venerdì 5 settembre 2008

X - Files: Voglio crederci

Anno: 2008
Regia: Chris Carter
Distribuzione: 20th Century Fox

La scomparsa di un agente federale è la molla che fa scattare l'indagine che porta da subito a un sensitivo, il quale ritiene trattarsi di rapimento. L’FBI, rendendosi conto della "portata" dell'indagine, decide di affidare il caso a Dana Scully e Fox Mulder, un tempo agenti in servizio e ora ritiratasi a vite private e separate. L'indagine li porterà a svelare un intreccio che affonda le sue motivazioni nella scienza sperimentale...

Rivedere gli agenti Mulder e Scully nuovamente insieme e pronti all'azione fa un certo effetto, soprattutto a chi ha visto e apprezzato la serie "X-Files" durata per ben dieci anni e che ha avuto anche un primo lungometraggio, ad opera del regista Rob Bowen, che nel 1998 lasciò gli affezionati della serie con l'amaro in bocca. E purtroppo, va detto, anche questa volta l'esito di questa nuova trasposizione cinematografica non convince del tutto.
Sotto forma di “extended edition” di una puntata ordinaria, "X-Files: Voglio crederci" si dipana lentamente secondo lo stile sussurrato del regista Chris Carter, lo stesso che ha guidato e ideato la serie. Malgrado quello che però sarebbe logico pensare, Carter non torna a muovere i suoi personaggi con una trama a sfondo "alieno", che era il tema portante della serie. Bensì li sfrutta per parlare dell'annosa questione tra scienza e fede. Dimentichiamoci quindi ufo, astronavi e improbabili autopsie, ma prepariamoci ad immergerci in una trama a sfondo mistico.
Sceneggiatura coraggiosa, sostenuta con forza dalla sintonia dei due protagonisti, ma un po’ troppo pretenziosa. La regia, d'altro canto, non si sforza di andare oltre gli standard televisivi che hanno caratterizzato la serie, e tra un inseguimento e un interrogatorio, il film scivola via. Forse troppo rapidamente per poter essere ricordato.

"X-Files: Voglio crederci" è un prodotto a metà strada tra il “fan-service”, e il film introspettivo. Non trovando un'identità né nell'uno che nell'altro senso però, rimane nel centro di una disquisizione a cui non aggiunge nulla di nuovo. Né al pubblico, né tanto meno alla serie da cui è tratto: la stessa che è stata definita la migliore del ventesimo secolo.

Diego Altobelli (09/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1927

giovedì 4 settembre 2008

Tron

Anno: 1982
Regia: Steven Lisberger
Distribuzione: Walt Disney Pictures

Pellicola di culto e per molti ricordato, a ragione, per essere il primo film della storia del cinema che ha a che vedere con il mondo dei videogames. Erano gli anni Ottanta (1982, per la precisione) e il mondo dell'informatica con i personal computer cominciava a emergere e a invadere l'immaginario collettivo con tutta una serie di applicazioni quali Pac-Man, Space Invaders e a seguire molti altri videogames.

Flynn è un giovane informatico che si ritrova depredato dalla multinazionale Encom di alcuni software rivoluzionari. Per riappropriarsi del maltolto Flynn si intrufola nella multinazionale, ma appena il megacervellone Master Control Program si accorge che il giovane sta scaricando i suoi software, il computer lo teletrasporta all'interno del programma stesso. Lì Flynn, dovrà trovare il modo per tornare alla realtà...

"Filmone" affascinante, perfettamente in equilibrio tra fantasy, il mondo interno al computer ha un impostazione gerarchica di quel tipo; e la fantascienza, vista attraverso il background e lo studio delle ambientazioni. Evidentemente in quegli anni gli echi e le mode del momento imponevano una impostazione narrativa di tipo più che altro "fantastico"... A ogni modo degne di nota sono tutte le scene dei giochi che il Master Control Program organizza per mettere alla prova (e possibilmente eliminare) il programmatore Flynn. Due su tutti, il lancio della palla luminosa - ripreso poi in "Disc", un videogioco per Amiga 500 - ; e le mitiche Light Cycle, il cui inseguimento entra di diritto nella storia del cinema.
La forza visiva del film, che sconfina prepotentemente nel visionario, ha ispirato quindi molti giochi, telefilm e se vogliamo anche una certa tendenza di arte contemporanea.

