martedì 31 maggio 2011

Tutti per uno

Anno: 2011
Regia: Romain Goupil

Romain Goupil firma questa delicatissima, ma un po’ stucchevole, parabola sulla diversità.

2067. Una donna ricorda gli anni della sua infanzia e di quando in Francia, per paura di attacchi terroristici, il governo rimpatriava a forza famiglie senza permesso di soggiorno. Praticamente ciò che avviene adesso. Un gruppo di bambini elabora un piano per salvare dal triste destino una loro compagna di classe...

Un po’ “Goonies”, un po’ “I quattrocento colpi”, o ancora potremmo citare “Piccole canaglie” e persino “Pippi calzelunghe”... Cos’hanno in comune: tutti questi film non solo hanno come protagonisti dei bambini, ma usano il loro punto di vista per raccontare la storia. E se in taluni casi (leggi sopra) questo può essere un incredibile punto di forza della narrazione, in altri, come nel film di Goupil “Tutti per uno” - per inciso: era meglio lasciare il titolo originale “Les mains en l’air”, tutta un’altra sensibilità -, la cosa risulta francamente poco digeribile. Sia chiaro, i bambini sono molto bravi, soprattutto i giovanissimi Linda Doudaeva e Jules Ritmanic, e la regia di Goupil possiede quell’aria leggiadra che ricorda certi pomeriggi passati a fantasticare nell’infanzia. Purtroppo però è allora il tema che si scontra frontalmente con il resto. La diversità, il problema dell’immigrazione... una questione politica, insomma, di cui i bambini, per forza di cose, poco sanno e poco devono sapere. Ora il punto è proprio questo. Se da una parte abbiamo il coraggio dell’autore di affrontare un tema complesso e portarlo su un piano infantile, dall’altra è inevitabile che al film viene a mancare quell’argomentazione che in una pellicola così chiaramente “politica” (è inutile girarci intorno) ci si aspetta. E non bastano gli interventi della bravissima Valeria Bruni Tedeschi che nel ruolo di una madre dei fuggiaschi, durante sporadiche riunioni di classe, cerca di pareggiare i conti. Stiamo parlando, insomma, di un film sensibilissimo e in linea generale gradevole. Ma anche di una pellicola la cui quasi totalità è ambientata in un buio sottoscala, dove un gruppo di bambini chiacchierano tra loro a lume di candela... Un po’ troppo pensare di essere anche interessante.

Diego Altobelli (05/2011)

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