Anno: 2008
Regia: Doug Liman
Distribuzione: 20th Century Fox
"Un buon soggetto, pieno di spunti interessanti": questo è quello che deve aver pensato il regista Doug Liman dopo aver letto il libro da cui ha tratto il film "Jumper". E di fondo non si può non essere d’accordo con il regista, che confeziona così un action movie di ultima generazione che strizza l'occhio all'universo dei "supereroi con superproblemi" di “marveliana” memoria.
In “Jumper” David Rice è un giovane orfano che scopre di possedere il potere del teletrasporto. Spaventato dalla sua condizione, David comincia a “vagare” da una città all’altra usando il suo potere anche per svaligiare banche. Un giorno però, una organizzazione segreta si mette sulle sue tracce con il fine di eliminarlo…
In realtà il film si ispira a due romanzi dello scrittore di fantascienza Steven Gould, autore dell’omonimo “Jumper” e del suo seguito “Reflex”, inediti in Italia.
Tra ambientazioni e scenografie mozzafiato (per prima quella al Colosseo) la pellicola di Liman - regista del grande “Bourne Identity” - riesce a divertire e appassionare quanto basta da non annoiare il pubblico, pure se risulta evidente l’impronta eccessivamente inverosimile del soggetto. Il regista, confidando su un pubblico disimpegnato, non entra nel merito della fantascienza e dei viaggi temporali, fermandosi all’aspetto meramente fantastico. Con questa scelta però, il film si fa troppo didascalico: al protagonista vengono affiancati un giovane amore e un altrettanto giovane amico; si contrappone una organizzazione segreta troppo stilizzata anche per le pagine di un fumetto; e vive per un colpo di scena finale abbastanza scontato. Un calderone delle ovvietà di cui il soggetto, più adatto a un serial televisivo, cade vittima impotente.
Il film si fregia di buoni attori, due su tutti: Samuel L. Jackson e Diane Lane, troppo bravi per essere credibili in un film così, e infatti non del tutto a loro agio. Il resto del cast è di quelli “promettenti”, soprattutto Jamie Bell (già apprezzato in “Flags of our fathers”, “King Kong” e “Dear Wendy”) la cui interpretazione risulta persino più accattivante di quella del protagonista Hayden Christensen (Anakin in “Star Wars”). Lui, d’altro canto, non dispiace, anche grazie alla sua costante espressione: quella di un tipo che vorrebbe essere, sempre e comunque, in un altro posto.
Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1830
Regia: Doug Liman
Distribuzione: 20th Century Fox
"Un buon soggetto, pieno di spunti interessanti": questo è quello che deve aver pensato il regista Doug Liman dopo aver letto il libro da cui ha tratto il film "Jumper". E di fondo non si può non essere d’accordo con il regista, che confeziona così un action movie di ultima generazione che strizza l'occhio all'universo dei "supereroi con superproblemi" di “marveliana” memoria.
In “Jumper” David Rice è un giovane orfano che scopre di possedere il potere del teletrasporto. Spaventato dalla sua condizione, David comincia a “vagare” da una città all’altra usando il suo potere anche per svaligiare banche. Un giorno però, una organizzazione segreta si mette sulle sue tracce con il fine di eliminarlo…
In realtà il film si ispira a due romanzi dello scrittore di fantascienza Steven Gould, autore dell’omonimo “Jumper” e del suo seguito “Reflex”, inediti in Italia.
Tra ambientazioni e scenografie mozzafiato (per prima quella al Colosseo) la pellicola di Liman - regista del grande “Bourne Identity” - riesce a divertire e appassionare quanto basta da non annoiare il pubblico, pure se risulta evidente l’impronta eccessivamente inverosimile del soggetto. Il regista, confidando su un pubblico disimpegnato, non entra nel merito della fantascienza e dei viaggi temporali, fermandosi all’aspetto meramente fantastico. Con questa scelta però, il film si fa troppo didascalico: al protagonista vengono affiancati un giovane amore e un altrettanto giovane amico; si contrappone una organizzazione segreta troppo stilizzata anche per le pagine di un fumetto; e vive per un colpo di scena finale abbastanza scontato. Un calderone delle ovvietà di cui il soggetto, più adatto a un serial televisivo, cade vittima impotente.
Il film si fregia di buoni attori, due su tutti: Samuel L. Jackson e Diane Lane, troppo bravi per essere credibili in un film così, e infatti non del tutto a loro agio. Il resto del cast è di quelli “promettenti”, soprattutto Jamie Bell (già apprezzato in “Flags of our fathers”, “King Kong” e “Dear Wendy”) la cui interpretazione risulta persino più accattivante di quella del protagonista Hayden Christensen (Anakin in “Star Wars”). Lui, d’altro canto, non dispiace, anche grazie alla sua costante espressione: quella di un tipo che vorrebbe essere, sempre e comunque, in un altro posto.
Diego Altobelli (02/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1830
2 commenti:
Questo film mi incuriosisce, ma sono indeciso se vederlo al cinema o no. Dalla tua recensione mi sembra di capire che il film merita comunque una visione (magari al cinema.
secondo me è divertente. Nulla di impegnativo ma comunque un buon passatempo. Come ho scritto nella rece però, devi vederlo come film fantastico e non come film di fantascienza...
CIAO!
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