Tra gli attori spicca un giovane Jeff Bridges: non troppo credibile, a dire il vero. Ma a ben vedere tra tutti gli attori emerge la sensazione che non sapessero (e, proiettandoci all'epoca, sarebbe comprensibile) effettivamente di cosa stessero parlando e cosa stessero recitando. Evidentemente il mondo dei videogames era ancora un tabù: un mondo troppo complicato da spiegare e da capire fino in fondo.
Al di là di queste motivazioni il film si fa vedere e si ricorda nel tempo con affetto.
Lo stesso ingenuo affetto con cui si ricorda una vecchia fantasia infantile...

La curiosità:
- Nel cast, tra gli animatori, spicca il nome di Tim Burton, giovanissimo e all'inizio della sua carriera.
- Da Wikipedia apprendiamo che: "Tron, in realtà, è un comando di Basic, che sta per "Trace On", che viene utilizzato per la ricerca di errori nelle linee di un programma". Il regista, pare, non ne sapeva niente!
- Da veri patiti il gioco di rintracciare all'interno del film tutti i rimandi ai videogiochi e ai personaggi fantastici di quell'epoca: da Pac-Man a Topolino.

Diego Altobelli (09/2008)

mercoledì 3 settembre 2008

La mia super ex-ragazza

Anno: 2006
Regia: Ivan Reitman
Distribuzione: 20th Century Fox

Pellicola che strizza l'occhio al genere super- eroistico e, nel contempo, alla commedia sentimentale: "La mia super ex ragazza" vede la bella Uma Thurman sottoscrivere la sua idoneità a vestire i panni di donne forti e determinate, a volte, come in questo caso, anche troppo...

Jenny Johnson sembra la ragazza perfetta: ironica, spigliata, intelligente e determinata al punto giusto oltre che, naturalmente, bellissima. Matt crede davvero di aver incontrato la donna della sua vita, e per un pò di tempo, il loro rapporto appare idilliaco. Purtroppo però, la giovane Jenny comincia a essere un pò troppo possessiva e a Matt viene a mancare il desiderio. Motivo questo sufficiente per lasciarla, ma come fare a "scaricare" una ragazza capace di sollevare un camion, volare e perforare l'acciaio? Jenny infatti è G Girl, una super eroina che proprio non ne vuol sapere di essere rifiutata, e quando Matt si deciderà, gli scatenerà contro tutta la sua forza...

Il regista Ivan Reitman torna sul grande schermo a dirigere, ancora una volta, una commedia: genere che dai "Ghostbuster" a oggi lo ha visto protagonista dietro la macchina da presa. Con "La mia super ex ragazza" Reitman conferma la sua capacità a creare affreschi visivi sorretti da un ritmo incalzante e da una sceneggiatura decisamente spigliata. La sua è una regia dinamica capace di gestire situazioni divertenti e, il più delle volte, volutamente paradossali. Purtroppo però proprio questo aspetto paradossale e un po' isterico della pellicola, a conti fatti, può non convincere del tutto lo spettatore che si ritrova davanti un prodotto sì divertente, ma un pò fine a se stesso. Irruente.

Più di tutte le cose comunque, "La mia super ex ragazza" ha il merito (o demerito?) di portare alle estreme conseguenze quello che tempo fa venne definito "girl power", relegando gli uomini a personaggi senza personalità e donando addirittura di super poteri le donne. Un aspetto questo che nel film sfiora spesso il ridicolo, strappando più di una risata, ma che forse potrebbe essere "letto" come una critica, nemmeno troppo sottile, al "cambio di ruoli" nella società di oggi. Un modo per ridicolizzare e ironizzare su un aspetto della vita contemporanea che ormai viene dato per scontato. Insinuante.

Dal punto di vista recitativo: ovviamente Uma Thurman troneggia su tutto il cast e il povero Luke Wilson può fare davvero poco per stare dietro alle capacità recitative della bella attrice, limitandosi come può a divenire macchietta di se stesso, prima ancora del suo, imbranato, personaggio. Il resto degli attori è della serie "già mi son dimenticato di te", con l'unica eccezione di Anna Faris, già vista in "Scary Movie": bravina.

"La mia super ex ragazza" è un film divertente, spigliato e pieno di situazioni surreali. Per molti "passabile", per altri "inutile", sicuramente una pellicola di oggi...

Diego Altobelli (2006)

Manuale d'infedeltà per giovani sposati

Anno: 2007
Regia: Chris Rock
Distribuzione: 20th Century Fox

Ispirato da un classico di Eric Rohmer, "L'amore il pomeriggio", Chris Rock dà vita a una commedia romantica ben lontana dai presupposti seriosi del suo predecessore.

