sabato 28 maggio 2011

Una notte da leoni 2

Anno: 2011
Regia. Todd Phillips
Distribuzione: Warner Pictures

Due anni dopo il matrimonio dell’amico Doug, ora è Stu quello prossimo alle nozze niente meno che con una bellissima tailandese. Convinto dai compagni di sempre, Stu decide malvolentieri di invitare al matrimonio anche Alan, l’amico pazzerello che li aveva drogati durante l’addio al celibato in quel di Las Vegas. Arriviamo dunque alla notte prima del fatidico giorno. Un falò sulla spiaggia. Una birra da sorseggiare e due chiacchiere tra amici. Una serata tranquilla. In tre si risveglieranno da qualche parte a Bangkok...

Todd Phillips torna a dirigere la compagnia di smemorati che hanno fatto la sua fortuna a Hollywood. E c’è un po’ di aspettativa, inutile negarlo. Anche perché il primo episodio aveva davvero steso tutti... Sì, ma per le risate. Replicarne il successo era difficile e Todd Phillips, per non rischiare, gioca d’astuzia. Prende un’ambientazione asiatica come Bangkok, per definizione "sopra le righe" e ricalca la sceneggiatura del film precedente. Avremo quindi un prologo, un epilogo, e in mezzo un "risveglio" che in qualche modo sono i medesimi. Al posto della tigre compare una scimmietta. Al posto del loro migliore amico, i tre cercano il fratello della sposa.
Invece della bella Heather Graham, troviamo come guest star Paul Giamatti... Insomma, cambiano i fattori, ma l’equazione rimane la medesima. In effetti si ride più sull’aspettativa di ciò che potrebbe accadere. Fa ridere più la situazione in se stessa, che il suo sviluppo, insomma. Ed è anche per questo che la nuova pellicola di Phillips si può considerare riuscita a metà.

I punti forti comunque non mancano. Bradley Cooper, Ed Helms e Zack Galifianakis sono un trio collaudato. Ed è grazie al loro talento comico che il film strappa risate a ogni scena. Si esce dalla sala con la mascella dolorante ripensando all’assurdo, demenziale contesto che i tre hanno vissuto. Bangkok viene ripresa con piglio folle ed esagerato. Un luogo in cui monaci buddisti si ritrovano in locali di prostitute, o dove le scimmie vengono addestrate ad essere perfetti corrieri della droga. Come anche aveva fatto Las Vegas, è il luogo a suggerire la trama e non viceversa.

Il deja- vu che ne viene fuori è un post sbornia da panico. In un certo senso, "Una notte da leoni 2" è un seguito perfetto. Non perché aggiunga effettivamente qualcosa di nuovo. Ma perché ti ricorda quanto era stato bello il primo addio al celibato, e te lo fa rivivere.

Diego Altobelli (05/2011)

Mr. Beaver

Anno: 2011
Regia: Jodie Foster
Distribuzione: Medusa Film

Ci sono varie ragioni per cui vale la pena andare al cinema e godersi questo “Mr Beaver”, Fuori Concorso a Cannes 2011 nonché ultima fatica registica dell’attrice Jodie Foster (due volte premio Oscar come miglior attrice). Ma la prima che viene in mente è che a stento troverete un Mel Gibson altrettanto umano, toccante e vero come in questa pellicola. Si abusa spesso dell’espressione “stato di grazia”, ma in questo caso gli calza a pennello.

Trama difficile e scomoda. Il maledetto parassita della depressione ha preso la vita di Walter Black. Prima sofisticato imprenditore di una ditta di giocattoli di successo; improvvisamente ombra di se stesso. Senza stimoli, senza gioie, senza voglia di vivere. Come lui stesso ammette a un certo punto, “tra lui e il balcone al decimo piano di un palazzo” c’è solo un orsetto. Beaver, appunto. Parlando attraverso la buffa marionetta che si porta dietro, Walter pare ritrovare coraggio. Sarà così veramente? E quanto può durare?

