sabato 8 marzo 2008

Grande, grosso e... Verdone

Anno: 2008
Regia: Carlo Verdone
Distribuzione: Filmauro

Dopo tredici anni il regista romano Carlo Verdone, per accontentare le numerose richieste dei fan, torna a interpretare in tre episodi alcuni dei personaggi che lo hanno reso famoso.

Nel primo segmento Leo viene sconvolto dalla morte improvvisa della madre, nel secondo il professor Callisto deve cimentarsi nell'educazione sentimentale del figlio introverso, mentre nell'ultimo, la coppia di coatti Enza e Moreno, in piena crisi coniugale e con un figlio che non "comunica", decidono di trascorrere una vacanza in un prestigioso hotel di Taormina, sperando di riscoprirsi una famiglia.

Il tempo passa per tutti, anche per i personaggi interpretati da Carlo Verdone, e "Grande, grosso e... Verdone" ne è la conferma. Più apatici, più intimamente sconfitti, più cupi e troppo drammatici per apparire comici. Leo, che in Un sacco bello gridava "Marisò", innamorato e insicuro, si ritrova sposato con due figli (che gli fanno il verso parlando come lui a causa di un "difetto congenito"), sconfitto dall’incapacità di comunicare. Il secondo, ispirato direttamente al professore metereopatico che riprendeva Magda e che portava al suicidio Fulvia, si rivela ancor più cinico e cattivo. Il terzo, il coatto Ivano (che questa volta si chiama Moreno) si confronta direttamente con la sua incapacità di fare sia il padre che il marito. Tutti sconfitti, quindi, in questo lungo viaggio - due ore e dieci di metraggio- verso una redenzione che non arriva mai, quasi si trattasse di un viaggio dantesco a tappe (gli episodi sono staccati l'uno dall'altro e rappresentano tre blocchi distinti), Verdone non rinuncia al suo umorismo malinconico, elevandolo solo apparentemente a commedia: quando invece a fatica si ride a denti stretti, con tanta angoscia e troppo poca spensieratezza."Grande, grosso e Verdone" è dedicato ai fan ma paradossalmente sembra che il suo autore abbia architettato una sorta di vendetta nei loro confronti: un'intima dichiarazione di resa alla “malinconia” che non investe direttamente l’artista/regista, ma peggio le sue creature. Verdone dirige senza guizzi gli episodi che si susseguono stancamente, riuscendo solo a tratti a far intravedere le gag, ma rinunciando a realizzarle o concludendole affrettatamente. Un risultato non gratificante e piuttosto impegnativo.

Un film, quindi, che si può apprezzare se inserito in un contesto di crescita dell’autore, non a caso è stato definito dallo stesso regista il film più nero e cattivo della sua carriera.

Diego Altobelli (03/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1836

Nessun commento: