venerdì 15 febbraio 2008

Away from her - Lontano da lei

Anno: 2006
Regia: Sarah Polley
Distribuzione: Videa CDE

Sposato da cinquant’anni con Fiona, Grant scopre che sua moglie ha il morbo di Alzheimer. Per lui comincia un estenuante lotta contro la perdita di memoria della compagna…

Al suo esordio alla regia Sarah Polley decide di adattare il racconto di Alice Munro “Lettere dall’Islanda”, per raccontare la solitudine in una coppia di anziani. La regia, dai toni sospesi e silenziosi e poggiata ad ispirazioni poetiche, segue il naturale trascorrere del tempo che segna l’inevitabile degenerazione mnemonica della protagonista Fiona, interpretata da una convincente Julie Christie. L’utilizzo dei flashback, inoltre, inseriti adeguatamente nel contesto narrativo caratterizzato dai continui lapsus mnemonici della protagonista, riesce a dare la giusta profondità alla pellicola.

Un film quindi certamente sentito e impegnato, dove palese è la partecipazione sia della regista che degli interpreti. Malgrado ciò, purtroppo, il film scivola via rischiando di non rimanere impresso. Di non toccare, insomma, le giuste corde emotive dello spettatore, che tutt’al più se le sentirà solo sfiorare.
Come un ricordo che non riesce a focalizzare.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1824

Lo scafandro e la farfalla

Anno: 2207
Regia: Julian Schnabel
Distribuzione: Bim Distribuzione

Nel dicembre del 1995 un ictus colpisce il caporedattore della rivista “Elle”, Jean-Dominique Bauby. Risvegliandosi dal coma durato alcune settimane, l’uomo scopre di essere completamente paralizzato. Solo l’occhio sinistro si muove ancora. Comunicando attraverso il battito di ciglia Jean-Do ha la forza di dettare il libro che ha ispirato questo film…

Julian Schnabel è regista di talento che ha saputo affermarsi proprio grazie a film-bio, pellicole tratte da storie vere. “Lo scafandro e la farfalla” pare chiudere così una trilogia iniziata idealmente con “Basquiat” nel 1996, sulla vita del primo artista di colore a ricevere un riconoscimento internazionale, e proseguita nel 2000 con “Prima che sia notte” – in cui raccontava la vita dello scrittore Reinaldo Arenas (interpretato dal grande Javier Bardem).
Nel film “Lo scafandro e la farfalla” l’occhio sinistro del protagonista diviene l’unico punto di vista usato dalla telecamera per raccontare il film. La scelta coraggiosa della regia è sostenuta soltanto da alcuni flashback che intervengono, di quando in quando, per spiegare la condizione e il carattere anche ironico di Jean-Do. Ed è proprio grazie a questa ironia, la stessa che emergeva dal testo scritto, che il film riesce, malgrado le terribile premesse, a far sorridere e ad appassionare il pubblico.
Bravissimi gli interpreti, tra cui spiccano i protagonisti Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, e Max von Sydow e ottimo il montaggio.

Il film ha vinto il premio come Miglior Regia al Festival di Cannes 2007, e nel 2008 ha ricevuto i Golden Globe per Miglior Film Straniero e Miglior Regia.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1823

giovedì 14 febbraio 2008

Buon S. Valentino!


...A tutti i cuori che transitano su questa rotta auguro un

BUON S. VALENTINO!

Parlami d'amore

Anno: 2008
Regia: Silvio Muccino
Distribuzione: 01 Distribuzione

Accozzaglia confusa e mal ispirata di varie pellicole e film appartenenti alla Storia del Cinema: "Parlami d'amore" segna l’esordio alla regia di Silvio Muccino, fratello del più collaudato Gabriele.

