
Regia: Christopher N. Rowley
Distribuzione: Teodora Film
Primo film americano distribuito dalla Teodora Film che inizia la stagione cinematografica 2008 – 2009 con una pellicola adulta, dal sapore amabilmente agrodolce. Le “divinità” Jessica Lange, Kathy Bathes e Joan Allen vengono dirette con mestiere dal regista esordiente Christopher N. Rowley in un “on the road” tutto al femminile.
Arvilla Holden, alla morte del marito, si ritrova di fronte un dilemma esistenziale: spargere per l’America le ceneri del marito, come lui stesso gli aveva chiesto, o cedere l’urna alla figliastra che la minaccia, nel caso di rifiuto della donna, di togliergli la casa. Arvilla decide di prendersi un periodo di riflessione in cui, con le amiche storiche Margene e Carol, compie un viaggio itinerante per gli Stati Uniti…

Ecco quindi che sorprendentemente le quattro signore dimostrano, tra amori fugaci che diventano storie e botte di vita che si trasformano in vincite fortuite al Casinò, di avere molta più vitalità di tante ragazzine del Cinema contemporaneo di Hollywood.
Il viaggio come riscoperta di sé non è certo una novità: tanto meno al cinema, dove di on the road se ne sono visti di tutte le salse. Dal capolavoro “hippie” “Easy Rider” fino ad arrivare a “Crossroads”, quando la Spears aveva ancora una carriera felice davanti, e non alle spalle. In mezzo non possiamo non ricordare quel “Thelma e Luise” che fece scandalo e lanciò un giovanissimo Brad Pitt. “Quel che resta di mio marito” non si discosta da tutte le tematiche insite nel genere, ma tenta di differenziarsi anche grazie a qualche idea new-age efficace: come quella di spargere le ceneri in quattro regioni dell’America che richiamano visivamente i quattro elementi naturali terra, aria, acqua e fuoco. Al di là di questo il film non va, ma finisce per piacere e convincere comunque.
Forse anche perché riesce a evocare, in ultima istanza, l’immagine di un grido di vita - quello delle tre attrici - in una terra arida - il Cinema o l’America – ma ancora piena di prospettive diverse.
Diego Altobelli (10/2008)
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