
Regia: Ethan e Joel Coen
Distribuzione: Uip
Il nono romanzo di Cormac McCarthy - premio Pulitzer per “La strada” e considerato lo “Shakespeare dell’Ovest” - viene preso a modello dai fratelli Coen per realizzare il film omonimo “Non è un Paese per vecchi”. Dalla prosa asciutta, ma straordinariamente incisiva, dal testo di McCarthy emergevano tutti gli elementi che lo resero celebre ai lettori: i personaggi emarginati e disperati; l'importanza per l'ambientazione e per i paesaggi, che divengono parte integrante della narrazione; la capacità di comunicare sentimenti e sensazioni che trascendono il contesto narrativo, assurgendo a metafora dei tempi che mutano. E proprio su questo concetto, sull'ineluttabile passaggio delle generazioni, che si basa il noir fortemente d'autore dei fratelli Coen: uno dei migliori noir degli ultimi tempi e in assoluto una delle pellicole più incisive dell’anno.

Nell’ultima fatica dei fratelli Coen non bisogna ricercare la verosimiglianza delle situazioni o la logicità dei passaggi narrativi. I Coen, rimanendo fedeli al loro modo di fare Cinema, raccontano una storia che nella sua tragicità rivela tratti grotteschi quanto emozionanti.
Con “Non è un Paese per vecchi” i fratelli Coen confermano che è con il genere noir, già sperimentato con “Fargo” e “L’uomo che non c’era”, che esprimono al meglio la loro estetica cinematografica. In questo caso superandosi, descrivendo una storia che come una spirale si addentra sempre più in profondità, continuando all’infinito. E’ il tempo che passa, che non dà spiegazioni ma trascina tutto con sé.
Non sapremo mai per cosa servivano i soldi rubati; non ci verrà rivelato nulla sulle fazioni che si sono ammazzate; neppure sui personaggi principali - interpretati in modo impeccabile e suggestivo dai mostri sacri Bardem, Jones e Brolin - ci verrà rivelato qualcosa di utile. Di fronte a tanta desolazione motivazionale, la stessa rappresentata nel film nell’ambientazione messicana e di confine, allo spettatore rimane solo il senso per la sopravvivenza e il tempo che (s)corre, come si trattasse di un killer che insegue la sua preda, portando con sé l’enigmaticità dell’esistenza.

Un film che è un gioiello raro.
Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1828