Film della Festa del Cinema di Roma 2007 - Fuori concorso
Anno: 2007
Regia: Raoul Ruiz
Ispirato dal cinema surrealista di Luis Bunuel, “Recta Provincia” è l'ultimo film di Raoul Ruiz, regista visionario e fuori dagli schemi.
In una provincia spagnola madre e figlio, di origine contadina, trovano un osso umano (un femore), cui sono incisi dei fori. Il bizzarro flauto è solo il pretesto per i due per iniziare un viaggio alla scoperta delle altre ossa, allo scopo di riformare lo scheletro e dargli giusta sepoltura...
Riassumere un film come questo non è cosa facile. Si dovrebbe partire dalle origini, da quel Bunuel che faceva del Cinema un oggetto per riprodurre l'onirico. Con punte di cinismo a volte, altre con umorismo, sempre con nostalgia e spaesamento, gettando il pubblico nel campo dell'inverosimile e lasciandolo a ruota libera tra le visioni di un mondo fatto di richiami e rimandi. Ma quello era Bonuel, erano gli anni del surrealismo, de "L'age d'or" (1930), del sesso nascosto, delle attività anti-clericali (per andare contro una educazione invece religiosissima), di Dalì e di Federico Garcia Lorca. Oggi Raoul Ruiz tenta di confermare la sua appartenenza a quella tendenza e a quelle idee, e lo fa con un film, questo "Recta provincia", in cui vengono confermate tutte le tematiche della sua filmografia: dal tema della morte a quello dell'esilio, fino a giungere al sesso e alla ricerca della religione. Il risultato però, è una pellicola incomprensibile, inconcludente e fine a se stessa, con una punta di autocompiacimento per un opera la cui comprensione appartiene solo al suo autore.
Di "Recta Provincia" ne capiamo "lo spirito", il "movimento" di appartenenza, e ne rispettiamo l'identità ultima, ma non ne capiamo il senso. Il cinema (se vogliamo anche "purtroppo") oggi è qualcosa di completamente diverso...
Diego Altobelli (10/2007)
Anno: 2007
Regia: Raoul Ruiz
Ispirato dal cinema surrealista di Luis Bunuel, “Recta Provincia” è l'ultimo film di Raoul Ruiz, regista visionario e fuori dagli schemi.
In una provincia spagnola madre e figlio, di origine contadina, trovano un osso umano (un femore), cui sono incisi dei fori. Il bizzarro flauto è solo il pretesto per i due per iniziare un viaggio alla scoperta delle altre ossa, allo scopo di riformare lo scheletro e dargli giusta sepoltura...
Riassumere un film come questo non è cosa facile. Si dovrebbe partire dalle origini, da quel Bunuel che faceva del Cinema un oggetto per riprodurre l'onirico. Con punte di cinismo a volte, altre con umorismo, sempre con nostalgia e spaesamento, gettando il pubblico nel campo dell'inverosimile e lasciandolo a ruota libera tra le visioni di un mondo fatto di richiami e rimandi. Ma quello era Bonuel, erano gli anni del surrealismo, de "L'age d'or" (1930), del sesso nascosto, delle attività anti-clericali (per andare contro una educazione invece religiosissima), di Dalì e di Federico Garcia Lorca. Oggi Raoul Ruiz tenta di confermare la sua appartenenza a quella tendenza e a quelle idee, e lo fa con un film, questo "Recta provincia", in cui vengono confermate tutte le tematiche della sua filmografia: dal tema della morte a quello dell'esilio, fino a giungere al sesso e alla ricerca della religione. Il risultato però, è una pellicola incomprensibile, inconcludente e fine a se stessa, con una punta di autocompiacimento per un opera la cui comprensione appartiene solo al suo autore.
Di "Recta Provincia" ne capiamo "lo spirito", il "movimento" di appartenenza, e ne rispettiamo l'identità ultima, ma non ne capiamo il senso. Il cinema (se vogliamo anche "purtroppo") oggi è qualcosa di completamente diverso...
Diego Altobelli (10/2007)
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