giovedì 25 ottobre 2007

El pasado - Il passato

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - In concorso

Anno: 2007
Regia: Hector Babenco

Rimini è un giovane traduttore che decide di chiudere la sua storia d'amore con Sofia, durata dodici anni. Da quel momento Rimini comincia a frequentare diverse altre donne, si risposa, ha persino un figlio, ma Sofia non lo lascia in pace. Continua a perseguitarlo, a seguirlo, a comparire nella sua vita come se fosse un grottesco tormentone comico, un “leit motive”. Rimini decide quindi, un giorno, di avere con lei un ultimo chiarimento...

Pellicola toccante questa "El pasado", diretto con piglio artistico da Hector Babenco (conosciuto ai più per "I diari della motocicletta"). Questa sua ultima pellicola mette in scena un dramma dal carattere surreale , in cui assistiamo al lungo percorso di Rimini verso una consapevolezza, un chiarimento, con il proprio passato. Da qui il titolo del film, davvero ispirato, che mostra la difficoltà di un uomo di lasciarsi alle spalle i propri ricordi. Toccanti le musiche, dirette da Ivan Wiszgrod, e bravissimi gli interpreti su cui tutti spicca il bel Gael Garcia Bernal. Come faccia il ragazzo ad apparire così efficacemente esterrefatto durante tutto il film è un mistero: tragico, ma in senso buono.

Con una regia silenziosa e studiata, ma molto cauta per quanto riguarda le inquadrature, Babenco inscena quindi un dramma Brechtiano, la cui morale è da ricercare nel gesto compiuto alla fine dal protagonista. Infatti, sembra suggerire il regista, per fare i conti col proprio passato non bisogna sfuggirgli, ma accettarlo. Amarlo se possibile, fosse pure per l'ultima volta…

Diego Altobelli (10/2007)

Come d'incanto

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Alice nella città

Anno: 2007
Regia: Kevin Lima
Distribuzione: Warner Bros.

C’era una volta una ragazza di nome Giselle... Così comincia questa fiaba targata Disney che stupisce e incanta, proprio come suggerisce il titolo, con una produzione a metà strada tra il cinema d’animazione degli anni Novanta e una commedia sentimentale.

Giselle è una bellissima ragazza che vive in armonia, insieme a tutti i suoi amici animali, in una casetta nel bosco. Come tutte le ragazze delle fiabe anche Giselle sogna l’arrivo del principe azzurro. Ma proprio quando questo giorno sembra essere arrivato, Giselle cade in un pozzo magico che la proietta direttamente nel mondo degli esseri umani. In una Manhattan trafficata e piena di cinismo, Giselle riuscirà comunque a ritrovare il suo principe, anche se non sarà quello che si aspetta...

Briosa, fresca, intelligente commedia romantica che ricorda, per realizzazione, “The Pagemaster” del 1994, ma al contrario. In “Come d’incanto”, infatti, è il cartone animato a trasformarsi in film e non viceversa. La regia di Kevin Lima, già convincente autore del cartone “Tarzan”, riesce nel difficilissimo compito di rendere credibile un soggetto fiabesco. Quello che cattura del film di Lima, infatti, è la capacità di “giocare” con la consapevolezza di avere a che fare con un pubblico che conosce bene le fiabe. Luoghi comuni come mele stregate e specchi magici qui diventano solo il pretesto per convincere che, al di là di quelle, le vere magie esistono, e avvengono anche nel mondo vero. In una New York distratta, cinica e profondamente “difficile” in cui assistiamo al viaggio di Patrick Dempsey (il protagonista di “Gray’s anatomy”) e Amy Adams. Attori in forma che rompono gli schemi delle fiabe tradizionali, e che trascinano verso un finale in cui sopraggiunge anche Susan Sarandon: interpretazione perfetta nei panni della strega cattiva.

