venerdì 29 febbraio 2008

Rec

Anno: 2008
Regia: Jaume Balagueró e Paco Plaza
Distribuzione: MediaFilm

Ora di cena in una città della Spagna. La trasmissione televisiva “Mentre stai dormendo” sta preparando una puntata in cui seguirà il lavoro notturno di una pattuglia di Vigili del Fuoco. Proprio per seguire una chiamata di soccorso giunta in centrale, la conduttrice Angela si ritrova bloccata con una squadra di pompieri in un palazzo infestato dagli zombie...

Regia a quattro mani per questo “Rec”, e sforzi creativi ben ripagati per quello che è uno dei più convincenti horror degli ultimi anni. Ad operare dietro la macchina da presa abbiamo due dei nomi più promettenti del cinema spagnolo: Jaume Balagueró e Paco Plaza, conosciuti nel panorama del cinema horror rispettivamente per “Darkness” e “Second Name”.
In “Rec” fa capolino, ancora una volta, la tecnica della telecamera a mano e della soggettiva, sfruttata in questo caso dal pretesto della trasmissione televisiva. Dopo un inizio decisamente lento, in cui pesano soprattutto i dialoghi e la recitazione di maniera, il film decolla d’improvviso verso un incubo claustrofobico privo di soluzione e, per questo, appagante; anche per gli spettatori più forti di stomaco, che non potranno non saltare dalla sedia o non spostare lo sguardo per evitare il confronto con la paura.

Balaguerò e Plaza riprendono la follia con fare divertito e sornione. Maestri nel creare la giusta aspettativa, impeccabili nel gestire i tempi del genere, risultano efficaci in modo chirurgico nel mostrare l’orrore sul grande schermo creando un film destinato a rimanere impresso a lungo.
Dopo “The Blair witch project” e “Cloverfield” ecco “Rec”: un’altra pellicola che alimenta il Cinema di soggettive e telecamere a mano. Un genere che sembra destinato a imporsi con efficacia: e questo, forse e infine, è ciò che spaventa di più.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1834

Il mattino ha l'oro in bocca

Anno: 2008
Regia: Francesco Patierno
Distribuzione: Medusa Film

Il romanzo biografico di Marco Baldini, “Il giocatore”, funge da ispirazione per l’ultima fatica del nostro cinema italiano, mai così arido di idee e soggetti come in questo periodo.
Francesco Patierno (alla sua terza pellicola) dirige “Il mattino ha l’oro in bocca”, storia vera di un giovane speaker radiofonico con il vizio per le scommesse. Il successo e l’ascesa del giovane Marco Baldini, che si ritrova d’un tratto nelle prestigiose stanze di Radio Deejay, non frenano la sua fissazione per i soldi e il gioco d’azzardo. Si ritroverà braccato dai creditori…

Pellicola gradevole, anche registicamente, che cavalca un poco le onde nostalgiche per gli anni Ottanta e Novanta, ma a cui manca un vero spunto che la distingua dal resto delle produzioni italiane.
Forse a pesare è proprio la storia vera su cui si basa il film, interessante sì, e “avvincente”, ma che tralascia molti aspetti contestuali e scenografici degli anni in cui è inserita. Una storia che come protagonista ha uno speaker radiofonico, ma in cui della radio e della musica si vede e si sente ben poco, e quello che c’è (qualche siparietto con un giovane Fiorello, interpretato da Corrado Fortuna) non trasmettono nulla che sia degno di nota finendo per apparire come siparietti auto commemorativi.

Bravo Elio Germano, uno dei più versatili e convincenti attori che abbiamo; discrete le sue controparti femminili Laura Chiatti e Martina Stella, anche se risultano ancora più belle che brave.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1832

Prospettive di un delitto

Anno: 2008
Regia: Pete Travis
Distribuzione: Sony Pictures

Ambizioso "camouflage" cinematografico: "Prospettive di un delitto" è un thriller travestito da film di spionaggio, travestito a sua volta da film d'azione che si ispira maldestramente a produzioni televisive del calibro di "Lost", "Alias" o "24".

Durante un summit in Spagna, il presidente degli Stati Uniti viene assassinato. La ricerca del colpevole si stringe intorno a otto sospettati...


Guardando "Prospettive di un delitto" si ha la netta sensazione che il regista, l'esordiente Pete Travis, non sia riuscito a mantenere in equilibrio alchemico tutti gli elementi della pellicola. A cominciare dall'idea di partenza, che si fa presto ripetitiva e stancante all'occhio dello spettatore. Malgrado lo spunto interessante è proprio la regia, quindi, il punto debole della pellicola. Pete Travis, ponendo come obiettivo quello di far rivedere la stessa scena attraverso otto punti di vista differenti, ma dovendo al contempo creare colpi di scena per avvincere il pubblico, finisce miseramente per generare sbalzi temporali, incongruenze narrative e scoraggianti sfasature dei punti di vista. In un caotico via vai di personaggi e di intenzioni che trascinano il film verso un finale raffazzonato e privo di pathos.

Neppure il cast stellare, del tutto sprecato, riesce a risollevare le sorti di questa pellicola. Da consigliare solamente ai patiti degli “spy-movie”.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1831

Jumper

Anno: 2008
Regia: Doug Liman
Distribuzione: 20th Century Fox

"Un buon soggetto, pieno di spunti interessanti": questo è quello che deve aver pensato il regista Doug Liman dopo aver letto il libro da cui ha tratto il film "Jumper". E di fondo non si può non essere d’accordo con il regista, che confeziona così un action movie di ultima generazione che strizza l'occhio all'universo dei "supereroi con superproblemi" di “marveliana” memoria.

In “Jumper” David Rice è un giovane orfano che scopre di possedere il potere del teletrasporto. Spaventato dalla sua condizione, David comincia a “vagare” da una città all’altra usando il suo potere anche per svaligiare banche. Un giorno però, una organizzazione segreta si mette sulle sue tracce con il fine di eliminarlo…

In realtà il film si ispira a due romanzi dello scrittore di fantascienza Steven Gould, autore dell’omonimo “Jumper” e del suo seguito “Reflex”, inediti in Italia.
Tra ambientazioni e scenografie mozzafiato (per prima quella al Colosseo) la pellicola di Liman - regista del grande “Bourne Identity” - riesce a divertire e appassionare quanto basta da non annoiare il pubblico, pure se risulta evidente l’impronta eccessivamente inverosimile del soggetto. Il regista, confidando su un pubblico disimpegnato, non entra nel merito della fantascienza e dei viaggi temporali, fermandosi all’aspetto meramente fantastico. Con questa scelta però, il film si fa troppo didascalico: al protagonista vengono affiancati un giovane amore e un altrettanto giovane amico; si contrappone una organizzazione segreta troppo stilizzata anche per le pagine di un fumetto; e vive per un colpo di scena finale abbastanza scontato. Un calderone delle ovvietà di cui il soggetto, più adatto a un serial televisivo, cade vittima impotente.

Il film si fregia di buoni attori, due su tutti: Samuel L. Jackson e Diane Lane, troppo bravi per essere credibili in un film così, e infatti non del tutto a loro agio. Il resto del cast è di quelli “promettenti”, soprattutto Jamie Bell (già apprezzato in “Flags of our fathers”, “King Kong” e “Dear Wendy”) la cui interpretazione risulta persino più accattivante di quella del protagonista Hayden Christensen (Anakin in “Star Wars”). Lui, d’altro canto, non dispiace, anche grazie alla sua costante espressione: quella di un tipo che vorrebbe essere, sempre e comunque, in un altro posto.

Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1830