"Manuale d'infedeltà per uomini sposati" narra la storia di Richard Cooper, finanziere in carriera che, in un periodo di crisi nel suo matrimonio, conosce la bella e provocante Nikki.Resisterle, e salvare l'unione con la moglie Brenda, non sarà per niente facile...

Chris Rock appartiene a quella schiera di personaggi dello Star System americano che hanno riscosso un notevole successo in patria, ma che nel resto del mondo (specialmente in Italia) faticano a confermare lo stesso consenso di pubblico. Il talento c'è ed è innegabile, e per questo "Manuale d'infedeltà per uomini sposati" il giovane attore lo mette persino al servizio della regia. Ma, purtroppo, Chris Rock in questo film annaspa. Sia sul piano recitativo, dove le risate che la mimica di Rock strappa non riescono a nascondere una generale sensazione di distacco verso il tema trattato. Sia su quello narrativo, carente di idee e caratterizzato da inserti umoristici volti a ridicolizzare il mondo nero del rap: decisamente poco convincenti. Tolto quindi il talento dell'attore cabarettista, al suo "manuale" rimane ben poco e il film si relega tra le pellicole indirizzate agli estimatori di Chris Rock.

Vera sorpresa della pellicola è in verità Steve Buscemi. Attore dal carattere farsesco, Buscemi si è sempre ritagliato ruoli non di spicco nelle pellicole da lui interpretate. Ma proprio grazie a questa posizione "laterale" è riuscito a farsi ricordare dal grande pubblico. La sua interpretazione, nel ruolo di "grillo parlante", dona alla pellicola di Rock un'anima "bianca" e un pizzico di profondità in più.

Insomma, con l'ambizione di analizzare il "mondo" delle coppie sposate, il film di Chris Rock si lascia vedere senza pretese... ma anche senza convincere. E comunque non riesce a essere quello che vorrebbe: il film della maturità per il cabarettista newyorchese.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://filmup.leonardo.it/ithinkilovemywife.htm

La maschera di cera - House of wax

Anno: 2005
Regia: Jaume Serra
Distribuzione: Warner Bros.

La maschera di cera (House of wax) è un film che si ricorderà, se non altro, per aver segnato il debutto cinematografico di due artisti. Il primo è il regista Jaume Collet-Serra che ha al suo attivo numerosi spot televisivi di successo e video musicali; il secondo è Paris Hilton, giovane ereditiera che ufficialmente ha al suo attivo: una serie di programmi televisivi in stile reality, comparsate varie in qualche fiction, un libro erotico sesto in classifica, uno stock di profumi col suo nome, una mezza dozzina di club e un video porno girato sulla rete. Beh, magari considerarla artista può suonare un po' forte ma sicuramente sa come porsi...

Andando oltre, "La maschera di cera" è un film che, se fosse stato girato una decina d'anni fa e pubblicato oggi, nessuno se ne sarebbe accorto.
I luoghi comuni si sprecano, a cominciare dal classico gruppo di amici che si ritrovano a passare la notte in un bosco in mezzo al nulla, fino ad arrivare all'atteso momento in cui i due sventurati "di turno" decidano di curiosare nel museo delle cere senza apparente motivo logico ("...toh guarda, un museo delle cere...", mi sa che non avevano letto il titolo del film...). Deja-vu.
Fortunatamente la regia di Collet Serra è dinamica e a misura di teen-ager al punto giusto, rendendo il film sufficientemente ritmico quanto basta da sopperire alla noia generale.Una sceneggiatura di genere, fatta di battute a effetto e moralismi adolescenziali, e una recitazione monocorde, di urli e sghignazzi, esauriscono il discorso su questo House of wax.

Un film che forse sarebbe potuto diventare un piccolo cult se avesse sfruttato, con un minimo di audacia in più, le uniche due idee del film: il villaggio abbandonato (bello, da farci un parco giochi) e la morte a effetto di Paris Hilton... Sadico.