“Come d’incanto” tra canzoni e balli, incantesimi e magie, ruba qualche sorriso, strappa qualche risata e rinfranca lo spirito. Una simpatica commedia sentimentale che, inoltre, fa rimpiangere i bei tempi andati: quelli in cui i cartoni animati venivano realizzati a matita e china, con disegni bidimensionali e paesaggi colorati.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://filmup.leonardo.it/comedincanto.htm

Barcelona - Un mapa

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - In concorso

Anno: 2007
Regia: Ventura Pons

Barcellona. Sei persone vivono in uno stesso appartamento condividendone lo spazio. Quando uno di questi, il più anziano, decide di cambiare casa, chiede a tutti gli inquilini di incontrarlo per mettersi d’accordo sull’orario...Ventura Pons è regista le cui origini artistiche risalgono al teatro. Questo “Barcellona – Un mapa” conferma la sua formazione avvenuta come direttore teatrale e ne traccia un’ideale profilo artistico. Il film è interamente ambientato alla luce soffusa di un appartamento in cui (non) si muovono i protagonisti del film. La padrona di casa comincia a interrogare i vari inquilini per mettersi d’accordo sull’orario da dare all’anziano, divenendo un lungo dialogare volto a ripercorre i ricordi di ognuno. Ben presto, infatti, ci si rende conto che i vari dialoghi fanno parte in realtà di un discorso comune che ha come protagonista Barcellona, la città in cui è ambientata la storia. Per raccontarla Pons utilizza flashback brevissimi e inquadrature fisse spezzate, semmai, solo da dei controcampi tra i due personaggi parlanti.“Barcellona – Un mapa” è un film che intende scavare nell’identità di Barcellona. Il tentativo è buono, ma la realizzazione è tediosa e decisamente monocorde.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://filmup.leonardo.it/barcelonaamap.htm

Giorni e nuvole

Anno: 2007
Regia: Sivio Soldini
Distribuzione: Warner Bros.

Elsa e Michele sono una coppia sposata che vive comodamente e in condizioni agiate. Un brutto giorno però Michele perde il lavoro e per i due comincia un lungo calvario per cercare di sbarcare il lunario.Elsa rinuncia al suo impegno come restauratrice di affreschi storici, Michele accetterà persino di lavorare come pony exspress. Ritrovare il giusto equilibrio, quindi, non sarà facile...

Dopo "Agata e la tempesta" e "Brucio nel vento" Silvio Soldini torna al cinema proponendo un film toccante sulla precarietà del lavoro e la staticità della vita. "Giorni e nuvole" si "muove staticamente", lento ma inesorabile come una nuvola, con una regia volta a richiamare costantemente, attraverso continue allegorie (presenza di acquari, di foto, di affreschi e barche) l'immobilità della condizione sociale dei due protagonisti. Tutto il film va quindi interpretato in questo senso. Una riflessione a una situazione di staticità (vissuta a causa della perdita di lavoro e dell’incapacità di trovarne un altro) che però, come il restauro di un antico affresco, si muove verso la riscoperta del proprio sé. Un altro elemento che richiama questo concetto è rappresentato proprio dalla città in cui vivono Elsa e Michele, interpretati in modo profondo da Margherita Buy e Antonio Albanese, Genova: città che con il suo porto richiama lo stare fermi, come una barca, parcheggiati in attesa di ripartire. Ma per Soldini la ripartenza dei due protagonisti avviene dentro di loro: mettendosi alla prova, cercando nuovi lavori, rinunciando a sogni e cambiando vite. E i due si ritroveranno insieme, infine, maturi e consapevoli.“Finiti”come un vecchio affresco di cui diverranno parte integrante.
Bello.

Diego Altobelli (10/2007)
estratto da http://filmup.leonardo.it/giornienuvole.htm

martedì 23 ottobre 2007

Leoni per agnelli

Anno: 2007
Regia: Robert Redford
Distribuzione: 20th Century Fox

Avvincente e bellissima dissertazione sul vero ruolo che ha l'"uomo" nella risoluzione della guerra in Iraq e più profondamente sulla propria vita.

