lunedì 1 dicembre 2008

Qualcuno con cui correre

Anno: 2008
Regia: Odded Davidoff
Distribuzione: Medusa

David Grossman, autore israeliano dalla penna sensibile, ha iniziato la sua carriera come scrittore nel 1983 con il romanzo "Il sorriso dell’agnello". Per lo scrittore la notorietà arriva solo nel 1988 con "Vedi alla voce: amore", ma in Italia dobbiamo attendere il 2005 per poterlo leggere, anno in cui la Mondatori inizia la pubblicazione del primo della lunga serie di libri da lui scritti.
Tra i temi ricorrenti e trattati nei suoi romanzi c’è la guerra, la condizione politica del suo Paese, e l’adolescenza e il mondo dei ragazzi. Proprio quest’ultimo genere della narrativa lo vede impegnato anche nella scrittura di "Qualcuno con cui correre", storia di due adolescenti che si cercano per le vie di Gerusalemme "combattendo" contro le tentazioni della droga.

Assaf è un giovane ragazzo che per guadagnare qualche soldo durante l’estate, si impegna a ritrovare i padroni di cani smarriti. Proprio trascinato dal cane Dinka, Assaf ripercorre i luoghi tracciati da Tamar, ragazza mascolina con la passione per la musica. Di lei si sono perse le tracce, ma Assaf scopre, poco a poco, che la ragazza è precipitata in un brutto giro di spaccio...

Odded Davidoff è regista reduce da numerosi cortometraggi. Il tentativo da parte sua di trasporre sul grande schermo il testo di Grossman, affatto lineare e dalla lettura non facile, riesce a metà. Purtroppo, infatti, domina ancora l’impostazione da regista di cortometraggi. Una eredità che lo condiziona attraverso un montaggio veloce, stacchi improvvisi e una sceneggiatura non profonda.Inoltre, a questi aspetti non proprio soddisfacenti, si aggiunge quello dei tagli effettuati sul romanzo, una scelta stilistica che omette alcuni passaggi narrativi rendendo il racconto un pò troppo didascalico.Un film riuscito a metà, sia dal punto di vista della regia, ancora troppo modesta per poter essere presa davvero sul serio, sia dal punto di vista della trama, a conti fatti piuttosto lacunosa rispetto al libro di Grossman.
Lì c’era una favola metropolitana suggestiva, commovente, universale. Qui un film sentimentale romantico, ma poco coinvolgente.

Diego Altobelli (12/2008)
estratto da http://filmup.leonardo.it/qualcunoconcuicorrere.htm

Incontro con Jeffrey Katzemberg e il futuro del 3D...

Jeffrey Katzemberg alla presentazione di Monsters vs Aliens:
"Sono felice di essere qui, oggi, a parlare di una cosa che mi entusiasma tantissimo. Siamo di fronte a una nuova rivoluzione nel Cinema. Dopo l'arrivo del sonoro, dopo l'arrivo del colore, e a distanza di più di 70 anni da queste grandi innovazioni, possiamo affermare di essere alle soglie della tecnologia 3D, che darà a tutti la possibilità di far parte, letteralmente, dei film.
Sia chiaro, non sto parlando di quegli occhialetti di cartone rossi e blue che ci rendevano tutti un po' ridicoli… sto parlando di qualcosa di completamente diverso. Gli occhiali che indosseremo adesso sono figli di una tecnologia avanzata che non creano alcun fastidio, e che non si sentono addosso. Prima avevamo diversi tipi di proiettore e questo influenzava la resa del film, prima ancora della resa del primitivo 3D. Ora la parola chiave è digitale e possiamo contare su un unico proiettore che garantisce immagini eccezionalmente chiare.
La tecnologia digitale ci ha permesso di essere affianco di Spider-Man e King Kong, e negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante anche nel suono. Proprio sotto questo punto di vista ritengo che attualmente il 2D equivale al vinile per i dischi. Ecco perché il 3D darà nuova linfa vitale al cinema e nuovo entusiasmo agli spettatori. Tutti, tutti, i nostri futuri film saranno realizzati con questa nuova tecnologia che si chiamerà "INTRU-3D". Normalmente si faceva il 3D in post-produzione, aggiungendo delle scene a dei film concepiti in 2 dimensioni. Oggi abbiamo la possibilità di concepire un film totalmente in 3D. Potremmo utilizzare questa nuova prospettiva per dare nuove funzioni a tecniche di regia come la panoramica, ad esempio, o la soggettiva. Saremo dentro il film. Grandi registi come Peter Jackson, Steven Spielberg, George Lucas o James Cameron stanno preparando film concepiti con questa nuova tecnologia. Questo alimenterà la tendenza e in breve, ne sono certo, tutti i cineasti del mondo useranno il 3D.
Il 3D è la rivoluzione di questo secolo, "Mostri contro Alieni" è solo l'inizio."

Alla fine di questo lungo monologo iniziale, Jeffrey Katzemberg, portavoce della Pixar, nonché uno delle più importanti figure nel mondo dell'animazione digitale, lancia tre spezzoni, o sequenze, tratte dal prossimo film, in uscita a maggio, dal titolo "Mostri contro Alieni". Gli spettatori in sala, per lo più giornalisti, ma anche qualche studente di liceo, si infilano gli occhiali in dotazione all'entrata e si gustano lo spettacolo.
- Prima scena: Un bizzarro ed eccentrico presidente degli Stati Uniti incontra, in una cerimonia che richiama il celebre "Incontri ravvicinati del terzo tipo", il gigantesco alieno: un mastodontico uovo con un solo occhio. Si sorride. Resa del 3D davvero efficace, con la salita della scalinata del presidente a dir poco vertiginosa (immaginate di vedere dall'alto la lunghissima scala che si stacca dallo schermo, mentre il personaggio sale stancamente). L'occhio del ciclopico alieno sembra venirti incontro. Intorno ai due protagonisti della scena, militari ed elicotteri che si staccano letteralmente dallo schermo dando la momentanea illusione di camminare e muoversi davanti a te, qualche posto più avanti. Incredibile.
- Seconda scena: I protagonisti della storia, una donna gigante, una specie di slime, un medico cavalletta, un grande insetto e un anfibio non identificato, doppiati da attori del calibro di Hugh Laurie, Reese Witherspoon e Seth Rogen, stringono amicizia all'interno di uno spazioso hangar. Carina e nulla più la sceneggiatura, e si ha la sensazione che i protagonisti di "Monsters & Co." fossero più simpatici ed incisivi. Comunque, anche questa volta la resa del 3D è buona. Meno entusiasmante che nella prima scena, anche a causa della location poco felice: un hangar metallico chiuso e piuttosto claustrofobico.
- Terza scena: Primo combattimento tra l'alieno a forma di uovo e il gruppo di mostri. Una avvincente scena d'azione. La città ti viene incontro, e quando il ponte in cui si confrontano i vari mostri e alieni comincia a cedere, le automobili cominciano a cadere fuori dallo schermo e le esplosioni ti mandano contro detriti e sassi. Davvero una bella scena ad effetto.

Commento


L'innovazione in 3D non è una novità, malgrado l'entusiasmo spasmodico con cui Jeffrey Katzemberg ha presentato l'intero progetto. Inutile negarlo. Però è altresì inutile negare quanto questa volta il passo in avanti sia innegabile rispetto agli esperimenti piuttosto maldestri come quelli visti negli anni Sessanta, o le pellicole di genere che proponevano brevi sequenze e nulla più. L'era digitale e la nuova tecnologia rende in modo incredibile l'effetto 3D, e non ci riferiamo solo agli effetti "facili" come le già inflazionate esplosioni. Quello che davvero affascina lo spettatore e vedere elicotteri volteggiare fuori dallo schermo; veder passare in primo piano, ma proprio davanti a te, personaggi secondari mentre due protagonisti parlano sullo sfondo; oppure, con l'aiuto di una soggettiva, ritrovarsi a fronteggiare un mostro che fa uscire sputacchi alieni dalla bocca.
Inutile però nascondere anche lo scetticismo, in questo caso motivato da due fattori. Il primo è che a conti fatti, ci troviamo di fronte i "soliti" occhialetti che (ma questo vuole essere un giudizio personale e nulla più) creano una antipatica sensazione di non naturalità nella visione dello spettacolo oltre che stancare la vista, e per me che già porto i miei di occhiali non è cosa da sottovalutare. La seconda, ma sia chiara nello scritto la natura provocatoria dell'affermazione, è che tutto questo bisogno da parte di case di produzione come Pixar e Disney, o più in generale del Cinema, di imporre su tutti il 3D, forse, non si sentiva. Viene in mente piuttosto che questa volta, a differenza di tutti gli altri esperimenti fatti col 3D, una grande casa di produzione ha il potere di imporre il proprio volere al mondo cinematografico, e ci sta provando con ogni mezzo.
E comunque, andando oltre anche queste congetture da "ipotesi di complotto", permangono problemi come l'aumento del biglietto (di circa 5 euro); la resa dell'effetto 3D che comunque dipende sempre dalla giusta distanza da cui si vede il film e dalla giusta illuminazione della sala; e la scomodità (fatemelo dire ancora) di indossare un paio di occhiali, magari sopra i propri. Secondo Katzemberg anche questo sarà ovviato: la Luxottica infatti sta creando un nuovo tipo di occhiali capaci di adattarsi "automaticamente" al 3D dei cinema. Mah, sarà vero. E mentre 1500 sale negli Stati Uniti hanno aderito al progetto, ci si chiede quante sale faranno lo stesso in Italia o nel resto del mondo.

La verità è che non ci resta che attendere, piangendo anche la preannunciata fine del 2D, quello che forse è, scetticismo a parte, un passo obbligato verso la cosiddetta Realtà Virtuale e un nuovo, più fantascientifico, Cinema.

Diego Altobelli (12/2008)

Never Back Down - mai arrendersi

Anno: 2008
Regia: Jeff Wadlow
Distribuzione: Medusa

Se togliessimo a Karate Kid tutta la menata orientale di filosofia spicciola e confucianesimo a buon mercato, ci rimarrebbe un film di arti marziali poco credibile e con un ritmo da gita al parco con tutta la famiglia: zero tensione. Non accadde nel lontano 1984, a Ralph Macchio e al mitico sensei Pat - "toglilaceramettilacera" – Morita, e non è accaduto per molti anni a decine di film che, volenti o nolenti, dal film di John G. Avildsen hanno preso tutto o quasi: trama, intreccio, personaggi e persino il lieto fine. E' esattamente quello che invece, purtroppo, è accaduto al film dell'esordiente Jeff Wadlow dal titolo aggressivo di "Never Back Down - Mai arrendersi": un film di genere arti marziali scritto e girato su misura per gli adolescenti di oggi.

Jake Tayler, giocatore di football dal carattere impulsivo e con un "destro micidiale", è costretto a cambiare scuola e trasferirsi con la famiglia a Orlando, per venire incontro alla borsa di studio vinta dal fratello minore per le capacità dimostrate nel tennis. Jake, invece, non sembra avere grandi capacità se non quelle direttamente collegate alla lotta da strada. Notato da un maestro di MMA (un'evoluzione del vecchio full contact) dal passato tormentato, Jake verrà iniziato all'arte del combattimento. Le regole sono sempre le stesse: respirazione, concentrazione, e non sfruttare mai gli insegnamenti dettate da quell'arte micidiale fuori dal ring della palestra...

Un film dalle sottotrame inespresse. Infatti nelle sue due ore piene di girato, constatando la carenza di temi da trattare "Never Back Down" ricorre a intermezzi poco interessanti e piuttosto pretestuosi su personaggi secondari o a volte perfino marginali, senza però concluderne il discorso iniziato. Per il resto è la solita roba. Pugni, calci, schivate, una storia d'amore adolescenziale quanto inconsistente, un tipo cattivo, un maestro, e poi ancora pugni, calci e schivate. Poca roba, insomma.
Unica curiosità e' data dall'incredibile somiglianza del giovane attore protagonista Sean Farris con la stella Tom Cruise.
No, nient'altro da segnalare.

Diego Altobelli (12/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1971

Max Payne

Anno: 2008
Regia: John Moore
Distribuzione: 20th Century Fox

Figlio di un videogioco minore, così potremmo intitolare questo articolo, perché in effetti è proprio cio’ che si evince dalla visione di “Max Payne”, diretto con piglio sonnacchioso dal regista John Moore.

Il poliziotto Max Payne è rientrato troppo tardi a casa per fermare l’omicidio efferato della moglie e della figlia. Il senso di colpa, aumentato dal fatto di non essere riuscito a risolvere il caso lo dilania. Max si ubriaca ogni notte, lavora senza scopo e non ha amici o amori, pur essendo trascorsi diversi anni dall’accaduto. Quando però cominciano a morire spacciatori legati al traffico di una misteriosa droga denominata “Angel”, Payne agguanta il distintivo, indossa il giubbotto antiproiettile, impugna il fucile a pompa e inizia l’indagine…

Peccato per questo Max Payne che poteva contare su una trama evocativa, anche se molto scontata, e un cast azzeccato. Mark Wahlberg fa del suo meglio, infatti, per far decollare il film, aiutato anche dal fisico e dalle movenze della “bondiana” Olga Kurilenko, ma purtroppo l’attore protagonista di “E venne il giorno…” e di “The departed” evidentemente è salito sull’aereo sbagliato. Lento, terribilmente annoiato a causa di una trama funzionale per un videogioco ma terribilmente fiacca sul grande schermo, “Max Payne” da videogame “sparatutto” diventa quasi un film intimista sulla capacità dell’uomo di sopperire ai suoi sensi di colpa. A una impostazione drammatica troppo ambiziosa si aggiunge poi una recitazione resa debole da una sceneggiatura poco credibile e una fotografia gotica dalla dubbia efficacia.

Diego Altobelli (12/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1972