Anno: 2009
Regia: Rafat Wieczynski
Produzione polacca imponente con 7 mila persone tra attori e comparse, 14 città e 7 mesi di lavorazione: il risultato di tale dispiego di forze è Popiełuszko, biopic di stampo fortemente televisivo diretto da Rafat Wieczynski.
La vita, divisa tra fede e lotta politica, di Padre Jerzy Popiełuszko, perseguitato dallo Stato che, a causa delle sue omelie che invocano alla libertà e chiamano a sé un numero sempre maggiore di fedeli, lo ritiene personaggio scomodo. Malgrado il popolo formi in difesa del sacerdote un servizio di ordine cittadino, l’opinione pubblica inizia una campagna diffamante nei confronti di Popiełuszko e la polizia non gli dà tregua. Un destino tragico lo attende…
La pellicola di Wieczynski (seconda prova per il regista) riesce nel doppio intento di fotografare un periodo storico piuttosto lungo e carpirne i molti aspetti sociali che sono andati mutando nel corso degli anni. Basti pensare che la storia inizia alla fine degli anni ’50 e segue la vita di Padre Jerzy fino alla morte avvenuta nel 1984. In questo lungo tragitto la pellicola trasmette con efficacia gli anni di lotta operaia, di intimidazioni, di tentativi di reprimere la libertà. Viene proclamata la legge marziale, Varsavia occupata, la Chiesa - anche grazie a Papa Giovanni Paolo II - si fa più influente e lo Stato annaspa. Ne paga le conseguenze Padre Jerzy Popiełuszko che diventa simbolo di una nazione il cui spirito di libertà non si è mai arreso (parafrasando le parole di Karol Wojtyła). Ben inseriti nel racconto i filmati veri (che avrebbero meritato più spazio) tra scene di massa e pellegrinaggi; ottima la scenografia che fotografa perfettamente i vari contesti storici. Adam Woronowicz nei panni di Padre Jerzy, infine, riesce a sostenere la lunga pellicola e a convincere sia come uomo che come parroco.
L’unico difetto del lavoro di Wieczynski, allora, è quello di avere un anima esclusivista. Difficilmente, infatti, chi non ha conosciuto il contesto storico o conosca la complessa situazione politica del Paese comprenderà molti dei passaggi narrativi. Wieczynski pare comunicare solo con la propria gente e ne esce fuori una pellicola ben fatta, ma decisamente settaria.
Diego Altobelli (11/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-Popieluszko_Lottare_in_nome_della_fede-3592.html
Regia: Rafat Wieczynski
Produzione polacca imponente con 7 mila persone tra attori e comparse, 14 città e 7 mesi di lavorazione: il risultato di tale dispiego di forze è Popiełuszko, biopic di stampo fortemente televisivo diretto da Rafat Wieczynski.
La vita, divisa tra fede e lotta politica, di Padre Jerzy Popiełuszko, perseguitato dallo Stato che, a causa delle sue omelie che invocano alla libertà e chiamano a sé un numero sempre maggiore di fedeli, lo ritiene personaggio scomodo. Malgrado il popolo formi in difesa del sacerdote un servizio di ordine cittadino, l’opinione pubblica inizia una campagna diffamante nei confronti di Popiełuszko e la polizia non gli dà tregua. Un destino tragico lo attende…
La pellicola di Wieczynski (seconda prova per il regista) riesce nel doppio intento di fotografare un periodo storico piuttosto lungo e carpirne i molti aspetti sociali che sono andati mutando nel corso degli anni. Basti pensare che la storia inizia alla fine degli anni ’50 e segue la vita di Padre Jerzy fino alla morte avvenuta nel 1984. In questo lungo tragitto la pellicola trasmette con efficacia gli anni di lotta operaia, di intimidazioni, di tentativi di reprimere la libertà. Viene proclamata la legge marziale, Varsavia occupata, la Chiesa - anche grazie a Papa Giovanni Paolo II - si fa più influente e lo Stato annaspa. Ne paga le conseguenze Padre Jerzy Popiełuszko che diventa simbolo di una nazione il cui spirito di libertà non si è mai arreso (parafrasando le parole di Karol Wojtyła). Ben inseriti nel racconto i filmati veri (che avrebbero meritato più spazio) tra scene di massa e pellegrinaggi; ottima la scenografia che fotografa perfettamente i vari contesti storici. Adam Woronowicz nei panni di Padre Jerzy, infine, riesce a sostenere la lunga pellicola e a convincere sia come uomo che come parroco.
L’unico difetto del lavoro di Wieczynski, allora, è quello di avere un anima esclusivista. Difficilmente, infatti, chi non ha conosciuto il contesto storico o conosca la complessa situazione politica del Paese comprenderà molti dei passaggi narrativi. Wieczynski pare comunicare solo con la propria gente e ne esce fuori una pellicola ben fatta, ma decisamente settaria.
Diego Altobelli (11/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-Popieluszko_Lottare_in_nome_della_fede-3592.html
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