venerdì 27 giugno 2008

12

Anno: 2008
Regia: Nikita Mikhalkov
Distribuzione: 01

Remake di “La parola ai giurati” del 1957, che vide l’esordio alla regia di Sidney Lumet: “12” di Nikita Mikhalkov ne riprende il plot e lo attualizza alla odierna situazione politica russa. Il regista realizza un film caratterizzato da un ottima regia e da una sceneggiatura che nella lunga dissertazione sul libero arbitrio trova la sua legittimità.

All’interno di una palestra di una scuola elementare, dodici giurati si uniscono per deliberare la condanna di colpevolezza a carico di un giovane ceceno che ha ucciso il padre adottivo di origine russa. Sulle prime sembrano tutti d’accordo sull’esito della sentenza, quando però uno di loro esce dal coro e si schiera dalla parte di un verdetto di innocenza, i restanti undici cominciano ad avere il seme del dubbio…

Definire “12” un trhiller psicologico è, in effetti, piuttosto riduttivo. La pellicola di Mikhalkov – regista di capolavori come “Oci Ciornie” e “Pianola meccanica” - prende quasi da subito le sembianze di dramma esistenzialista. L’intento narrativo si rintraccia infatti in una lunghissima indagine sulla natura umana e sulla ricerca della verità, vista e raccontata attraverso i dodici giurati che, in un continuo andirivieni di rimembranze, rimettono in discussione i loro punti di vista e le loro convinzioni, in un’operazione che somiglia ad una rinascita personale.
Ottimi gli interpreti, tutti straordinariamente convincenti e tutti equivalenti sul piano dell’importanza narrativa. La loro prova attoriale colpisce e perfino commuove a tratti, sostenendo una sceneggiatura sì prolissa, ma priva di sbavature.
Magnifica invece la regia, con un momento in particolar modo (quello in cui si assiste alla simulazione da parte dei giurati del delitto preso in esame) che dimostra l’incredibile capacità di Mikhalkov di usare e trasformare il mezzo cinema in una perfetta macchina teatrale.

Diego Altobelli (07/2008)
estratto da www.tempimoderni.com

Un'estate al mare

Anno: 2008
Regia: Enrico e Carlo Vanzina
Distribuzione: Medusa

Sei storie, sei episodi staccati tra loro ma aventi lo stesso scenario balneare. Il “Cine-panettone” si trasferisce sulle spiagge italiche (diventando “Cine- cocomero”) per regalare la stessa dose di risate a buon mercato. Il risultato è la solita commedia volgarotta facile a vedersi, quanto a dimenticarsi.

Nicola, trasferitosi in Svezia anni prima, torna in Italia per riscattare l’onta di essersene andato con la nomea di cornuto. Così “affitta” una moglie e sparge la voce di possedere un ristorante a Stoccolma, dove invece è solo un cameriere. Italo e Luciana, rimasti bloccati in ascensore, consumano l’adulterio alle spalle dei rispettivi sposi che, a loro insaputa, ricambiano. A Capri, Dudù si finge gay per riuscire a vendere meglio gli articoli di antiquariato che ha nel negozio. A Porto Rotondo, in scena all’anfiteatro, un attore sordo non sente i consigli del suggeritore, e “La signora Montsoreau” di Dumas si trasforma in una farsa grottesca…

Facile prevedere il risultato al botteghino per l’ennesima pellicola dei fratelli Vanzina, che per il primo Cine-cocomero hanno pensato bene di iniziare col “botto” proponendo un cast ricco sia di talenti comici (storici e non), che di bellezze da capogiro. Peccato che poi il film sia sempre lo stesso e che all’orizzonte, invece di vedere una scialuppa di salvataggio, ci sia solo il solito mare di ovvietà e farse scollacciate e “facili”. La presenza di maestri della comicità come Lino Banfi, Ezio Greggio, e soprattutto Gigi Proietti non traggono in salvo un film che sui doppi sensi ha costruito la sua tradizione storica.

Stiamo alle solite, insomma, gli stessi personaggi, tra l’altro interpretati dagli stessi attori, e la solita demenziale sceneggiatura che però non nasconde – questa volta molto più di altre proprio a causa del chiassoso cast di stelle nostrane – la sua più intima e triste natura di vecchio comico perso sulle strade della trascuratezza.

Diego Altobelli (07/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/