martedì 28 giugno 2011

Cars 2

Anno: 2011
Regia: Brad Lewis, John Lasseter
Distribuzione: Disney Pictures

Debole sequel di un già poco convincente primo episodio, concepito soprattutto in nome del mero merchandising. “Cars 2” sfreccia nelle sale e anche se visivamente è un’orgia di colori e macchinette buffe, dal punto di vista emotivo è un diesel ingolfato. Prova a partire, non ci riesce, e ti viene da pensare che pure se partirà, prima di ingranare la terza, dovrai aspettare un bel po’.

Cricchetto viene coinvolto dall’amico Saetta McQueen nel prossimo torneo di macchine superveloci dove sfreccia l’antipaticissimo e imbattuto italiano Francesco Bernulli. Saetta non ci sta alle provocazioni del pilota, e decide di dargli battaglia a suon di marce e di tornanti. Peccato che sarà proprio l’amico Cricchetto, coinvolto suo malgrado in una brutta storia di spionaggio industriale, a mettergli i… bastoni tra le ruote.

Certo è che ci vuole proprio un amore spasmodico per la Pixar per sopportare due ore e mezzo di pellicola incentrate sul personaggio di Cricchetto, l’amico scemo che ne combina di tutti i colori. Viene da chiedersi come mai questa scelta da parte di una casa di produzione che certo non deve dimostrare niente a nessuno. Questa volta però evidentemente alla Pixar hanno deciso di dar retta al solo merchandising. Dimentichiamoci quindi trame ironiche, ma intelligenti; divertenti, ma appassionanti; profonde, ma mai noiose. In “Cars 2” come già detto a farla da padrone è Cricchetto, francamente uno dei personaggi più deboli della Disney “tout court”, che viene coinvolto in una fiacca e prevedibile girandola di situazioni a metà strada tra “Una pallottola spuntata” e “Johnny English”, senza però quell'umorismo. Prevedibile, noiosetta, con poche corse e poco mordente, la pellicola si lascia vedere solo per la fiducia incondizionata, e il profondo rispetto, che si prova per la Pixar. Ma alla fine si esce comunque delusi. Difficile non definirlo un passo falso, insomma, questo “Cars 2”, ma è ciò a cui si pensa alla fine della proiezione. Alla regia manca l’elemento umano presente in tutti gli altri film della Pixar, da “Ratatouille” a “Wall-e”, passando per “Monster & co” e “Toy story”. Sicuramente una scelta voluta, ma non condivisibile perché alla fine della gara, in questa corsa sfrenata tra macchinine, a vincere non è il divertimento di chi sta al gioco, ma il giocattolo stesso.

Diego Altobelli (06/2011)