Due ranger dell'esercito degli Stati Uniti finiscono, durante una missione di infiltrazione in territorio talebano, su un crinale sperduto in mezzo alla neve. Mentre l'esercito si prodiga per salvarli, assistiamo a due conversazioni che stanno avvenendo parallelamente a quella situazione. La prima tra un Senatore repubblicano e una giornalista famosa, la seconda tra un professore universitario e un suo allievo promettente, ma privo di impegno.

Quando Robert Redford decide di dirigere un film, ormai è chiaro a tutti, come minimo bisogna aspettarsi una pellicola elegante, lucida e intelligente. "Leoni per agnelli" è tutto questo e molto di più. Redford mette a confronto il passato (interpretato nel lungo, magistrale, serrato duetto tra Tom Cruise e Meryl Streep), il futuro (discusso tra lo stesso Redford e il giovane attore Andrew Garfield), e il presente (con la vicenda dei due soldati americani) in uno scontro che avviene sullo stesso territorio concettuale: la volontà di fare e di essere nel mondo in cui si vive.
Sceneggiatura incisiva, che discute su tutto ciò che è avvenuto negli ultimi sei anni dopo l11 settembre, e che riesce con vero talento scrittorio, a descrivere i vari punti di vista con la stessa forza. Senza cioè mai eccedere verso una posizione rispetto che un'altra. Infatti, anche se intuibile la posizione politica di Redford nella "disputa" politica tra Iraq e America, nel film il regista non prende una posizione netta, ma si defila marginalmente ponendo la questione su prospettive più alte. Non è importante infatti ciò che è stato fatto, ma la posizione che si vuole prendere ora, per fermare, cambiare, o continuare una situazione che pare (pare) non aver altra prospettiva se non il collasso ideologico di entrambe le parti. Agire ora, dare leoni per agnelli o viceversa, ma decidere chi si vuole essere e prenderne coscienza.

Eccellenti gli interpreti, Meryl Streep e Robert Redford si litigano il film, ma Tom Cruise non è da meno e la sua interpretazione diviene tra le più riuscite degli ultimi anni. Bravo anche il giovane Andrew Garfield, convincente dall’inizio fino all’ultima, silenziosa, drammatica e inquietante scena del film.

Diego Altobelli (10/2007)

lunedì 22 ottobre 2007

Noise

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Premiere

Anno: 2008
Regia: Hanry Bean

David Owen è un signore con un’unica fissa: i rumori. Ovunque intorno a lui sente rumori molesti e insopportabili. Il traffico, le automobili, i camion della nettezza urbana, i martelli pneumatici. Un'orgia di suoni molesti che distolgono l'attenzione dell'uomo dai suoi impegni personali. David decide quindi di entrare in azione a cominciare dagli antifurti per le automobili. La sua sarà una crociata come quella di Don Chisciotte.

Hanry Bean è lo stesso regista del poco convincente "Basic instinct 2" uscito un paio d'anni or sono nelle sale. Abbandonando il campo del torbido, Bean si addentra in quello battuto dai giustizieri mascherati, proponendo un eroe piuttosto bizzarro che lotta contro l'inquinamento acustico che minaccia il nostro pianeta. “Noise” è una commedia leggera delineata da una sceneggiatura scoppiettante e grottesca. Sul piano della regia ciò che colpisce è l'uso enfatico degli effetti sonori. Questi, onnipresenti in tutte le scene, sono inseriti al fine di contrastare, con il loro disturbo, le scene rappresentate sullo schermo. Così, mentre ascoltiamo il dialogo tra il protagonista e la figlia in un momento toccante, in lontananza ci giungono rumori di clacson, martelli pneumatici, sirene, altro. E così si ripete per tutta la durata del film in ogni circostanza, in un meccanismo un po’ sadico di immedesimazione, ma decisamente efficace.

“Noise” è quindi un film caratterizzato da un’idea originale, un importante utilizzo del sonoro, e una sceneggiatura capace di strappare più di una risata. Il resto, a dire il vero, è poca roba (trama fiacca e recitazione nella norma), ma il film ha meriti sufficienti per soddisfare il pubblico in sala.

