giovedì 27 dicembre 2007

L'amore ai tempi del colera

Anno: 2007
Regia: Mike Newell
Distribuzione: 01 Distribuzione

Tratto dall’omonimo romanzo del premio Nobel Gabriel Garcìa Màrquez, “L’amore ai tempi del colera” è il nuovo film di Mike Newell: film sontuoso, romantico, e sospeso.

A cavallo del XX secolo viviamo l’amore di Fiorentino Ariza (Javier Bardem), un telegrafista che trova in Fermina Daza (Giovanna Mezzogiorno) l’unico senso della propria esistenza. Infatti, dopo aver incontrata la ragazza sullo sfondo di Cartagena, e averla vista (impotente) andare in sposa al medico Juvenal Urbino, Fiorentino passerà la propria vita nella speranza di riconquistare il proprio amore…

Si è parlato spesso dell’incapacità, ma è più giusto definirla “oggettiva difficoltà”, di trasformare un testo letterario in un contenuto di tipo cinematografico: nel caso del film di Mike Newell tale difficoltà è raddoppiata dall’importanza monumentale del romanzo preso in esame. “L’amore ai tempi del colera” è il libro che ha portato Gabriel Garcìa Màrquez ha ricevere il Premio Nobel per la letteratura. Testo profondo e coinvolgente il suo, caratterizzato da una prosa avvolgente che racconta quella che è con ogni probabilità una delle storie più romantiche mai scritte.
Detto ciò, Mike Newell (il regista versatile di “4 matrimoni e un funerale” e “Donnie Brasco”) fa tutto ciò che serve per uscirne comunque sconfitto, ma quantomeno a testa alta.
Il problema maggiore che si rintraccia nella pellicola, è una certa banalità nei dialoghi che, rievocando i versi aulici dello scrittore colombiano, finiscono per risultare addirittura ridicoli e più vicini al genere del fotoromanzo. Solo grazie all’attore Javier Bardem (bravissimo) il film riesce a non crollare del tutto sotto il peso di responsabilità di cui si fa carico. Più scarsa invece la recitazione della Mezzogiorno, quasi impaurita dal personaggio che interpreta.

“L’amore ai tempi del colera” è una pellicola troppo difficile e “svantaggiata in partenza” per risultare veramente riuscita. Rimane certamente il profondo rispetto per l’opera da cui trae origine; devozione che però porta il film a perdersi nel timore referenziale.

Diego Altobelli (12/2007)

lunedì 24 dicembre 2007

Buon NaTale a TuTTi!!!

Profondo Cinema (e quindi il sottoscritto) augura a tutti gli sprovveduti che passano di qui...

BUON NATALE!!!

Da parte mia un grosso abbraccio sincero!

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

Anno: 2007
Regia: Andrew Dominik
Distribuzione: Warner Bros.

Premiato come miglior attore all'ultimo festival del Cinema di Venezia, Brad Pitt veste i panni del bandito "romantico" Jesse James nella pellicola diretta da Andrew Dominik, adattamento per lo schermo del romanzo omonimo, scritto da Ron Hansen, dal titolo "L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford".

La pellicola è un western psicologico che investe la maggior parte delle sue energie in una estetica essenziale quanto lacunosa, atta a rispecchiare la natura sospesa dell’animo del bandito Jesse James. Per descriverlo il regista rinuncia agli aspetti leggendari e punta tutto (o quasi) sul suo boia: Robert Ford. Quest’ultimo sembra prendere le parti (e a volte anche le sembianze) della morte che, muovendosi intorno a lui, ne disegna anche un’esistenza incompiuta e insoddisfatta. Così, attraverso colui che lo ucciderà a tradimento, capiamo chi era Jesse James: un bandito inquieto, affetto da gravi forme di paranoia; un uomo infelice e di natura malinconica; un eroe, perché riconosciuto come tale dalla gente che, alla sua morte, cominciò un lungo pellegrinaggio per vedere e toccare il cadavere del famoso bandito.

A rispecchiare gli intenti narrativi di introspezione psicologica, ci pensa una regia a tratti ispirata (belli i momenti in cui vediamo attraverso Ford come se fosse orbo perché, così diceva James, “morirò per mano di un uomo che vede attraverso un solo occhio”), ma decisamente prolissa. La staticità delle situazioni, inoltre, non aiuta alla fruibilità della pellicola che risulta appesantita da lungaggini.
Per quanto riguarda la recitazione, decisamente più convincente quella di Casey Affleck nei panni di Robert Ford che non quella di Pitt in quelli del bandito. Sarà la natura sospesa della trama che lo vuole così, sarà che l’attore americano pare non avere grandi idee su cosa dire di preciso nelle sue (poche) apparizioni sullo schermo, ma l’interpretazione generale risulta abbozzata.

"L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford" è un film crepuscolare, ambizioso, forse troppo, e a cui soprattutto mancano alcuni elementi che lo rendano propriamente un western di matrice classica (sparatorie, diligenze, treni a vapore, saloon e storie di soldi).
Così com’è invece, al film di Andrew Dominik va riconosciuta la natura intimista e “autoriale” del testo, ma anche l’incapacità di renderlo davvero fruibile a tutti.

Diego Altobelli (12/2007)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1793