scoprono un armadio magico che funge da collegamento tra il nostro mondo e quello di Narnia: terra fatata dove tiranneggia la Strega Bianca. Spetterà a loro ripristinare la pace...

Inutile dire che dopo Peter Jackson e il suo "Signore degli Anelli", i film fantasy partono comunque svantaggiati dal confronto implicito con la monumentale opera del regista australiano. In questo caso però va detto che il lavoro è davvero ben fatto e, al fianco anche della saga di Harry Potter, si può tranquillamente parlare di prodotto ben confezionato. Ottimo impatto visivo, grande ritmo, musiche incalzanti, accompagnando il tutto da una recitazione “giovane” e “fresca”.

La prima parte è molto ben girata e lascia intendere una certa ispirazione visiva da parte del regista Adamson. La storia procede, con i tempi e le idee del romanzo, che comunque, a differenza dell'opera di Tolkien e di altri fantasy adulti, si rivolge a lettori più giovani, magari gli stessi che leggono anche la saga del maghetto di Hogwarts.
La seconda parte lascia passare qualche ingenuità di troppo, soprattutto a livello di sceneggiatura, tanto da portare lo spettatore a una rarefatta noia circostanziale.
Poco male comunque, nel finale il film si riprende con una guerra e una visione d'insieme molto ben riuscita.
Un film piuttosto gradevole, dopo Harry e la "compagnia", il miglior fantasy in circolazione. Peccato per il seguito: davvero debole.

Curiosità:
- La saga, nata negli anni Cinquanta, conta sette libri.
- La voce del leone Aslan è di Omar Sharif

Diego Altobelli (09/2008)

lunedì 22 settembre 2008

Star Wars - The clone wars

Anno: 2008
Regia: Dave Filoni
Distribuzione: Warner Bros. Italia

Gli amanti della saga di Guerre Stellari saranno soddisfatti. Dopo tanto vociferare sui futuri, e spesso solo presunti, progetti che coinvolgerebbero Skywalker e soci, ecco arrivare nelle sale un film d’animazione completamente realizzato in computer grafica che si colloca tra il secondo e il terzo episodio, e che funge da antefatto alla futura serie animata di trenta episodi indirizzata ai più piccoli.

Anakin Skywalker si ritrova nel bel mezzo di una battaglia al fianco del maestro Obi-Wan quando viene a sapere che l’Impero ha rapito il figlio di Jabba DeHat per usarlo come esca contro la Federazione. Spetterà ai due jedi portare in salvo il piccolo, aiutati dalla giovane apprendista “padawan” Ahsoka…

Trama esile come una piuma che non riesce, nemmeno per un secondo, né a appassionare né a coinvolgere lo spettatore, che sia questo fedele affezionato della saga o un più disorientato neofito. Un lungo susseguirsi di battaglie e sparatorie a cui manca totalmente l’aspetto psicologico che, seppure in misura superficiale, aveva coinvolto entrambe le trilogie. In questo caso è la giovane padawan a far muovere la squadra, proponendosi come alternativa simpatica all’introverso Anakin. Il resto dei personaggi latitano o si fanno aspettare, senza arrivare mai.

Volendo essere cattivi (e ironici) ci sono almeno due cose che si potrebbero dire su questo “Star Wars: Clone wars”. La prima è che George Lucas deve aver fatto un paio di calcoli e deve aver realizzato che una volta impostata la “grafica” della scenografia al computer, l’inserimento degli attori è più che altro un contorno superfluo. Il livello di dettaglio per gli scenari infatti è incredibile, ma si scontra troppo con l’aspetto da marionetta dei personaggi.
La seconda cosa è che questo “Star Wars: Clone wars” mette finalmente a nudo l’effettiva natura adolescenziale dell’intera saga. Lucas abbandona totalmente i chiaroscuri tanto ambiti nella seconda trilogia e pare più che altro interessato a cercare nuovi adepti tra i giovanissimi. Sembra non un caso, a riguardo, l’uscita quasi in contemporanea del film con un gioco per Playstation3 che della pellicola intende essere un ideale seguito.

Insomma “Star Wars: Clone wars” delude, ancora, trovando le sue colpe nella quasi totale assenza di pathos e l’utilizzo ormai inflazionato delle meccaniche, narrative e strutturali (uso della Forza; lotta contro l’Impero) su cui si fonda tutto l’universo di Star Wars.

Diego Altobelli (09/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1936

The rocker - Il batterista nudo

Anno: 2008
Regia: Peter Cattaneo
Distribuzione: 20th Century Fox

Peter Cattaneo continua la serie di film che hanno come sfondo narrativo il mondo dello spettacolo, mostrandolo ancora una volta in modo originale e ironico. Dopo il cult movie “Full Monty” e il meno riuscito “Lucky Break”, con “Rocker - Il batterista nudo” il regista londinese mette in scena la risalita di una rockstar degli anni Ottanta.

Stati Uniti, 1989. Robert - Fish - Fishman è indubbiamente uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, peccato che nessuno se lo ricordi. La fine della sua carriera, infatti, è da rintracciare nel momento di massima ascesa dei "Vesuvius", hair band di cui lui era l'anima. Da quando ne è stato tagliato fuori a tradimento, Robert non si è più "ripreso" e ha trascorso i successivi venti anni cercando una strada alternativa alla musica.
Oggi, suo nipote Matt gli propone di sostituire il batterista del suo complesso per il ballo di fine anno. Inizialmente scettico, Robert finisce per sfruttare l'occasione per tornare in auge...

"The rocker" parte con un antefatto caratterizzato da un umorismo fin troppo grottesco. Fortunatamente, però, la nuova commedia di Peter Cattaneo si riprende subito e si lascia apprezzare proprio per la sua natura allo stesso tempo ironica e nostalgica. E’ infatti quest'ultima il vero motore del film, la melanconia per un modo di fare musica che non c'è più sostituita da un'industria senz'anima che crea le sue rockband a tavolino. La sceneggiatura dell'esordiente Maya Forbes miscela con sapienza umorismo demenziale e momenti di introspezione.

Gli attori convincono, anche se è impossibile non sospirare all'assenza di un Jack Black nei panni di Fish, personaggio che gli sarebbe calzato a pennello. Il suo “sostituto” Rainn Wilson, qui al suo esordio, comunque convince interpretando con piglio folle un personaggio sì comico, ma anche complesso.

Diego Altobelli (09/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1935