venerdì 13 novembre 2009

2012

Anno: 2009
Regia: Roland Emmerich
Distribuzione: Sony Pictures

Nel sua navigata filmografia costruita sopratutto su film catastrofici, Roland Emmerich ("Indipendent Day", "The Day After Tomorrow") ha dimostrato di essere un regista decisamente chiaroscurale. Infatti il regista tedesco naturalizzato statunitense se da una parte ha preso il meglio della cinematografia di Hollywood (ritmo e spettacolarità), dall’altra pare confermare a ogni nuova prova che abbia preso anche il peggio (una generale retorica e una narrazione non sempre lineare ma al contempo prolissa). E "2012", sua ultima fatica a sfondo catastrofico legittima questa idea.

Nel 2009 un giovane ricercatore indiano rivela a uno scienziato del governo americano che nel 2012 il Sole emetterà delle radiazioni talmente potenti da arrivare a riscaldare il centro del globo terrestre. La conseguenza di questa eventualità è la deriva dei continenti e, in estrema sintesi, l’annientamento del genere umano. 2012, la profezia si compie e i governi si mobilitano a mettere in salvo le genti con l’ausilio di enormi arche. Ma solo i più facoltosi, pagando la cifra “impossibile” di un miliardo di euro, possono salvarsi dalla distruzione totale. Uno scrittore squattrinato cercherà di salire di nascosto su una delle enormi navi…

Questa volta Emmerich impiega circa quaranta minuti per distruggere il mondo. E in effetti nella prima parte del film il regista riesce a gestire al meglio la trama piena di spunti interessanti incollando lo spettatore alla sedia. Mai come in questo caso, infatti, la distruzione è assoluta. Si vedono intere città staccarsi letteralmente dal suolo e cadere in baratri oscuri e incandescenti, innalzarsi onde alte più di mille metri e formarsi improvvisamente vulcani che sputano palle di fuoco. I vari protagonisti si mettono quindi in salvo ricorrendo prima a una limousine, poi alla jeep e poi ancora a due aerei… In questa girandola di cataclismi il tema che collega le varie storie è quindi il denaro. La questione che Emmerich tira in ballo è: chi ha diritto di salvarsi? E con quale metodo si può stabilire? Il regista però butta solo là il sasso. Nasconde la mano e la sua pellicola (forse la più spettacolare da lui realizzata finora) si perde tra le varie sottotrame. Decide di dare troppo spazio al personaggio del Presidente Americano (interpretato da un grande Danny Glover) e lascia morire il popolo italiano (tutto) dinnanzi a San Pietro. Brutta fine per noi e i Governi che si salvano sono i soliti: Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Giappone e Cina. La chiave di lettura politica, ancora una volta, è in agguato, insomma.

Peccato, se Emmerich avesse puntato tutto sulla trama poteva essere la sua pellicola migliore.

Diego Altobelli (11/2009)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2120

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