sabato 20 ottobre 2007

The universe of Keith Harring

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Sezione Extra

Anno: 2007
Regia: Christina Clausen

Gli anni Ottanta sono appartenuti anche a Keith Harring, maniacale artista della pop art e dall’inconfondibile tratto fumettistico e stilizzato. Il documentario “The universe of Keith Harring” è un sentito omaggio all’artista e al ragazzo che ha saputo vivere la Manhattan delle droghe, delle visioni, e dell’eccesso. Sì perché c’era una Manhattan, quella prima della scoperta dell’Hiv, che non aveva freni. Dove il sesso era unione e orgia sensoriale su ogni fronte, e dove il divertimento stava nello scoprire nuove forme artistiche senza porsi limiti. Tutto questo viene in parte spiegato e in parte trapelato dal lavoro biografico di Christina Clausen che con una lunga serie di testimonianze e documenti video inediti, ripercorre la vita dell’artista Harring fino alla sua morte, avvenuta a causa dell’Aids a soli 31 anni.

Il documentario è molto ben spiegato e articolato, anche se di quando in quando pare soffermarsi più sulla vita sessuale dell’artista e sull’epoca da lui vissuta, che sulle sue opere. Peccato, perché l’occasione per esplorare un mondo davvero affascinante come quello di Keith Harring era molto ghiotta. Invece tocca improvvisare commenti e rivedere le opere che già si conoscono. Stupendosi ancora della sua capacità di improvvisare spazi artistici, ma non del documentario vero e proprio. Al lavoro di Clausen infatti manca una cosa che invece caratterizzava i lavori di Harring: un’identità visiva. Interessante comunque, da vedere senza pretese.

Diego Altobelli (10/2007)

The last Lear

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Sezione Extra

Anno: 2007
Regia: Rituparno Gosh

L'anteprima di un futuro film di successo è l'occasione per alcune persone del cast di ricordare e stare vicino all'uomo che ha reso possibile, con il suo sacrificio, la fortuna della pellicola. Il veterano Siddhart infatti, si è buttato da un burrone per rendere “unica” l'ultima scena del suo film.

Pellicola ispirata sul piano delle intenzioni, ma non del tutto convincente, in ultima istanza e a lavoro finito. Infatti due ore sono troppe per "ricordare" un attore dal carattere e dal talento shakesperiano, inventato appositamente per la pellicola "The last Lear" di Rituparno Gosh. Il suo è un film a basso costo lontano, lontanissimo, dalla Bollywood del tripudio di colori e scenografie e più vicino, come impostazione, a un film “da camera” italiano. "The last Lear" si lascia vedere con una regia accettabile e un ritmo sostenuto, anche grazie ai frequenti flashback offerti dalla pellicola, ma alla fine non convince del tutto. Convincono invece gli attori protagonisti, su tutte la bellissima Preyti Zinta nei panni di un allieva del vecchio attore, e in generale le musiche, buone e sempre in sintonia con la regia.

Sarà che l'idea dell'attore shakesperiano che diventa personaggio a sua volta non è originalissima; sarà che il film, a parte le rime del maestro inglese, non offre granchè (addentrandosi in momenti teatrali che richiamano invece "Aspettando Godò"), o sarà per via dell’eccessiva lunghezza della pellicola, ma tutto alla fine scivola un po’ addosso. La pellicola di Gosh non è brutta, ma forse gli manca un po' di carattere. Qualcosa che la distingua davvero dalla miriade di tentativi autoriali del “cinema del sottobosco”.


Diego Altobelli (10/2007)

Elizabeth - The Golden Age

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Premiere

Anno: 2007
Regia : Shekar Kapur
Distribuzione: Uip

Seguito del film "Elizabeth" (1998) che ha il merito di aver consacrato Cate Blanchett nello Star System. Il film, diretto ancora una volta da Shekar Kapur, riprende il momento di massimo splendore dell'era, per l'appunto, elisabettiana. O meglio, riprende il momento subito precedente a che questo avvenga: la guerra contro Filippo II di Spagna.

