lunedì 7 novembre 2011

Trishna

Anno: 2011
Regia: Michael Winterbottom

Drammi e buoi dei paesi tuoi. Michael Winterbottom, dopo “The killer inside me” arriva alla sesta edizione del Festival del Cinema di Roma con un dramma dal sapore di rivolta culturale.

Trishna vive di stenti insieme alla numerosa famiglia nelle campagne di Rajastan. Una sera incontra Jay, un ragazzo molto carino che si innamora di lei. I due, dopo un primo timido approccio, vanno a vivere a Bombay. Purtroppo, i giorni felici sono destinati a finire quando viene a mancare il padre del ragazzo e Jay è costretto a ereditare il lavoro di direttore di Hotel. Da quel momento il rapporto tra i due si trasforma in qualcosa di fisico e violento…

La scorsa edizione si parlava al festival del problema della violenza sulle donne radicata nell’India di oggi con il film “Gangor”, prodotto da Rai Cinema. Quest’anno si propone la stessa tematica attraverso l’occhio del regista Winterbottom. Tratto dal romanzo “Tess of the D’Urbervilles” di William Thackeray, già portato sullo schermo nel 1977 da Roman Polanski, “Trishna” inizia come racconto di formazione, dai toni vagamente antichi, per poi trasformarsi in uno strano mix di sesso e violenza. Nei panni della problematica ragazza che dà il titolo al film troviamo Freida Pinto (la ricorderete in “The Millionaire”, premio Oscar nel 2009) che si fa carico del peso della pellicola. Tutto su di lei, il dramma si dipana con delle scelte narrative che però non convincono pienamente. “Trishna” parla dell’India e della cultura indiana, e questo è probabilmente il suo maggior pregio. Dall’altra però usa un linguaggio di non facile approccio. Nello specifico, le scelte della ragazza, dettate da una sottomissione psicologica che affonda le sue radici in una cultura evidentemente maschilista, non sempre risultano comprensibili, minando la visione.

Almeno ci si rifà con gli occhi. L’India descritta nel film è un fluire di cultura, mistero e caos. I due protagonisti sono belli da far invidia. Ma in questa bellezza l’incubo della violenza è dietro l’angolo. Difficile, sembra dire Winterbottom, capire dove finisca l’amore e inizi lo stupro.

Diego Altobelli (11/2011)

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