Diego Altobelli (10/2007)

Before the devil knows you're dead

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Fuori concorso

Anno: 2007
Regia: Sidney Lumet
Distribuzione: Fandango

I fratelli Andy e Hank Hanson, in grossa crisi economica, decidono di organizzare una rapina ai danni del negozio di famiglia: una gioielleria. Conoscono allarmi, tempi, combinazioni, e incassi. Tutto sembrerebbe far pensare quindi a un colpo perfetto, dove persino i genitori dei due finirebbero per guadagnarci grazie alle spese coperte dall'assicurazione. Il giorno della rapina arriva, ma qualcosa va inevitabilmente storto…

Soggetto in stile "fratelli Cohen" (che ricorda lontanamente "Fargo"), per un film raccontato tutto in flashback, alle volte anche forzandone l'utilizzo narrativo. Diretto da mano esperta da Sidney Lumet, molto abile nel tracciare i profili dei vari personaggi, "Before the devil you knows are dead" è un noir dall'animo esistenzialista. Il film di Lumet infatti, non si limita a raccontare una storia di rapine e tradimenti, ma indaga nelle coscienze dei personaggi finendo per inscenare una vera e propria tragedia di tipo "shakesperiano", in cui alla fine nessuno ne esce vincitore. Il tema del film è quindi la mancata realizzazione dell'essere umano, proiettata da tutta la famiglia Hanson, che tra droghe, sessi, armi e tranelli, finisce per perdersi in un finale "forte", lasciato volutamente sospeso e crepuscolare.

Bravissimi gli attori, tutti particolarmente coinvolti nel progetto finale per motivi di amicizia .

Diego Altobelli (10/2007)

Mongol

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - In concorso

Anno: 2007
Regia: Sergei Bodrov
Distribuzione: Bim

Nell'anno 1162 un Khan delle steppe ai confini tra Cina e Russia muore per avvelenamento, lasciando a suo figlio Temugin la successione di regnante col titolo di Khan. Ma il figlio ha solo nove anni, e la forza per governare la confusa e sparpagliata popolazione mongola arriverà solo in età adulta. Quella sarà l'inizio dell'era di Gengis Khan.

"Mongol" è un suggestivo affresco storico caratterizzato dalla regia dinamica di Sergei Bodrov (Oscar per "Il prigioniero del Caucaso" nel 1996), che ritma la pellicola alternando efficacemente combattimenti a scene introspettive. La prima parte, quella incentrata sul Khan bambino, è davvero degna di nota per la suggestione visiva con cui il tutto viene descritto. La seconda, in cui assistiamo alla presa di coscienza da parte del protagonista di divenire un unificatore per la propria Cina, più impulsiva, ma in generale godibile e con un combattimento finale davvero spettacolare. Entrambe, comunque,permeate di una sensazione di epicità che affascina e gratifica il pubblico. "Mongol" è un colossal storico in chiave mandarina, che riesce a risultare elegante e sobrio allo stesso tempo. Unico neo, a dire il vero non proprio trascurabile in un film di questo genere, è la descrizione che viene fatta del personaggio di Gengis Khan: raccontato come un assoluto "buono". Pacifico, credente, e mosso da veri ideali di giustizia e fratellanza. Così non fu, ma tra leggende e richiami mistici il film si lascia vedere, strizzando pure l'occhio a qualche eccesso stilistico che la regia di Bodrov si concede.

Diego Altobelli (10/2007)

domenica 21 ottobre 2007

Un'altra giovinezza - Youth without Youth

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Premiere

Anno: 2007
Regia: Francis Ford Coppola
Distribuzione: Bim

Dopo dieci anni di silenzio dal grande schermo Francis Ford Coppola torna dietro la cinepresa con "Un'altra giovinezza": film molto difficile e dall'anima intimamente contorta.

Il settantenne Dominic Matei viene colpito da un fulmine in un giorno di forte pioggia. Miracolosamente l'uomo non subisce danni permanenti, cominciando invece una sorta di rigenerazione fisica che lo porta a riavere l'età di 30 anni circa. Questa diventa l'occasione, unica per l'uomo, di tentare di portare a termine il lavoro della sua vita: un libro di ricerca sull'origine del linguaggio.

Coppola si lancia nel mondo del meta-linguaggio, proponendo un film di natura fortemente intima e dal carattere molto personale. Il regista abbandona i soggetti di stampo hollywoodiano producendosi un film, ispirato al difficile romanzo del rumeno Mircea Eliade, in cui indaga con passione nei concetti di superuomo, di identità, di spazio e di tempo, di origine delle cose, di conoscenza e di scienza, fino a ricercare l'origine di tutte le verità. Lento, estenuante e proteso verso l'incomprensibile, il film di Coppola è un viaggio troppo complicato per il pubblico "umano", raccontato in un arco narrativo che copre circa trent'anni e che cambia frequentemente protagonisti, punti di vista, e intenzioni finali. Un delirio cinematografico legittimato solo dalla grande esperienza del regista… Tutte queste considerazioni si fanno a una prima occhiata, ma "Un'altra giovinezza" non è solo questo. Coppola compie non solo un'indagine nel linguaggio, come la trama vuole far intendere, ma estende il discorso al Cinema stesso, suo campo di azione. E così assistiamo a scene proiettate al contrario (come quelle dei cinematografi di inizio secolo); fermi immagini e inquadrature fisse (come nel cinema muto); rallenty; montaggi alternati e continui come nei film di Griffith e Eiseinstein; passando per il cinema degli anni Cinquanta (ricordato nei titoli di testa e di coda); e alle ultime risonanze tematiche degli ultimi anni (la ricerca del super-io, i noir, il genere storico, ecc).

Francis Ford Coppola quindi stupisce e stranisce allo stesso tempo. Rimane la sensazione che il suo sia un film non del tutto riuscito, e che di fondo sia il risultato di un sessantenne annoiato.
Però, come regista e come Cinema, che classe!

Curiosità: Il regista si è affidato per il montaggio al grande Walter Murch, suo collaboratore da oltre 40 anni...

Diego Altobelli (10/2007)

Caotica Ana

Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - In concorso

Anno: 2007
Regia: Julio Medem

Ana è una ragazza sognatrice e di natura selvaggia. Quando gli viene proposto di cominciare una nuova vita in una comunità di artisti a Madrid, a lei non sembra vero. Lì conosce Said, giovane introverso con cui instaura una relazione sentimentale molto forte. Proprio questa relazione la porta, infatti, ad avere frequenti flash di vite passate...


Julio Medem è un regista spagnolo che si è fatto conoscere soprattutto grazie ad una pellicola: "Lucia y el sexo". E proprio da quella Medem sembra ripartire per raccontare la vicenda sospesa di Ana, ragazza disordinata e dall'animo profondamente inquieto. Per descrivere il suo squilibrio, Medem si affida a un conto alla rovescia volto a scandire gli strati di coscienza della ragazza. Infatti, un pò come accadeva in "Cuore sacro" di Ozpetek, anche Ana scoprirà di essere una sorta di madre degli esseri viventi, che attraverso il processo di morte e rinascita intende inviare un messaggio di salvezza. La regia di Medem, che non abbandona l'attenzione per il sesso, si appoggia qua e là anche all'animazione, facendo muovere i disegni realizzati dalla protagonista in un mix confuso e poco chiaro sul piano delle intenzioni. E se pure si prova a credere nel progetto ambizioso del regista, lo stesso si perde in un finale stanco sia nel proporre idee, e sia nel risolvere quelle messe in campo precedentemente.

La defecazione di Ana rappresentata nel finale, infine, non ha altra volontà che quella di scioccare lo spettatore. Così non è, e sembra più un pensiero espresso a voce alta...

Diego Altobelli (10/2007)