venerdì 28 ottobre 2011

Le avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno

Anno: 2011
Regia: Steven Spielberg

Direttamente dalle tavole di Hergè prende vita l’ultima creazione del mito Steven Spielberg. “Tintin e il segreto dell’unicorno” è al tempo stesso il ritorno di un maestro al cinema e l’esercizio di stile, anche un po’ pedante.

Il giornalista Tintin, accompagnato dal fidatissimo (e acutissimo) cane Milou , scova in un mercatino una vera e propria occasione: la perfetta riproduzione in scala di un veliero con la prua a forma di testa di unicorno. Sfortunatamente Tintin ancora non sa che quel magnifico modellino nasconde un segreto: nientemeno che la parte di una mappa per raggiungere un tesoro sommerso. Rapito da dei sicari che bramano l’oro, Tintin si ritrova coinvolto in una nuova avventura…

Realizzato con la tecnica del motion capture - alla stregua di pellicole come “Polar Express”, “Beowulf” e “A Christmas Carol” – Tintin approda sullo schermo con piglio orgoglioso. Un debutto in grande, non c’è che dire. A dirigerlo del resto c’è Steven Spielberg, che gioca con le prospettive e i punti di vista cercando di riprodurre lo stesso effetto che si aveva leggendo, sfogliando e immergendosi nelle tavole di Hergè. D’altro canto, lo stesso Hergè è da considerarsi (senza esagerare) uno dei più importanti autori di fumetti mai esistiti. Un grande, come Will Esner o Cesare Zavattini. Quindi, con due nomi così a sorreggere il peso dell’opera, sbagliarne l’esito è francamente difficile. “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno” è un film che sotto certi aspetti sbalordisce. Richiama in più riprese il meglio di “Indiana Jones”, ci trasporta in un universo “giallo” cristallizzato tra Agatha Christie e Sherlock Holmes, invoglia la visione a ogni nuova svolta narrativa.

Non tutto oro è quel che luccica, si dice, e allora ecco forse un eccesso di vanità da parte di quel regista, Steven Spielberg, che ha saputo toccare con il cinema quasi ogni corda del “vedere”. Il suo Tintin piace e diverte, ma alla fine si ha la sensazione del “compitino” ben fatto. Gli si dà un voto alto, ma il primo della classe questa volta sembra distratto.

Diego Altobelli (10/2010)

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