E se Mel Gibson, con i suo trascorsi dietro le sbarre e le denuncie di maltrattamento (al punto che nessuno pareva più volerlo a Hollywood) è il traino principale di questa pellicola – vederlo muovere la marionetta per rispecchiare le emozioni è il vero spettacolo -, non mancano altre ragioni di peso. Parliamo ad esempio di coraggio. E ci voleva una donna, guarda un po’, per tirare fuori gli attributi a questo cinema hollywoodiano impantanato tra supereroi e super remake. Jodie Foster, che a dirla tutta come regista non aveva brillato come da attrice (sua la regia di “Il mio piccolo genio” del 1991, e “A casa per le vacanze” del 1995), in questa occasione dimostra di sapere il fatto suo. Ottime alcune intuizioni, come il dualismo esistente nel film tra padre e figlio, un Anton Yelchin (qualcuno si ricorda dell’ottimo “Charlie Bartlett”?) qui studente e scrittore; o il saper mediare tra commedia e dramma in un equilibrio vacillante, che richiama idealmente la terribile malattia del protagonista. “Mr. Beaver” è allora anche un film sui rapporti famigliari, e su come il modo di relazionarsi finisca per essere una fitta rete di decisioni e scelte che condizioneranno altri, nel bene e più spesso nel male. Ambizioso, ma riuscito esempio di buona sceneggiatura, insomma, ad opera di Kyle Killen, insospettabile autore televisivo.

Jodie Foster tra ragione e pazzia trova la sua impronta registica. Con delicatezza e realismo, “Mr. Beaver” vi commuoverà e vi farà sorridere. E vi interrogherà su cosa state cercando davvero. Perché tutto è bene quel che finisce, punto. La Foster chiude lì la frase.

Diego Altobelli (05/2011)

Fast & Furious 5

Anno: 2011
Regia: Justin Lin
Distribuzione: UIP

Brian e Mia aiutano Dominic Toretto a fuggire di prigione. I tre si rifugiano allora a Rio de Janeiro dove finiscono in un brutto giro di auto rubate orchestrato dal mafioso Reyes. Brian e Dominic decidono di sventare il piano del bandito e impadronirsi dei suoi soldi. Ma per farlo, occorrerà mettere in piedi una squadra...

La parabola della saga di Fast e Furious non è affatto uniforme. Dopo il primo episodio dobbiamo infatti aspettare il quarto episodio per rivedere Vin Diesel e Paul Walker di nuovo insieme. In mezzo un secondo capitolo dimenticabile e un terzo ambientato a Tokyo assimilabile al gruppo di quelle pellicole che in gergo vengono definite spin-off. E se il quarto aveva divertito parecchio, questo quinto conferma tutti gli ingredienti che hanno fatto celebre la saga, aggiungendoci un pizzico di novità. Questa volta infatti, i nostri devono concepire un vero piano alla “Ocean Eleven”, tanto per rimanere in campo cinematografico. Ed è davvero azzeccata la trovata di coinvolgere nell’arduo compito (basti dire che l’inseguimento finale del film è il più improbabile e riuscito di tutti!) anche i personaggi secondari di tutte le pellicole. In questo modo, il regista Justin Lin e lo sceneggiatore Chris Morgan con un colpo di coda sono riusciti a donare all’intera saga quella continuità che mancava. Chapeau!

Su tutti gli attori poi, spicca un solo nome su tutti: Dwayne – The Rock – Johnson, più famoso come wrestler che come attore (“Il re scorpione”, “Doom”) capace di dare, pure involontariamente, una vena grottesca a tutta la vicenda. E la scazzotata tra lui è Vin Diesel è un autentico capolavoro di "machismo".

Inseguimenti, sentimenti a buon mercato, un sacco di soldi, personaggi "machi", femmine che scottano. Insomma un divertimento assoluto. Dopo i titoli di coda, godetevi il finale segreto!

Diego Altobelli (05/2011)

Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare

Anno: 2011
Regia: Rob Marshall
Distribuzione: Walt Disney Pictures

Per questo quarto capitolo de “Pirati dei Caraibi”, la Disney Pictures decide di cambiare il timoniere, nella speranza che ciò possa giovare agli introiti della caravella, sempre in calo di spettatori, tanto da presagirne il definitivo ammainare delle vele. Ma qui siamo al cinema – il cinema di Hollywood e dei grandi numeri – e prima di rinunciare a un trand “forte” come quello dei pirati ci si pensa due volte. E così ecco che Gore Verbinsky (regista dei primi tre capitoli) cede la partita a Rob Marshall (premio Oscar per Chicago e autorevole regista di “Memorie di una Geisha”) e si decide di andare... avanti tutta.