Diego Altobelli (07/2005)
estratto da http://filmup.leonardo.it/lamascheradicera.htm

U-Carmen eKhayelitsha

Anno: 2006
Regia: Mark Dornford-May
Distribuzione: Lady Film

Da George Bizet a Mark Dornford-May passando, ovviamente, per la Carmen: opera tragica tra le più rappresentative e famose nella Parigi del 1875. L'opera lirica originale, rappresentata per la prima volta al Teatro Dell'Opera Comica, vedeva Carmen, operaia in una manifattura di sigarette, invaghirsi di José, un poliziotto di caserma. Tra i due sboccia un amore intenso, tale da spingere José ad abbandonare il suo lavoro e a dedicarsi anima e corpo alla sua amata. Ma la nuova vita non arride al giovane, tacciato come disertore, e l'arrivo del toreador Escamillo, lo rende geloso quanto folle…

Il personaggio della Carmen può essere definito tra i più controversi del teatro lirico moderno: civetta, seducente, impulsiva, volubile, e fragile, la Carmen, che ha visto nella interpretazione di Maria Callas la più autentica identità teatrale, è un personaggio che ha saputo anticipare le dark-lady del cinema noir americano. Opera di grande importanza quindi, capolavoro di Bizet, snobbata inizialmente dal pubblico, e ricordata qualche anno fa prima dal regista Rosi e poi anche da una pubblicità di detersivi…

Il rifacimento di Mark Dornford-May ambientato in un Africa assolata, rappresenta anche il suo esordio alla regia. La storia è la stessa, con l'unica variazione nei nomi, come uguali sono le musiche. Il tentativo di fondere il fascino della lirica, strumento prettamente teatrale, con il cinema, attraverso l'uso di telecamere a mano e grandangolo, è audace quanto difficile. E pone oggettivi dubbi di tipo trans-cinematografico e metafilmico: cosa rimane, in ultima analisi, di un capolavoro, se a questo togliamo quegli elementi che lo hanno reso tale? Esperimento.
Lo spettacolo è rappresentato sul grande schermo dalla compagnia Dimpho Di Kopane, di grande eleganza visiva, guidata dalla protagonista, Pauline Malefane, carismatica e tenace, coautrice anche dei testi e della traduzione di U-Carmen.Viene da chiedersi cosa avrebbe pensato Bizet di questa nuova trasposizione della sua Carmen, ma non lo sapremo mai. Del resto lo stesso sfortunato autore è all'oscuro anche del successo che arrise alla sua opera originale, morendo tre mesi dopo la prima rappresentazione…

Film difficile, senza girarci troppo intorno, ma coraggioso, a cui manca, forse, solo la magnificenza del Teatro. Perché questa volta, quella del Cinema, non basta.

Diego Altobelli (06/2006)
estratto da http://filmup.leonardo.it/ucarmen.htm

Genere - Musical


Fame - saranno famosi (2009)
Hairspray (2007)
High School Musical 3 - The Senior Year (2008)
Il mago di Oz (1939)
Once (2008)
Questo piccolo grande amore (2009)
U-Carmen eKhayelitsha (2006)

La voltapagine

Anno: 2006
Regia: Denis Dercourt
Distribuzione: Mikado

Storia di un lolita traumatizzata da una delusione infantile: la sua passione per il pianoforte interrottasi da una cocente bocciatura ad un esame di ammissione. Da quel giorno la giovane Melanie cova vendetta, un riscatto che sarà in grado di compiere quando si troverà a fare da governante prima e da voltapagine poi, alla stessa donna che fu la causa della sua ingiusta bocciatura: Ariane.

Debole la trama, improbabile e pure confusa (fino alla fine non risulta chiaro se Melanie si ritrova a casa di Ariane per caso o secondo una logica pianificata molto tempo prima...); dialoghi assenti, latitanti o dati per dispersi in una sceneggiatura che fa di tutto per non apparire tale (si giunge al colmo quando le due protagoniste finiscono per parlare incomprensibilmente di profumi e trucchi...); e una storia che davvero non riesce nemmeno nell'intento finale di dare dignità alla vendetta della "diabolica" lolita (in definitiva la sua sarà più una ripicca tacita dato che neppure rivelerà ad Ariane il motivo del suo gesto...). Un film insomma che non riesce nell'intento di trasmettere qualcosa, ma che regala un "simpatico" nudo, più o meno gratuito, volto a insinuare nello spettatore la possibilità di un fin troppo poco credibile rapporto saffico tra le due protagoniste...
Regia della serie "aspetta e spera" del regista Denis Decourt che ha all'attivo ben sei film dal 1998 a oggi e che grazie a "La voltapagine" è riuscito a realizzare il suo sogno di creare un trhiller sulla base della sua passione per la musica: infatti il regista è prima di tutto un insegnante di viola e di musica da camera al Conservatoire National de Region di Strasburgo. Incredibilmente però, il buon accompagnamento sonoro non porta la sua firma come invece era facile aspettarsi...

