venerdì 11 maggio 2012

Dark Shadows

Anno: 2012
Regia: Tim Burton
Distribuzione: Warner Bros.

A essere sinceri non sono in molti a ricordare la serie “Dark Shadows” andata in onda dal 1966 al 1971 negli States, prima soap opera nella storia della televisione che avesse a che fare con fantasmi e, in generale, con il soprannaturale. Dice: ok, quindi? Quindi quel “furbacchione” di Tim Burton decide di riesumare (mai termine è stato più calzante) il plot della serie, darla in mano ai suoi attori preferiti e vedere cosa succede. Ne esce un esempio di script creativo a basso consumo.

Dopo duecento anni la tomba di Barnabas viene riaperta e il vampiro liberato. Barnabas però si accorge di trovarsi negli anni Settanta e che il maniero di Colinwood è ancora lì, in rovina e con tutti gli eredi pronti a darsi battaglia. Tra segreti e antichi incantesimi, Barnabas dovrà trovare un modo per sconfiggere la strega che lo ha trasformato in un vampiro e sanare i malumori in famiglia…

Diciamocelo chiaramente, di primo acchito, questo “Dark Shadows” sembra l’ennesima occasione per Johnny Depp di mettersi quintali di trucco in faccia e gigioneggiare in un universo dark costruito su misura. Beh, anche di secondo acchito. Ok, pure al terzo. La prima parte è una commedia scritta con la mano sinistra: gag che giocano sul risveglio del vampiro negli anni Settanta e l’incontro con la famiglia. Si sbadiglia, ma si va avanti. E’ pur sempre Tim Burton! Nella seconda parte le cose si fanno più calde. I segreti nascosti dalla trama cominciano a emergere e così pure i personaggi, con Eva Green che giganteggia su tutti. Un po’ omaggio agli anni Settanta, un po’ commedia nera barra critica alla società moderna barra perversione personale, tutto come desidera Burton il film si lascia vedere, ma sincerante senza infamia e senza lode. Echeggia atmosfere pop. Ricorda diversi video musicali. Forse compare pure Alice Cooper. Il regista mai contento chiama alle armi un cast stellare. Michelle Pfeiffer non invecchia più. Helena Bonham Carter fa lo stesso film da circa vent’anni. Eva Green mostra il decolté e distrugge la stanza in una sessione di sesso. Tra realtà e fantasia.

Il solito film per gli amanti di Depp prima che di Burton. L’attore e il regista, l’uno feticcio dell’altra. Una strana entità nauseante che si auto fagocita, riproponendosi e riesumandosi, nella speranza di reinventarsi. Vi piacerà se amate l’uno o l’altra. Ma è una tristezza.

Diego Altobelli

Curiosità: Se sono in pochi a ricordarsi della serie tv, forse sono perfino meno a ricordarsi che nel 2004 il regista australiano P. J. Hogan (lo stesso di “I love Shopping” per capirci) aveva già diretto per la televisione un omonimo film ispirato alla serie. Inconsistente e disperso nell’etere. “Dark Shadows” forse non è così di culto come viene definita da tutti, ma lo diventa di sicuro se alle spalle c’è la premiata ditta Burton – Depp. Tutto chiaro: quando c’è il traino giusto, c’è tutto.

The Avengers

Anno: 2012
Regia: Joss Whedon
Distribuzione: Walt Disney

Con “The Avengers” il film evento del 2012 arriva nelle sale. Anzi, di più. Per tutti gli appassionati di comics americani il film “The Avengers” è forse la pellicola più attesa di sempre. Anche perché alla Marvel sono stati bravi a creare, attraverso i film di Hulk, Iron Man, Capitan America e Thor, la giusta aspettativa. Usciti in ordine sparso negli ultimi cinque anni, questi rappresentano gli ideali antefatti della pellicola diretta da Joss Whedon, autore della serie culto “Buffy – The Vampire Slayer”. Ma volendo esagerare era forse dal 1963, anno della loro prima comparsa a fumetti, che i lettori bramavano di ammirare i Vendicatori sul grande schermo. Aspettatevi, quindi, di tutto!