Mentre Maria Stuarda trama alle spalle della regina Elisabetta per spodestarla dal trono, gli spagnoli, guidati da Filippo II, intendono attaccare l'Inghilterra con una guerra di religione. L'Inquisizione manderà l'attacco via mare. A Elisabetta I e al suo impero il compito di resistergli...

In "Elizabeth - The Golden Age" tornano i costumi e le scenografie barocche di Shekkar Kapur, regista "bollywoodiano" di razza, ma con meno enfasi e più ombre. La trama si articola piuttosto abilmente tra intrighi di corte e triangoli amorosi, ma pecca di eccessiva foga nel prendere le parti della bella e affascinante protagonista. Al film di Kapur si contesta una mancata oggettività e una eccessiva partecipazione emotiva nel raccontare le gesta di una donna che, per quanto intrigante e straordinaria, alla fine viene descritta visivamente come una santa: palmi delle mani rivolte verso l'alto e luce diffusa sul vestito bianco. Un po' eccessivo. Bravissimo, d'altra parte, il regista nel descrivere l’impossibilità di un uomo qualunque (nel caso specifico il pirata interpretato da Clive Owen) nell'innamorarsi della donna-regina di sì tale spessore caratteriale. E così viviamo davvero la delusione della donna nel non sentirsi amata per quello che è, e ne abbracciamo la scelta quando questa decide di dedicarsi anima e corpo all'Inghilterra.
Cate Blanchett magnifica, capace di donare uno spessore senza pari al personaggio da lei interpretato. Dieci anni fanno la differenza e oggi la troviamo persino più matura della sua prima interpretazione. Autentica regina che si prende il film e lascia le briciole al resto del cast.

"Elizabeth - The Golden Age", anche se un poco finto nella realizzazione e decisamente forzato nella narrazione, rimane un buon film: ottima la ricostruzione storica, e rilucente per quanto riguarda regia e musiche, egregiamente interpretate da Tony Lewis.

Diego Altobelli (10/2007)

giovedì 18 ottobre 2007

Le Deuxieme souffle

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Film di apertura

Anno: 2007
Regia: Alain Corneau

1958. Gu è un famoso gangster che evade di prigione e tenta di ritornare nel giro degli affari malavitosi. Per fare ciò viene coinvolto in un colpo a un blindato che trasporta lingotti d'oro. Ma la riuscita del colpo non rappresenterà la risalita dell'uomo, anzi...

Noir che riprende i toni del cinema francese degli anni Quaranta e Cinquanta, ma senza riuscirci. "Le Deuxieme souffle" è un polpettone che dopo due ore di masticazione risulta fortemente indigesto. Ritmo da messa funebre, musica da requiem incalzante (...?), e recitazione di maniera al servizio di una storia poco avvincente e palesemente autocompiaciuta. Da compiacersi invece c'è ben poco e a parte la buona fotografia (che usa colori caldi e forti contrasti per dipingere le scenografie), e qualche buona intuizione nelle inquadrature (diagonali, quasi si trattasse di un comic dell'epoca), alla fine della proiezione del film di Alain Corneau si ha voglia di dimenticarlo al più presto.Monica bellucci gigioneggia e si atteggia a femme fatale del noir: un po' Jessica Rabbit, un po' no, la sua è un'altra interpretazione monocrode con lacrimuccia annessa: finta. Bravi invece il resto del cast: Daniel Auteuil (anche se appare più "divertito" che "impegnato") e Michel Blanc su tutti.

Il film è un remake di "Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide" di Jean-Pierre Melville del 1966, ispirato a sua volta dal romanzo di José Giovanni.

Diego Altobelli (10/2007)

Recta provincia

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Fuori concorso

Anno: 2007
Regia: Raoul Ruiz

Ispirato dal cinema surrealista di Luis Bunuel, “Recta Provincia” è l'ultimo film di Raoul Ruiz, regista visionario e fuori dagli schemi.

In una provincia spagnola madre e figlio, di origine contadina, trovano un osso umano (un femore), cui sono incisi dei fori. Il bizzarro flauto è solo il pretesto per i due per iniziare un viaggio alla scoperta delle altre ossa, allo scopo di riformare lo scheletro e dargli giusta sepoltura...

