Anno: 2011
Regia: Patrick Lussier
Distribuzione: Warner
Macchine sportive e inseguimenti frenetici per il nuovo giocattolone hollywoodiano senza pretese firmato da Patrick Lussier, regista che ha alle spalle anni di gavetta in film horror (“San Valentino di sangue 3D” porta la sua firma) al fianco di maestri come Wes Craven. Ed è orbitando attorno al genere che si può incanalare anche questa pellicola fracassona e molto confusa in fase di scrittura che vede l’inedita coppia Nicholas Cage / Amber Heard scorrazzare in nome della vendetta sulle strade del Texas.
Piper è una biondina tutto pepe. Guida una Charger del ’69; prende a cazzotti le amanti del fidanzato; tiene letteralmente per le palle il suo datore di lavoro grasso e lascivo. Ma non ha grandi soddisfazioni dalla vita. Il riscatto arriva quindi incontrando Milton, misterioso malvivente sulle tracce di una setta satanica. Faranno una strage…
Pensando a “Drive Angry” viene in mente un enorme frullato da bere tutto d’un fiato. Non ce ne voglia il regista Lussier, che citando a destra e manca una quantità smodata di pellicole - si va da “Blues Brothers” a “Bullit” passando per “Pink Cadillac” - qualche buona scena riesce anche a regalarcela. Non male l’inseguimento della roulotte, tanto per citarne una, o il finale “sparatutto” alla “Fantasmi da Marte”. Manca allora il marchio di fabbrica. Giocare col genere può portare a grandi risultati, pensiamo a “Pulp Fiction” o a “Dal tramonto all’alba”, ma purtroppo bisogna essere anche audaci. Molto audaci, e Lussier pur con tutto l’impegno non riesce ad esserlo fino in fondo.
In questo caso, poi, bisogna aspettare un po’ per abituarsi alla recitazione dei protagonisti. Nicholas Cage è diesel nell’entrare nel ruolo, e lascia ampio spazio di manovra alla sexy e spiazzante Amber Heard, a pieno regime se qui non ha neppure antagoniste altrettanto appariscenti come nel recente “The Ward” di John Carpenter. Il risultato, l’avrete capito, è di quelli confusi, ma divertenti. Inutili, ma gradevoli. Insomma una gita in macchina con l’autoradio a palla, il vento tra i capelli e una compagnia senza pretese.
Diego Altobelli (04/2011)
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