lunedì 20 giugno 2011

The Hunter - Il cacciatore

Anno: 2011
Regia: Rafi Pitts

Sembra “Quel pomeriggio di un giorno da cani” in salsa iraniana il nuovo film di Rafi Pitts dal titolo “The Hunter – Il cacciatore”, uno sfogo registicamente rigoroso contro l’incapacità delle forze armate iraniane.

Nel contesto agitato dell’Iran contemporaneo una donna rimane uccisa durante una manifestazione. La vittima è la moglie di Alì, un ex galeotto di poche parole che ora lavora come guardiano in una fabbrica. Insieme alla moglie scompare anche la figlia di Alì, e dopo estenuanti ricerche l’uomo scopre cha anche la piccola è morta a causa degli stessi scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Alì, distrutto, imbraccerà un fucile e comincerà a sparare a ogni poliziotto che gli capita a tiro…

Si diceva rigoroso. E’ questo l’aggettivo che calza meglio al film di Rafi Pitts, regista che non le manda certo a dire dopo aver diretto nel 1997 “Season Five”, sulla Rivoluzione iraniana del 1979, e nel 2002 “Sanam”, in cui un bambino di dieci anni cerca di vendicare la morte del padre. Ma al di là dell’impronta esplicitamente critica e politica dettata dalle intenzioni del regista, in “The Hunter” emergono anche altri fattori che ne garantiscono la buona presa sul pubblico. Sarà anche che è una di quelle rare pellicole che riescono a prendere il meglio da film di culto come il già citato “Quel pomeriggio di un giorno da cani” o persino “Il giustiziere della notte”. Verrebbe da dire che in linea generale il film deve tutto a certi thriller urbani degli anni Settanta. Ad essi Rafi Pitts si ispira soprattutto nelle riprese cittadine: ferrose, grigie, meccaniche, caratterizzate dalla polvere. Alla prima parte ambientata in città, quindi, contrappone la seconda ambientata nel bosco, e il film si fa pure un po’ “Rambo”. Si perde quell’atmosfera di straniamento trasmessa dal protagonista, e si punta su un’azione più manieristica. Ma è un bene: Rafi Pitts dimostra così di avere parecchie cose da dire, e di conoscere più modi per esprimerle chiaramente.

Diego Altobelli (06/2011)

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