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Alla sua massima espansione l'impero Tang (618-907 d.C.) era divenuta una delle più illuminate e gloriose dinastie della storia cinese. Tuttavia, dopo quasi due secoli di reggenza, nell'anno 859 d.C., la dinastia era già in declino: il governo si scopriva corrotto e l'imperatore incompetente a fronteggiare le numerose emergenze di cui la grande terra cinese necessitava. Tra le varie calamità a cui far fronte vi erano frequenti invasioni barbariche, alluvioni, conseguenti carestie e tasse ingenti. Il malcontento generale si faceva sentire e tra la gente del popolo nasceva il generale bisogno di riscatto: gruppi di giovani ribelli andavano formandosi tra le campagne, le città e le foreste. Tra questi il più prestigioso e temuto gruppo insurrezionalista era detto "La casa dei pugnali volanti": un gruppo di giovani guerrieri, tra uomini e donne, che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Su questo sfondo storico si intreccia la vicenda di Jin e Leo, due capitani della contea di Feng Tian che si scoprono profondamente innamorati della bella e ribelle Mei...

La critica più severa rimprovera a Zhang Yimou di essersi allontanato visibilmente, nel tempo, da certe tematiche sociali e di rivincita che strizzavano l'occhio alla politica interna della sua Cina, per abbracciare un modo di fare cinema più "commerciale" e "holliwoodiano". Ne "La foresta dei pugnali volanti" si può muovere lo stesso tipo di critica, con l'aggiunta di rivelarsi, a tratti, involontariamente comico. Ma evidentemente la crescita artistica di un regista, passando attraverso diversi periodi, può anche approdare, infine, nella leggerezza di una storia d'amore, che descrive con toni gloriosi "...il trionfo dello spirito umano..."(Zhang Yimou).
Diego Altobelli (12/2004)
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