La lolita del film è stata premiata con il riconoscimento Napapijri per la miglior interpretazione al festival Noir di Courmayeur: interpretazione asciutta e comunque in linea con quanto accade (o non accade) nel film. Catherine Frot invece di maniera dopo aver interpretato più sentitamente il film "Eva, una relazione al femminile".

Diego Altobelli (12/2006)
estratto da http://filmup.leonardo.it/latourneusedepages.htm

Saw - L'enigmista

Anno: 2004
Regia: James Wan
Distribuzione: Eagle Pictures

Due giovani uomini, il chirurgo Lawrence Gordon e il fotografo Adam, si risvegliano storditi e affaticati sul pavimento di un lurido bagno situato, con ogni probabilità, in uno scantinato abbandonato. Vicino a loro solo il cadavere riverso di uno sconosciuto. Legati con delle robuste catene ad alcuni tubi di scarico e impossibilitati a fuggire, i due uomini devono sottostare al sadico piano di un pazzo che li sorveglia, e li intima, da una telecamera nascosta: se vuole salva la vita Gordon deve uccidere Adam prima delle ore sei, altrimenti sarà la sua famiglia a pagarne le conseguenze. I due, sempre più sconvolti, cercano di risalire mentalmente al vero motivo per cui si trovano incastrati in quella disperata situazione...

James Wan, qui alla sua prima regia per un lungometraggio, approda sul grande schermo tentando, con Saw-L'enigmista, di creare uno strano mix tra Seven di David Fincher e The Cube di Vincenzo Natali. Effettivamente le atmosfere claustrofobiche di Saw (che si ispirano cinematograficamente a quelle surreali di David Lynch) "si fanno sentire" e riescono nell'intento finale di trasportare il pubblico attraverso un sadico viaggio nella mente malata di un uomo. Il film quindi risulta coinvolgente e scorrevole, anche grazie all'espediente narrativo, piuttosto ricorrente in questo genere, di cercare di capire i veri motivi che spingono a un gesto folle e apparentemente privo di senso. Sul versante "negativo" si ha invece la sensazione che manchi una certa originalità e che a volte tale mancanza faccia stentare, per non dire "inciampare", la già timida debuttante regia di James Wan.

Infine le interpretazioni: purtroppo appaiono generalmente un po' "limitate" soprattutto i caratteri di Danny Glover e Monica Potter, che risultano interessanti ma un pò approssimativi; generalmente buone invece quelle dei due protagonisti Cary Elwes e Leigh Whannell.Il film comunque, che si avviava disperatamente verso un finale scontato e poco credibile, riesce a salvarsi in extremis grazie all'intervento di un climax a sorpresa davvero degno di nota.

Diego Altobelli (09/2004)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1112

martedì 2 settembre 2008

Kung Fu Panda

Anno: 2008
Regia: Mark Osborne, John Stevenson
Distribuzione: Universal Pictures

I ragazzi della Dreamworks colpiscono ancora una volta nel segno. Con “Kung Fu Panda” i registi Mark Osborne e John Stevenson giocano con i luoghi comuni delle arti marziali, proponendo una storia di crescita dalla facile immedesimazione.

Po è un giovane Panda che gestisce insieme al padre un piccolo ristorante. Un giorno, in seguito a una predizione che lo vuole come l’eletto Guerriero Dragone, Po si ritrova allievo della scuola di Kung Fu guidata dal maestro Shifu. Lì il giovane Panda deve confrontarsi con i duri allenamenti brillantemente superati dai suoi compagni di corso. Convincere Po che il Kung Fu è più importante del cibo, evidentemente, non è cosa facile…

Sarà che ogni volta che esce un nuovo film della Dreamworks tutti gridano al “nuovo miracolo digitale”. Sarà che la stessa casa di produzione ci ha abituato a prodotti di grande profondità, sia stilistica che narrativa. Oppure sarà la Voce di Fabio Volo (il dialetto bresciano in Cina, no grazie). Fatto sta che quest’ultima fatica in CGI scivola via, divertendo sì, ma senza lasciare il segno. Anche questa volta, verrebbe da dire. Si perchè guardando “Kung Fu Panda” si ha la netta sensazione che le idee comincino a scarseggiare. E come potrebbe essere altrimenti, vista la quantità di film d’animazione dello stesso genere che escono nelle sale? Prodotti troppo spesso concepiti a tavolino e sempre più lontani dalla vera ispirazione.
E’ il caso anche di questo Kung Fu Panda, dove le gag si fanno ironiche, ma facili, e dove si ride su luoghi comuni già collaudati in altre pellicole. La storia poi, già di per sé breve, non va oltre un combattimento finale poco incisivo e dall’esito scontato. Troppo, anche per un pubblico di giovanissimi.