Riassumere un film come questo non è cosa facile. Si dovrebbe partire dalle origini, da quel Bunuel che faceva del Cinema un oggetto per riprodurre l'onirico. Con punte di cinismo a volte, altre con umorismo, sempre con nostalgia e spaesamento, gettando il pubblico nel campo dell'inverosimile e lasciandolo a ruota libera tra le visioni di un mondo fatto di richiami e rimandi. Ma quello era Bonuel, erano gli anni del surrealismo, de "L'age d'or" (1930), del sesso nascosto, delle attività anti-clericali (per andare contro una educazione invece religiosissima), di Dalì e di Federico Garcia Lorca. Oggi Raoul Ruiz tenta di confermare la sua appartenenza a quella tendenza e a quelle idee, e lo fa con un film, questo "Recta provincia", in cui vengono confermate tutte le tematiche della sua filmografia: dal tema della morte a quello dell'esilio, fino a giungere al sesso e alla ricerca della religione. Il risultato però, è una pellicola incomprensibile, inconcludente e fine a se stessa, con una punta di autocompiacimento per un opera la cui comprensione appartiene solo al suo autore.

Di "Recta Provincia" ne capiamo "lo spirito", il "movimento" di appartenenza, e ne rispettiamo l'identità ultima, ma non ne capiamo il senso. Il cinema (se vogliamo anche "purtroppo") oggi è qualcosa di completamente diverso...

Diego Altobelli (10/2007)

lunedì 15 ottobre 2007

Stardust

Anno: 2007
Regia: Matthew Vaughn
Distribuzione: Uip

Un muro magico divide il villaggio di Wall dal regno incantato di StormHold. Tristan, garzone del villaggio, è innamorato della bella e aristocratica Victoria. Il giovane, per convincere la ragazza del suo amore, decide di oltrepassare il muro, raccogliere una stella cadente e donarla alla giovane. Ma il suo viaggio lo porterà a scoprire il vero Amore...

Tratto dall'omonima Graphic Novel scritta da Neil Gaiman e illustrata da Charles Vess, "Staurdust" è una appassionante parabola sulla ricerca del vero amore. Diretta da Matthew Vaughn, alla sua prima prova come regista, la pellcola è uno spettacolo visivo sia per la cura per gli effetti speciali, sia per la fotografia che ricalca perfettamente i colori e le scene delle pagine illustrate da Vess. Malgrado un ritmo non sempre sostenuto, il film appassiona con il presupposto che lo spettatore accetti di lasciarsi coinvolgere da una favola dagli intenti buonisti e sognatori. "Staurdust" ha la particolarità, rara in questo genere di film, di essere godibile senza prospettarsi un seguito o una prosecuzione oltre la storia narrata nelle due ore e trenta di girato. In "Stardust" il mondo di Stormhold viene raccontato nella sua essenzialità narrativa. Abbiamo pescherecci volanti a caccia di fulmini; principesse trasformate in friguelli, stelle che precipitando sulla terra diventano ragazze, e poi discendenze di sangue, lotte di potere per questioni ereditarie e fantasmi parlanti. Un mondo fantastico appena tratteggiato, ma che proprio per questa ragione appare ancor più immenso.

Michelle Pfeifer è una strega malvagia che incanta il pubblico con una interpertazione di tipo "superiore"; stesso cosa dicasi per Robert de Niro, pirata dei cieli a caccia di fulmini, che ha la mania di travestirsi da donna. La sua è una interpretazione da vedere e ricordare. E poi i giovani protagonisti: Claire Danes e Charlie Cox che si entusiasmano vicendevolmente nei panni di un giovane che scopre il proprio destino e di una stella che se ne innamora.

Un film magniloquente, carico com'è di suggestioni visive perfettamente riprese dal fumetto di Gaiman, e godibile sotto il punto di vista del mero spettacolo. Si annaspa qua e là con la trama, che a volte pare un poco allungarsi per favorire le solite panoramiche sui monti e campi percorsi, ma al di là di quelli "Stardust" rimane un film riuscito.

Curiosità: Il regista Matthew Vaughn dirigerà anche “The Mighty Thor”, tratto dal comic americano della Marvel.

Diego Altobelli (10/2007)