martedì 2 novembre 2010

Dog sweat

Anno: 2010
Regia: Hosein Keshavarz

Con il termine "dog sweat" vengono intese in gergo bevande alcoliche come whisky, vodka e altre. E viene utilizzato soprattutto dai giovani non ancora maggiorenni per identificare anche una sorta di ribellione dalle istituzioni e dalle regole imposte dalla società.

Iran, oggi. Storie di vari ragazzi e ragazze che si intrecciano cercando di superare le barriere del pregiudizio e della chiusura intellettuale voluta dal Paese in cui vivono...

Buon film. Va detto subito e chiaramente, ma forse manca di quella vera libertà intellettuale che la regia di Hosein Keshavarz va cercando ostinatamente per tutta la durata della pellicola. In pratica è un film di denuncia sulla mancata libertà di espressione che però non rompe effettivamente gli schemi. Non esce dai binari culturali che (probabilmente) la società iraniana impone. Questo rende anche particolarmente difficile parlarne in termini più specifici. Però, per fare un esempio, si parla di omossessualità, ma non si vede mai una carezza (per non parlare di baci!) tra due uomini. Si parla di adulterio, ma non c'è neppure un nudo (e anzi a letto si sta vestiti). Come se il film abbia cercato una mediazione tra ciò che si voleva dire e ciò che si poteva rappresentare. Perdendo però di efficacia.

Per il resto è un buon film - che echeggia l'Altman migliore di "America Oggi" - che rappresenta, al di là dell'amaro finale, una finestra sull'Iran. Speriamo che questa venga spalancata.

Diego Altobelli (11/2010)

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