Si può apprezzare la tecnica, come al solito superlativa. Ma ormai si ha la sensazione che queste pellicole in computer grafica somiglino sempre di più a vecchie e ricche signore anziane: senza molto da dire, ma in eterna competizione per sfoggiare il look meglio “rifatto”.

Diego Altobelli (09/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1923

Doomsday

Anno: 2008
Regia: Neil Marshall
Distribuzione: Medusa Film

Futuro prossimo. La Scozia viene contaminata da un virus sconosciuto ma letale che uccide tra atroci sofferenze chiunque ne venga colpito. Per fermare l’epidemia viene alzato un muro che separa la terra scozzese dal resto del Mondo. Trent’anni dopo lo stesso virus compare e comincia a uccidere anche a Londra. Il governo manda quindi una squadra speciale a trovare in Scozia un qualche sopravvissuto in modo da ricavarne un vaccino…

Già leggendo la trama appare evidente come il nuovo film del regista ormai di culto Neil Marshall (“Dog Soldier”, “The Descent”), non sia altro che un pretesto per sfornare un collage di varie pellicole, soprattutto degli anni Ottanta.
C’è di tutto, davvero, e si passa a rimandi spudoratamente evidenti a "Mad Max", a inseguimenti modello "Guerrieri della notte", passando per i recenti "28 giorni dopo" e "Resident Evil", per arrivare, piuttosto bruscamente, a mostrare il medioevo (!) di "Excalibur", con un'entrata in scena di un cavaliere con tanto di armatura scintillante.
Il perché di un operazione così spudoratamente pretestuosa è presto detto. Il film di Marshall vuole essere metafora critica dei tempi che stiamo vivendo, un retorico pamphlet anti-militare e pacifista che però cozza con una messa in scena caratterizzata da continue scene splatter.

Peccato anche per il cast, caratterizzato dalle recitazioni dei protagonisti Rhona Mitra, brava anche se scimmiotta la Jovovich dei "Resident Evil" e Bob Hoskins, come sempre versatile e di grande esperienza.
Poco altro da dire per un film che rinuncia presto a prendersi sul serio, trasformandosi da critica sociale e politica a bricolage stantio e prevedibile di molte pellicole.

Diego Altobelli (09/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1924

Piacere Dave

Anno: 2008
Regia: Brian Robbins
Distribuzione: 20th Century Fox

Eddie Murphy torna a far (sor)ridere il proprio pubblico di appassionati in un altro film che lo vede impegnato in un doppio ruolo da protagonista.

Un'astronave dalle sembianze umane precipita sulla Terra e più precisamente su Liberty Island. Gli ominidi che la comandano al suo interno hanno lo scopo di recuperare sul “pianeta verde” un misterioso oggetto che può salvare il loro pianeta da un disastro ambientale...

Prodotto per l'homevideo più che per il grande schermo, ormai Eddie Murphy sembra essersi adattato a sfornare prodotti gradevoli, divertenti persino a tratti, ma lungi dal ritenersi indimenticabili. E' il caso anche di questo "Piacere Dave" diretto da Brian Robbins, lo stesso che aveva già diretto il caratterista Murphy nella commedia "Norbit". Con lo stesso stile sfrontato e irriverente, senza però risultare mai offensivo e riuscendo a misurare con intelligenza i tempi comici delle varie gag. Queste ultime cavalcano un po' troppo il genere "cartoonesco" trovando nella scoperta di sé la giusta chiave di lettura e di interpretazione. Un film destinato a tutti, quindi, dal vago odore educativo e che è capace di intrattenere il pubblico di tutte le età.
La recitazione rimane sugli standard di sempre con un Eddie Murphy che si diverte ma che non si inventa nulla di nuovo. Brave invece le sue comprimarie femminili, Elizabeth Banks e Gabriel Union: abili nel gestire il capocomico proponendo spesso reazioni che sembra nemmeno lui aspettarsi.
"Piacere Dave", insomma, diverte. Per passare in spensieratezza qualche ora con tutta la famiglia.

Diego Altobelli (08/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1922