sabato 24 maggio 2008

Certamente, forse

Anno: 2008
Regia: Adam Brooks
Distribuzione: Universal Pictures

Maya, incuriosita da una lezione scolastica di educazione sessuale, decide di chiedere a suo padre Will di come ha conosciuto la mamma: stessa donna da cui ora è deciso a divorziare. Will, sconfitto dall’insistenza della bambina accetta di raccontargli la storia del loro amore, ma cambiando nomi a tutti i personaggi. Spetterà a Maya, infatti, capire chi delle numerose donne incontrate dal padre è sua madre...

Adam Brooks, già regista di “Verità apparente” con Cameron Diaz, ci presenta una commedia sentimentale ambientata nell’inflazionata quanto vivace Manhattan. La location è la solita di molte altre pellicole che devono tutto o quasi alle intuizioni di Woody Allen e al suo modo di intendere la commedia sentimentale. “Certamente, forse” non fa eccezione di questo cercando a suo modo di indagare a ritroso nel mondo caotico dei sentimenti e dell’amore.
La pellicola di Brooks riesce piuttosto bene nel rappresentare il continuo mutamento di eventi e personaggi che, di volta in volta, si intersecano nella vita del giovane protagonista, in questo caso l’attore Ryan Reynolds dallo sguardo gentile e seducente. La regia e la sceneggiatura di maniera, con tanto di corsa e sospirato abbraccio finale, tiene l’altalenante attenzione del pubblico: minata, quest’ultima, soprattutto da una generale piattezza narrativa costruita intorno al mito degli amori perduti e ritrovati.

Fortunatamente a ridestare di tanto in tanto l’attenzione del pubblico, ci pensa la buona recitazione degli attori e il buon ritmo. E mentre il già citato Ryan Reynolds gigioneggia candidandosi a futuro sex simbol del cinema hollywoodiano, il premio Oscar Rachel Weisz e la piccola Abigail Breslin sorreggono bene un copione a loro misura.

“Certamente, forse” è una pellicola che non eccelle per originalità o particolare regia, ma che semplicemente si aggiunge alle numerose pellicole dello stesso genere. Un filone che si lascia vedere sempre e comunque, malgrado l’assenza di cose nuove da dire.

Diego Altobelli (05/2008)

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