mercoledì 9 novembre 2011

One day

Anno: 2011
Regia: Lone Scherfig
Distribuzione: Bim

Si è ispirato al giorno di San Swithin - che cade il 15 luglio - lo scrittore David Nicholls per il romanzo best sellers “Un giorno” (edito in Italia da Neri Pozza). La leggenda vuole che se di 15 luglio pioverà, cadranno acquazzoni per i quaranta giorni successivi, se al contrario splenderà il sole, il cielo sarà sereno. A firmarne l’omonimo adattamento cinematografico è il regista Lone Scherfig, già autore del convincente e sensibile “An education”, questa volta un po’ limitato dalla sceneggiatura dello stesso Nicholls. Film interessante e romantico, vagamente ingenuo, più che altro caratterizzato da diversi punti deboli.

Emma è una ragazza carina, ma parecchio imbranata. Dexter è un giovane attraente e ambizioso. Si laureano lo stesso giorno, il 15 luglio del 1988; un po’ brilli passano la notte insieme, ma si perdono di vista la mattina successiva. La loro amicizia è destinata a durare quasi venti anni, incontrandosi un solo giorno all’anno…

Cinema e letteratura. Portando un esempio tutto italiano si potrebbe citare “Come Dio comanda”, di Salvatores su sceneggiatura di Ammaniti. Anche lì, malgrado a curare lo script ci fosse lo stesso autore del libro, il film ne uscì fiacco. La stessa cosa avviene con “One day”. L’autore Nicholls non riesce a valorizzare sullo schermo la storia utopica – ma proprio per questo romanticissima – dell’amore tra due amici. Nel film di Lone Scherfig tutto scorre via troppo facilmente come se il rapporto descritto fosse dato per scontato. Manca l’approfondimento, mancano le motivazioni, insomma manca il tempo. E il tempo, al cinema, è tutto. In questo caso anche di più, perché la pellicola, come fosse un calendario, “sfoglia” ogni scena. La vacanza insieme; l’incontro con i rispettivi fidanzati; i primi impieghi; la morte dei genitori; il matrimonio e poi… Tante scene staccate tra loro che non hanno però continuità. Per questa ragione diventa difficile affezionarsi ai personaggi, sentire la loro vicenda davvero “autentica” e lasciarsi commuovere. Il corto circuito è in agguato. Se sulle pagine di un libro si può anche stare al gioco e credere in un rapporto vissuto un solo giorno all’anno, visto sul grande schermo, questo diventa assai più complicato: perché il realismo dettato dalle immagini, sospendono necessariamente la finzione romantica voluta dalla trama.

Brava la Hathaway e bravo Jim Sturgess. Quest’ultimo sembra essere ancora in cerca della consacrazione definitiva. Colpa del suo volto anni Ottanta. E di film troppo ambiziosi, e poco pratici.

Diego Altobelli (11/2011)

Nessun commento: