venerdì 12 ottobre 2007

Genere - Fantascienza

The Invasion

Anno: 2007
Regia: Oliver Hirschbiegel
Distribuzione: Warner Bros.

Quarto remake (il terzo ufficiale) del cult di fantascienza anni '50 "L’invasione degli ultracorpi", pellicola di straordinaria suggestione diretta da Don Siegel. "The Invasion" vede la protagonista Carol alle prese con un misterioso virus proveniente dallo spazio che in pochissimo tempo ha attaccato gli esseri umani, trasformandoli in una sorta di "piante senzienti", o più semplicemente uomini senza emozioni. Spetta a lei scoprire il vaccino a questa terribile piaga...

Nel lasso di tempo che va dal 1950 alla fine degli anni Sessanta, hollywood fu caratterizzata, (ma sarebbe più corretto dire "invasa") da pellicole fantascientifiche dal sottotesto fortemente politico. La maggior parte di questi film, infatti, avevano storie incentrate su virus invisibili, epidemie sotterranee, complotti alieni che altro non volevano essere che metafore politiche anticomuniste (per citarne alcuni titoli basti pensare a "La guerra dei mondi", "Il fantasma dal pianeta rosso", e "Agente speciale K-1"). Tra queste c'era anche "L'Invasione degli ultracorpi". Caratterizzato da uno script essenziale e, proprio per questo, angosciante, il film di Don Siegel si impose come paradigma del genere prima, e di un sottogenere poi. Oggi, a distanza di anni da quella pellicola, ci viene data la possibilità di rivivere l'incubo visionario di Siegel con un film che ne scimmiotta le atmosfere. "The Invasion" di Oliver Hirschbiegel riesce sì a ricreare gli stati d'ansia del plot originale, in taluni casi persino amplificandoli, ma pecca su tutto il resto. La pellicola vede infatti un ansiosa Nicole Kidman alle prese con una ben poco chiara e piuttosto confusa situazione di panico che nel suo dipanarsi risulta piuttosto poco credibile. Poteva andare bene forse negli anni '50, quando i film erano permeati anche da una sorta di ingenuità tipica del pubblico di quegli anni, ma non può essere accettata oggi. Il pubblico odierno si aspetta infatti più profondità narrativa. Una Kidman di maniera e un Daniel Craig travestito da scienziato poi, certo non aiutano la credibilità di uno script, in ultima analisi,“annacquato”.

Inoltre il film di Hirschbiegel pecca anche su un ultimo, importante, fattore: la metafora politica. Se per tutta la durata del film si ha la sensazione che il regista voglia rinunciarvi, concentrandosi più sulla vicenda di Carol e della sua fuga dall'infezione in una scelta stilistica comunque apprezzabile. Alla fine il regista ritorna sulla sua decisione, proponendo un finale brusco (senza dissolvenza) e lanciando un messaggio sulla diversità piuttosto ambiguo. "…Proprio perché esiste la guerra gli esseri umani possono in qualche modo sentirsi vivi..." ripeterà una voce fuori campo nella testa di Carol convincendola che nella diversità, e nello contro tra ideologie che ne deriva, si può ricercare la giusta identità dell'essere umano... Ok, meglio spegnere tutto e tornare a casa.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1747

L'invasione degli Ultracorpi

Anno: 1956
Regia: Don Siegel

L'orrore quotidiano ritratto senza mezzi, soldi, o effetti speciali di alcun tipo: "L'invasione degli ultracorpi" di John Siegel è pura ispirazione narrativa. La trama, alquanto semplice, vede un uomo e una donna combattere un virus che attacca l'uomo rendendolo privo di emozioni. Da quando scoprono ciò, comincia una corsa contro il tempo per trovare un vaccino...

Sono gli anni in cui iniziava il cinema contemporaneo: quello che punta alle masse, che muove le genti, che fa parlare di sè. "L'invasione degli Ultracorpi" divenne un cult del genere fantascentifico permeato come'era di quella sensazione di angoscia e paura per "l'altro", che poi le diede l'appellativo di "parabola anticomunista". Scrittura essenziale, ma molto concreta, ispirato al romanzo "The body Snatcher's" di Jack Finney (che ispirò anche un videogame per Sega Saturn), oggi la pellicola di Siegel mantiene intatta la sua natura evocativa. Bello.

Curiosità:
- I dialoghi sono scritti da un giovane trentenne di nome Sam Peckinpah, e che nel film fa la comparsa;
- Il film ebbe altri due seguiti: il primo (poi non ufficiale) del 1978 "Terrore dallo spazio profondo" di Stephen Kaufmann, con Siegel come guest star; il secondo (ufficiale) del 1994 "Ultracorpi: l'invasione continua" di Abel Ferrara.

Diego Altobelli (10/2007)

giovedì 11 ottobre 2007

Silent Hill

Anno: 2006
Regia: Christophe Gans
Distribuzione: Eagle Pictures

Rose ha una figlia di nome Sharon malata e prossima alla morte. L'unica speranza che ha di salvarla è portarla da un guaritore, ma lungo la strada Rose ha un incidente in macchina. Al suo risveglio la donna si ritrova a Silent Hill, una cittadina abbandonata e avvolta nella nebbia.





Estetica visionaria e suggestiva quella di Christophe Gans, già regista de "il patto coi lupi" e "Crying freeman", che cattura pienamente le atmosfere alienanti e malate del videogioco da cui la pellicola trae ispirazione. "Silent Hill" è un "mistery senza soluzione" che punta tutto sul background e sulle domande che questo pone nello spettatore. Esattamente come avveniva nel videogioco, infatti, il pubblico si ritrova ad indagare con il protagonista tra i vicoli della cittadina disabitata, in un susseguirsi di situazioni
angoscianti e solo apparentemente prive di senso: il risultato è avvincente e di sicuro impatto visivo. Purtroppo però, il film di Gans oltre a mantenere i pregi (più che altro estetici) del videogioco, ne trattiene anche i difetti. Così a una ambientazione intrigante si affianca una sceneggiatura un poco approssimativa e una sommaria recitazione attoriale.

Poco male, comunque: "Silent Hill" viene a ragione considerato “uno dei migliori esempi di cinema tratto dai videogame dai tempi di Tron” (n.d. Mattia Nicoletti). Angosciante, incisivo e intimamente desolante come il videogame: una pellicola in questo senso riuscita, che oltrepassa il territorio battuto dal Cinema per addentrarsi in quello sconosciuto del videogame. Una simpatica gita all’inferno, insomma…

Curiosità:
- Originariamente il film non aveva previsto la presenza di uomini nella storia;
- Molti dei mostri presenti nel film non sono, come si potrebbe pensare, creati alla computer grafica, ma interpretati da ballerini mascherati;
- In verità questa pellicola si ispira più ai due seguiti Silent Hill 2 e 3 usciti per Playstaion 2, piuttosto che al videogame originale per PSX.

Diego Altobelli (10/2007)

Resident evil - Extinction

Anno: 2007
Regia: Russell Mulcahy
Distribuzione: Sony Pictures

Dopo gli avvenimenti del secondo episodio la Terra è ridotta ad un immenso deserto arido e privo di vita. Le città sono state invase da migliaia di zombie che hanno portato ovunque morte e distruzione. I pochi umani sopravvissuti si sono uniti in gruppi di automobilisti che si muovono in continuazione da una città ad un altra, in cerca di un posto sicuro. Tra questi c'è Alice, ragazza nel cui sangue scorre l'antidoto per contrastare il virus che si è diffuso sulla Terra...

“Resident evil” giunge al terzo episodio proponendo una pellicola a metà strada tra “Il giorno degli zombie” di Romero (cui pare saccheggiare varie idee) e “Mad Max - Oltre la sfera del tuono” (da cui trae ispirazione per le location). “Resident evil – Extinction”, diretto dallo storico regista del primo “Highlander” Russell Mulcahy, è un pasticcio confuso di sparatorie e scene splatter che risultano piuttosto volgari nella loro inutilità. La pellicola, infatti, non fa altro che proporre lunghe sequenze di combattimenti contro zombie, cani e corvi mutanti, rinunciando ad intrecci narrativi e a possibili critiche sociali (presenti invece nei vari videogame da cui questa saga trae ispirazione). Gli stessi combattimenti, inoltre, risultano piuttosto confusi, e della ricercata estetica del videogame non rimane altro che sangue e soggettive instabili.

Milla Jovovich combatte e si dà da fare più che può per rendere avvincente la trama e risultare nel contempo credibile. Il risultato, come già accennato, è un seguito senza troppe pretese con l’aggravante di aver perso per strada le ispirazioni originali.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1746

Resident evil

Anno: 2002
Regia: Paul W.S. Anderson
Distribuzione: Sony Pictures

La Umbrella Corporation è una multinazionale che conduce esperimenti genetici sia su cavie umane che non. Un brutto giorno uno degli esperimenti va storto, e un terribile virus viene sprigionato nell'aria trasformando chi lo respira in una sorta di morto vivente. Una squadra speciale di agenti entra nella struttura infettata dal virus e si mette a indagare sull'accaduto...

Tratto dall'omonimo, e famosissimo, videogioco della Capcom, "Resident evil" si può considerare un divertente passatempo mediatico volto a interessare più i patiti del videogame, che gli spettatori occasionali. Chi fa parte di questa seconda categoria non si metta, quindi, a indagare su tutta una serie di riferimenti (nomi e situazioni) che sulle prime non comprendono: se non si conosce la saga videoludica originale, infatti, non li si può intercettare. In assenza di tale comprensione sottotestuale però, libero spazio a "lotte urlate" contro zombie e non morti e sparatorie volte più a creare confusione che vera suspance. La regia fatta di flashback e intenti visionari di Paul W.S.Anderson (autore anche dei mediocri Mortal Kombat hollywoodiani...), comunque, ce la mette tutta e se non vi addormentate prima potrete addirittura apprezzare il "finalone" stile apocalittico sibilino suggeritore di un secondo (e poi un terzo) episodio.

Malgrado le apparenze comunque, e anche se può sembrare incredibile, "Resident evil" è uno dei migliori esempi di film tratti da videogame mai fatti. Superiore ai vari Tomb Raider, per trama e regia, e libero dagli intrecci narrativi lasciati dal videogame stesso (a differenza di quanto avveniva, tanto per intenderci, nell'ottimo "Final Fantasy - Advent Children"...).
"Resident evil" infine, riesce ad abbracciare un pubblico più ampio anche grazie alle performance attoriali delle belle e brave Milla Jovovich (senza controfigura) e Michelle Rodriguez.

Curiosità:
- Per recitare la parte Milla Jovovich (grande fan della serie) raccolse tantissimo materiale da mostrare il giorno del casting;
- Originariamente il film doveva essere girato nelle due torri, ma dopo i fatti dell'11 settembre riscrissero il soggetto;
- A George Romero era stata invece commissionata la regia... Peccato.

Diego Altobelli (10/2007)

Cinema e videogiochi

Resident evil - Apocalypse

Anno: 2004
Regia: Alexander Witt
Distribuzione: Columbia Film

Nel 2002 usciva nelle sale cinematografiche "Resident Evil", pellicola tratta da una famosa serie di videogiochi prodotti dalla Capcom, leader giapponese nel campo di software per console. Questo secondo capitolo intende "battere il ferro finché è caldo" ritrovando la bella Milla Jovovich alle prese con zombie e mostri di ogni genere. Ma se ispirarsi a videogiochi per fare film sia l'inizio di una nuova tendenza o una moda passeggera sarà solo il tempo a deciderlo.

Il seguito comincia esattamente dove era terminato il primo film: Alice (Milla Jovovich) si risveglia in un laboratorio abbandonato e scopre che la Umbrella Corporation, una delle più importanti multinazionali nella creazione di armi biologiche, a causa di un esperimento fallito ha letteralmente messo nel caos Raccoon City. Molti abitanti sono divenuti zombie e numerosi mostri si aggirano pericolosamente tra le strade della città. Per tenere nascosto l'incidente alle autorità, la Umbrella è intenzionata a commettere l'atto estremo di lanciare una bomba nucleare sulla sfortunata cittadina... Alice deve quindi trovare il modo di scappare con i pochi sopravvissuti all'epidemia contando solo sull'aiuto di Jill Valentine (Sienna Guillory) e Carlos Olivera (Oded Fehr), due poliziotti ben addestrati.

Alexander Witt, al suo debutto come regista, dirige questa nuova versione cinematografica, seguito del precedente episodio girato da Paul W.S. Anderson nel 2002. In Apocalypse vediamo ancora la bella Milla Jovovich protagonista indiscussa della pellicola, affiancata questa volta da attori e attrici che incarnano alcuni dei personaggi del videogioco a cui la storia si ispira. Il risultato è piacevole e a tratti avvincente: la regia si muove disinvolta tra le apocalittiche ambientazioni di Raccoon City riuscendo a mantenere un ritmo concitato e frenetico dall'inizio alla fine. Witt possiede buone soluzioni stilistiche ma purtroppo deve far conto con una sceneggiatura dal finale scontato che manca di quella giusta atmosfera che invece caratterizzava i videogame. E se le interpretazioni risultano appena sufficienti il giudizio si conclude con la consapevolezza che non c'è nulla che possa attirare davvero l'attenzione dello spettatore occasionale. Ai fan della serie non rimane altro da fare che apprezzare la perfetta riproduzione di mostri e ambientazioni prima di tornare a casa, impugnare il joypad e ricominciare a giocare...

Diego Altobelli (09/2004)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1046

lunedì 8 ottobre 2007

Mr. Brooks

Anno: 2007
Regia: Bruce A. Evans
Distribuzione: Buena Vista International

Trama piuttosto articolata e intenti psichiatrici nella pellicola di Bruce A. Evans: "Mr Brooks" descrivere la lotta interiore di un uomo, l'omicida incallito interpretato da Kevin Costner, contro il suo alter ego deviato, il Marshall intepretato da William Hurt. In un duetto serrato e un poco auto referenziale, la pellicola si dipana con ritmo sostenuto tra delitti irrisolti e lotte intestine.
Il risultato è da considerarsi "interessante" soprattutto perché segna il ritorno sul grande schermo di alcune icone del Cinema degli anni Novanta: parliamo di Kevin Costner naturalmente, ma ci riferiamo anche ai due comprimari Demi Moore, bellissima investigatrice del film, e il già citato William Hurt. Pur dimostrando la loro grande esperienza e maturità artistica, i tre gigioneggiano troppo, e finiscono per perdersi nella confusione di una sceneggiatura esageratamente ingorda di situazioni.
Il vero limite di "Mr. Brooks" non sta, infatti, negli attori o nella mancanza di idee (tra l'altro tutte interessanti), ma nel non riuscire ad incastrare coerentemente tutti gli elementi negli ingranaggi di una storia a metà strada tra il trhiller e il dramma psicologico.

Ecco quindi "Mr. Brooks": un film che tra qualche anno si ricorderà per aver rappresentato Kevin Costner nei panni di un cattivo, e per non essere riuscito a dire nient'altro.

Diego Altobelli (10/2007)