lunedì 30 giugno 2008

Chiamata senza risposta

Anno: 2008
Regia: Eric Valette
Distribuzione: Warner Bros.

Con l’approssimarsi dei mesi caldi comincia la stagione estiva del cinema horror, che come ogni anno trascina con sé una lunga scia di B-movie e remake. E’ il caso di “Chiamata senza risposta”, rifacimento hollywoodiano di un buon horror giapponese dal titolo “Chakushin Ari – The Call” del 2003, diretto dal regista di culto Takashi Miike.

Beth, ragazza orfana di madre, è testimone in soli due giorni della morte di due dei suoi migliori amici. Le circostanze che hanno portato ai decessi risultano alquanto misteriose: infatti, entrambi i ragazzi avevano ricevuto sul loro cellulare, qualche giorno prima della loro dipartita, messaggi vocali delle loro stesse urla lanciate prima di morire. Con l’aiuto del detective Jack, la ragazza si mette a indagare...

Il film di Miike si differenziava dal resto delle pellicole horror giapponesi, oltre che per una regia più autoriale, soprattutto per un senso di incompiutezza, volto a lasciar sottintendere l’incomprensibilità della morte e il senso di profonda inquietudine che la grande mietitrice porta con sé. Un effetto riuscito e ispirato, che diede al film un certo seguito di estimatori.
A Hollywood le cose vanno diversamente.
In America i soggetti vanno spiegati, sviscerati, esauriti in tutte le loro parti. Ed è così che se da una parte assistiamo alla palese lotta tra bene e male, che tanto abnega, soddisfacendolo, lo spettatore comune; dall’altra assistiamo alla perdita da parte di quest’ultimo del mistero, dell’angoscia dell’indagine, e della sensazione di smarrimento che un horror dovrebbe possedere.
Un modo diverso di intendere il genere, quindi. In Giappone più mistico, più ricercato e forse più intimo; negli States più fisico, carnale e tangibile. Fatta tale premessa i giudizi vengono da soli.

La regia di Eric Valette – che esordisce proprio con questo film - si adegua al sistema, inserendo contesti solo apparentemente soprannaturali e rivelando anche più del necessario. Storie di bambini invidiosi, di matrigne distratte, e di una chiamata che non venne mai effettuata. Rimane anche la famosa caramella rossa dell’originale, qui vista in chiave di simbolo di morte invece che di vita.
Brava l’attrice protagonista Shannyn Sossamon, che esordì ne “Il destino di un cavaliere”.

Diego Altobelli (07/2008)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1895

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