martedì 10 luglio 2007

I Fantastici Quattro

Anno: 2005
Regia: Tim Story
Distribuzione: 20th Century Fox

Reed Richards è uno scienziato alle prese con una nuova ricerca che ha come ultima tappa il centro di una tempesta cosmica in orbita nello spazio: attraverso di essa Richards spera di comprendere la chiave per decifrare il D.N.A. umano. Non trovando però i finanziamenti, Richards chiede aiuto al suo antico rivale Victor Von Doom, uno dei più illustri industriali di New York. Nella missione spaziale vengono così coinvolti anche la bella Susan Storm, contesa dai due, il fratello di lei John e Ben Grim, amico di Reed. Quando la nave spaziale viene investita dalla tempesta cosmica, l’equipaggio acquista poteri sovraumani. Doom è deciso però a usare i propri poteri per scopi malvagi: spetterà agli altri quattro, divenuti nel frattempo “fantastici”, tentare di fermarlo.

Con una fase di sviluppo durata oltre un decennio, quattro volte il numero di effetti speciali utilizzati per Spider-man e la produzione a cura di Ralph Winter, che già si era occupato dell’ottimo X-men 2, definire I Fantastici Quattro un film “atteso” può suonare riduttivo. Tratto dalla celebre serie a fumetti ideata da Stan Lee e Jack Kirby nel 1961, I Fantastici Quattro è stato definito, durante la sua storia editoriale, “il miglior fumetto di sempre”. A tale affermazione hanno fatto seguito un paio di film mediocri, realizzati durante gli anni Settanta e Ottanta. Quest’ultima impresa è a tutti gli effetti una commedia dai toni simili a Gli Incredibili della Pixar anche se meno acuta.

Il film, diretto dignitosamente da Tim Story (già autore degli scarsi Barber Shop e Taxi), è uno spaccato della serie a fumetti in chiave ridanciana, che non va oltre una serie disordinata di scenette comiche. Se poi a una sceneggiatura da sit-com affianchiamo una recitazione, compresa quella della bella Alba, da “standard televisivo”, il risultato complessivo è deludente.
I Fantastici Quattro è un film senza pretese e senza ambizioni particolari, a parte quella di passare un paio d’ore in spensieratezza. Per un “titolo” del genere può sembrare poco ma non bisogna dimenticare che anche il fumetto aveva le stesse caratteristiche...

Diego Altobelli (06/2005)

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