Sasha è un ex-tossicodipendente che sta cercando, faticosamente, di tornare alla vita lavorando come restauratore in una vecchia villa di Roma. Nicole è una quarantenne che, a seguito del suicidio del suo ex-compagno, ha deciso di risposarsi e controllare ogni attimo della sua vita. Quando i due si incontrano a seguito di un incidente stradale scoppia un amicizia destinata a trasformarsi in qualcosa di più profondo. L'amore però, passerà attraverso la resa dei conti con i loro rispettivi passati...

A dirla tutta ciò che irrita maggiormente di "Parlami d'amore" non è la regia, sì claustrofobica, ma sufficientemente autoriale per un film d'esordio. E non è neppure la recitazione, tutto sommato negli standard del cinema italiano attuale: con una Crescentini brava nel ruolo della dark lady, e una Aitana Sànchez-Gijòn matura quanto basta da rendere il suo personaggio credibile e supportare l’impulsiva interpretazione del giovane Muccino. Quello che invece irrita maggiormente del film "Parlami d'amore" è la presunzione, la sottile arroganza che emerge dalla pellicola. Silvio Muccino sfrutta il tema della droga per parlare di un amore che risulta piuttosto inconsistente. "Intelligentemente" il regista decide di non mostrare il passato descritto, ma lo racconta attraverso sessioni interminabili e stomachevoli di dialoghi mai ragionati e troppo spesso urlati, figli di una sceneggiatura e una storia densa di stereotipi e quindi inverosimile. Quello che si forma sullo schermo è un insieme risibile di idee e situazioni che non hanno nulla a che vedere con il tema dell'amore, né con quello della droga, né ancora con il ricordo, in un vertiginoso tentativo di nobilitare il tutto con una serie di citazioni inconcludenti. Si va dalla violenza “tossica” stile "Arancia meccanica", all'amore sulla falsariga di "Paradiso perduto" di Milton, alle feste di perdizione già viste in "Eyes wide shut", alle corse stile "Jules e Jim", fino ad arrivare all'"Atalante" di Jean Vigo, che Muccino decide di omaggiare con l'unica immagine del film in cui si legge il nome del battello...

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1821

lunedì 11 febbraio 2008

30 giorni di buio

Anno: 2008
Regia: David Slade
Distribuzione: Medusa Film

Tratto da un fumetto edito da Dark Horse, “30 giorni di buio”, ultima fatica di David Slade prodotta da Sam Raimi, esce nelle sale sulle orme di un rilancio cinematografico dei vampiri che ha investito le pellicole di Hollywood negli ultimi tempi.

La cittadina di Barrow, a Nord dell’Alaska, ogni anno rimane 30 giorni avvolta nelle tenebre. La mancanza del sorgere del Sole da occasione ai vampiri di attaccare i cittadini…

Per “30 giorni di buio” Sam Raimi dovrebbe garantire la qualità sopra la media, ma così, purtroppo, non è soprattutto per via della debole trama che, malgrado sia sostenuta da una sceneggiatura incalzante, non convince e risulta troppo condizionata da forzature drammatiche. Infatti, i trenta giorni “di notte” passati dai protagonisti - l’unico bravo è Josh Hartnett - risultano poco credibili nel loro susseguirsi nel tempo. Nello specifico non è chiaro come i personaggi, prima nascosti in una soffitta, poi in un magazzino e infine in una vecchia fabbrica, sopravvivano alla fame, alla notte e, soprattutto, ai vampiri. Sarebbe bastato poco per ovviare a un tale problema (ad esempio mostrando i personaggi mangiare o fare turni per dormire...), ma il regista non se ne cura e punta tutto sull’aspetto visivo. Quest’ultimo è buono, anche perché condizionato dalle intuizioni del fumetto, ma da solo non basta e da l'idea di essere sostanzialmente sprecato.
Peccato perché - mi dicono - il fumetto da cui è tratto pare essere buono. Il film invece sembra un insieme mal assortito di idee rubate a qualche vecchio film di John Carpenter: “Distretto 13”, “La cosa”, “Fantasmi da Marte”.

Diego Altobelli (02/2008)