Durante un esperimento per testare le potenzialità del fantomatico cubo cosmico, nel laboratorio dello S.H.I.E.L.D. irrompe Loki, fratello del dio del tuono Thor, e si impadronisce dell’artefatto magico. Per recuperare il maltolto e salvare il mondo da una imminente invasione aliena, Nick Fury, capo dello S.H.I.E.L.D., decide di formare una squadra composta dai più potenti eroi della Terra. E’ così che Capitan America, Thor, Iron Man e Hulk, seguiti da Occhio di Falco e Vedova Nera, formano i Vendicatori. Saranno loro a fermare la folle ascesa del dio dell’inganno…

Notevole giocattolo di grana grossa. “The Avengers” è un tripudio di effetti speciali, battute a raffica, machismo spinto e super imprese. Ed è esattamente ciò che ci si aspettava! Si fatica un po’ all’inizio a lasciarsi prendere, complice anche una trama semplice come una linea retta e un super cattivo che si rivela privo di spessore. Fortunatamente, nella seconda parte emergono i caratteri dei protagonisti e le cose si fanno via via più interessanti. Gli eroi cominciano a menare le mani più o meno alla cieca e vengono circondati da situazioni catastrofiche. Fino al combattimento finale, una vera e propria apoteosi di effetti speciali e orgia di poteri. Viene da dire che abbiamo dovuto aspettare circa cinque anni per vederli in azione tutti insieme, ma ne è valsa la pena. I Vendicatori, diretti da Whedon, che ci regala un meraviglioso piano sequenza tra i palazzi di Manhattan in fiamme, diventano eroi cinematografici prima che fumettistici. E’ un film maturo, insomma, che malgrado le calzamaglie ha perso quasi totalmente la propria matrice fumettistica, un po’ come era avvenuto a “X-Men: First Class”.

Ottimo il cast, dove spicca su tutti Robert Downey Jr. E’ lui a dettare i tempi, in battaglia e non. Scarlett – bella presenza – Johansson non convince granché, ma si lascia ammirare. Menzione d’onore al semi sconosciuto Clark Gregg che interpreta Phil Coulson: l’agente che recluta la squadra. Ci ricorda che sono le responsabilità quotidiane a renderci eroi. Super o no.

Diego Altobelli (05/2012)

Romanzo di una strage

Anno: 2012
Regia: Marco Tullio Giordana
Distribuzione: 01 Distribution

Gli autori del bel “La meglio gioventù” - fecero tanto parlare di sé arrivando a ventilare anche una possibile rinascita del cinema italiano - tornano con un’altra opera complessa e storicamente collocata. Marco Tullio Giordana alla regia e il duo Stefano Rulli e Sandro Petraglia alla sceneggiatura per orchestrare un vero e proprio colossal in piena crisi economica. Là dove non arrivano gli effetti speciali, arriva il nutritissimo cast e la ricostruzione storica che rasenta la perfezione.

Ispirato nel titolo da un noto articolo scritto dal maestro Pasolini sul Corriere della Sera (“Cos’é questo Golpe? Il romanzo delle stragi”, 14 novembre 1974), il film ricostruisce con piglio giornalistico gli eventi che portarono alla strage di piazza Fontana a Milano nel 1969. Alla tragica cattura di Giuseppe Pinelli, passando per le indagini del commissario Calabresi e rimbalzando – quasi letteralmente - per l’Italia da una questura a un’altra, da un processo a un altro. Un alternarsi di facce, versioni e suggestioni che tentano, nel film di Giordana, di convogliare a una sola verità…

Film complicatissimo, più da fare che da seguire, questo “Romanzo di una strage”. Il regista Giordana però si dimostra all’altezza della situazione, e grazie alla sceneggiatura di Rulli e Petraglia rende esplicita una vicenda che è una specie di tunnel senza luce né uscita. Per la narrazione si sceglie la divisione per capitoli, selezionando qua e là modi di dire giornalistici poi entrati nel gergo storico, come proprio “Autunno caldo” che fa da apertura. Malgrado la punteggiatura precisa, inizialmente il racconto per tasselli è un pochino cervellotico. Fortunatamente più si procede più le cose si fanno logiche, portando nel frattempo e poco a poco a una specie di catarsi con il protagonista Luigi Calabresi (interpretato da Valerio Mastandrea).

Un film che fa dell’asciuttezza la propria cifra stilistica. Un timbro che trascina sia i tempi narrativi - più che altro da cronaca in prima pagina -, sia le interpretazioni - magistrali (o inquietanti?) quelle di Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro e di Giorgio Tirabassi in quelli del Professore. E si adegua anche la regia, nerissima, caratterizzata dalla fotografia di Roberto Forza, che si avventura in interni senza luce seguendo una vicenda che sconvolge.

Sulle interpretazioni tocca ancora spendere due parole perché ogni attore e attrice sembra partire da quel famoso “Io so” con cui Pasolini cominciava il suo articolo/sfogo per impostare la propria interpretazione. Trascorsi quarant’anni da quei fatti, il film di Giordana non è solo un bel film, rigoroso e attento oltre misura, ma riesce a riportare a galla i resti di un’antica scialuppa sepolta nel mare della menzogna che circonda questa Italia. Bisogna fare presto, prima che quegli stessi resti si inabissino ancora. Io so, diceva Pasolini. Grazie al film di Marco Tullio Giordana sapremo tutti, e anche stavolta ci sembrerà di non avere le prove.

Diego Altobelli (05/2012)