venerdì 5 novembre 2010

Porco Rosso (Kurenai no Buta)

Anno: 1992
Regia: Hayao Miyazaki
Distribuzione: Lucky Red

Insieme a “Nausicaa nella Valle del Vento” “Porco Rosso” è forse il film più rappresentativo dello Studio Ghibli. Anche perché rappresenta una sorta di ideale giro di boa, un passaggio tra una prima fase dell'animazione, che aveva portato successi come “Laputa”, “Kiki's Delivery Service” e lo stesso “Nausicaa”, e una seconda fase in cui i film si sarebbero fatti più sofisticati e narrativamente più complessi, è il caso a riguardo de “La principessa Mononoke” o “La città Incantata”.

La trama: in un'epoca definita "degli idrovolanti" facciamo la conoscenza del pirata del cielo Porco Rosso, un aviatore colpito da una misteriosa maledizione che lo ha reso un maiale parlante. La sua abilità in volo però, è rimasta immutata...

La leggenda vuole che il nome "Ghibli" è lo stesso che i piloti italiani, durante la seconda guerra mondiale, davano al vento caldo che soffiava dall'Africa. Miyazaki, appassionato di aviazione, disse all'alba di una nuova era: "Facciamo soffiare un vento caldo nel mondo dell'animazione". Nel film, Ghibli è anche il nome del motore che il protagonista monta sul suo idrovolante e, naturalmente, non è un caso.

Un film colmo di citazioni e curiosità, quindi. Ad esempio la maledizione che colpisce il protagonista Marco è la stessa che poi colpirà i genitori di Chichiro ne “La città incantata”; molti i riferimenti all’Italia, terra amata dal maestro, come la Mole Antonelliana visibile nella sigla di chiusura o il nome di Ferrarin come ex commilitone di Porco, realmente esistito negli anni Venti. Comunque, al di là del gioco citazionistico, Miyazaki con "Porco Rosso" realizza effettivamente una specie di manifesto della sua animazione. Assenza di una vera distinzione tra personaggi buoni e cattivi, il tema della magia (anche se qui solo accennato), i paesaggi suggestivi e verdeggianti... “Porco Rosso” è allo stesso tempo un film maturo e una pellicola straniante. Inizialmente concepito come un cortometraggio celebrativo, Miyazaki non c’ha messo un secondo a sfruttare l’idea per farci un lungometraggio. Forte anche di una vena politica antifascista (“Meglio porco che fascista”, dirà il protagonista) che forse per la prima volta emerge così chiaramente in una sua produzione.

Il film vinse tra gli altri anche il premio come miglior colonna sonora consegnato a Joe Hisaishi, già collaboratore di Takeshi Kitano.

Diego Altobelli (11/2010)

2 commenti:

persogiàdisuo ha detto...

che bello il cinema di Miyazaki!non vedo l'ora di vedere questo porco rosso!

Dario ha detto...

Dopo anni finalmente al cinema.