Il pirata Jack Sparrow, in fuga dalle guardie del re, si rende conto che qualcuno in città si spaccia per lui per formare un equipaggio e andare alla ricerca della fonte dell’eterna giovinezza. Scopre così che colui che ha rubato la sua identità altro non è che una lei, e più precisamente Angelica, la figlia del diabolico pirata Barbanera. Jack e Angelica, anche complice un’antica passione, decidono di unire le forze per ritrovare la fonte prima del padre di lei...

Dopo i troppo roboanti ultimi due capitoli, con “Oltre i confini del mare” si torna un pochino ai toni del primo (e più bello) episodio della serie. Una trama più semplice e lineare e un cast meno ricco di prime donne facilita il compito a Rob Marshall che trova lo spazio per confezionare un paio di scene davvero niente male. L’attacco delle sirene, una su tutte, ma ancor più degno di nota è l’incontro tra Jack e Angelica: in penombra, si affrontano a singolar tenzone uno mimando le mosse dell’altra. Non male. E non male neppure la recitazione dei due protagonisti. Johnny Depp sembra con Penelope Cruz aver trovato la sua spalla ideale e deve stare molto attento perché non sono poche le occasioni in cui l’attore, proprio come un pirata si farebbe sedurre da una bella donna, rischia di rimanere senza scena.

Come per il resto della saga permane la sensazione, guardando “Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare”, che si subisca lo spettacolo. Troppi inseguimenti, troppe urla, troppe esplosioni... Che lo spettatore insomma sia solo un visitatore distratto. C'è davvero poco tempo per pensare a ciò che si sta vedendo. Colpa della Disney. Qualcuno potrebbe chiamarla “maledizione”.

Diego Altobelli (05/2011)

Thor

Anno: 2011
Regia: Kenneth Branagh
Distribuzione: UIP

Più utile come prequel per il prossimo, attesissimo "The Avenger", che come film a se stante il "Thor" di Kenneth Branagh tenta comunque di dire la sua nell'ormai affollatissimo panorama di film tratti da fumetti. La Marvel gioca d’astuzia scegliendo il regista shakeasperiano Ken Branagh per questa incarnazione live action del dio del tuono, così da portare a casa un risultato comunque dignitoso. Anthony Hopkins nei panni di Odino e una Natalie Portman “prima dell’Oscar” aggiungono numeri, ma forse non bastano.

Thor, figlio di Odino, è prossimo a salire al trono di Asgard, ma l’attacco improvviso dei giganti di ghiaccio e il carattere inquieto gli fanno prendere una decisione poco saggia. Preso dalla foga di dimostrare di essere un degno re, si lancia con un manipolo di amici in uno scontro con i giganti mettendo a rischio l’equilibrio del regno. Infuriato per l’insano gesto, Odino bandisce Thor sulla Terra, privandolo anche dei suoi poteri. Il principe esiliato dovrà dimostrare di essere degno di impugnare ancora il martello Mjolnir, e smascherare il piano di suo fratello Loki, dio dell’inganno.

Con un pizzico di fantasia questo “Thor” si potrebbe definire come una versione alternativa dell’“Hulk” diretto da Ang Lee. Torna il tema del conflitto col padre; l’ambientazione desertica; i militari; uno scontro tra i giganti... Certo, qui c’è una Asgard che difficilmente ritroveremo così splendente in altre pellicole, ma i punti a favore della pellicola si fermano all’ambientazione e alla parte relativa al mito degli dei nordici. A differenza del film di Ang Lee, a Kenneth Branagh manca il guizzo d’autore e l’audacia. Per dirla tutta ci sembra esagerato scomodare Shakespeare per parlare di questo fumettone con protagonista un “biondino” poco convincente.

Vediamolo allora come prequel. A breve uscirà “The Avenger” (estate 2012), che vedrà sul grande schermo Thor, Iron Man, Capitan America e Hulk uniti in una sola squadra, ed è probabilmente in quest’ottica, e solo in questa che va visto “Thor”. Bello il cameo di Occhio di Falco nello Shield; carino il riferimento a Tony Stark e alle sue armature... Ma tutto questo al non appassionato non dirà niente. E tutto sommato, neppure all’appassionato. Noiosetto.

Diego Altobelli (05/2011)