Regia: Gabriele Muccino
Distribuzione: Medusa
In Baciami ancora di Gabriele Muccino, c’è una scena che racchiude in sé tutta l’anima della pellicola. Ovvero quella dei cinque protagonisti che tornano alla fontana che li aveva visti eccitati e pronti per una nuova partenza ne L’ultimo bacio, e che ora invece scoprono senza acqua. Ebbene, questo è l’effetto che fa Baciami ancora nello spettatore. L’attesa per sapere cosa è accaduto alle vite dei protagonisti de L’ultimo bacio è tanta, ma non viene ripagata e finisce per deludere come un’occasione mancata.
Del resto, Gabriele Muccino si lancia in una sfida già di per sé abbastanza complicata. Quella di riprendere personaggi di un suo vecchio film a distanza di dieci anni. Prima di lui, solo grandi maestri del calibro di Truffaut e Rohmer erano riusciti nello stesso intento, ed è quindi comprensibile l’aria viziata da ansia da prestazione che si respira un po’ per tutta la durata.
A ogni modo, Baciami ancora ritrova le coppie formate da Carlo e Giulia, alla continua ricerca di un equilibrio; Marco e Veronica, in crisi per la mancanza di un figlio; Livia e Paolo, che tentano di stare insieme malgrado la grave patologia di lui; e gli amici Adriano e Alberto, alla ricerca di un posto nel mondo. Tra ansie, corse (in ospedale e non), urla, pianti e baci appassionati, i personaggi arriveranno alla stessa consapevolezza sulla vita…
Il ritmo c’è, e come sempre è perfino eccessivo. Perché Gabriele Muccino è regista capace di intrattenere il pubblico e oramai la sua abilità dietro la cinepresa è conclamata, soprattutto dopo le esperienze hollywoodiane. Purtroppo è la sceneggiatura ad essere il punto debole di questa produzione. Troppe le ingenuità nello script, troppi gli elementi narrativi buttati lì senza continuità. E forse, anche troppi i personaggi, che dopo tanto tempo non sembrano essere maturati affatto. A differenza de L’ultimo bacio, Baciami ancora è più corale, ma manca un buon direttore d’orchestra capace di dirigere il tutto coerentemente per la sua durata. Due ore e mezza: troppo tempo. Anche per Muccino che, come già detto, è uno che il suo mestiere lo sa fare bene.
Non un brutto film, salvato anche da un cast in stato di grazia. Ma certamente non quella consacrazione di Gabriele Muccino che ormai ci aspettavamo. Tornando all’immagine della fontana: andrete a vedere il film sperando di trovarla ancora traboccante d'acqua, e invece la troverete secca.
Diego Altobelli (2009)
Del resto, Gabriele Muccino si lancia in una sfida già di per sé abbastanza complicata. Quella di riprendere personaggi di un suo vecchio film a distanza di dieci anni. Prima di lui, solo grandi maestri del calibro di Truffaut e Rohmer erano riusciti nello stesso intento, ed è quindi comprensibile l’aria viziata da ansia da prestazione che si respira un po’ per tutta la durata.
A ogni modo, Baciami ancora ritrova le coppie formate da Carlo e Giulia, alla continua ricerca di un equilibrio; Marco e Veronica, in crisi per la mancanza di un figlio; Livia e Paolo, che tentano di stare insieme malgrado la grave patologia di lui; e gli amici Adriano e Alberto, alla ricerca di un posto nel mondo. Tra ansie, corse (in ospedale e non), urla, pianti e baci appassionati, i personaggi arriveranno alla stessa consapevolezza sulla vita…
Il ritmo c’è, e come sempre è perfino eccessivo. Perché Gabriele Muccino è regista capace di intrattenere il pubblico e oramai la sua abilità dietro la cinepresa è conclamata, soprattutto dopo le esperienze hollywoodiane. Purtroppo è la sceneggiatura ad essere il punto debole di questa produzione. Troppe le ingenuità nello script, troppi gli elementi narrativi buttati lì senza continuità. E forse, anche troppi i personaggi, che dopo tanto tempo non sembrano essere maturati affatto. A differenza de L’ultimo bacio, Baciami ancora è più corale, ma manca un buon direttore d’orchestra capace di dirigere il tutto coerentemente per la sua durata. Due ore e mezza: troppo tempo. Anche per Muccino che, come già detto, è uno che il suo mestiere lo sa fare bene.
Non un brutto film, salvato anche da un cast in stato di grazia. Ma certamente non quella consacrazione di Gabriele Muccino che ormai ci aspettavamo. Tornando all’immagine della fontana: andrete a vedere il film sperando di trovarla ancora traboccante d'acqua, e invece la troverete secca.
Diego Altobelli (2009)
2 commenti:
Mi è piaciuta molto la tua metafora sulla fontana:) complimenti bel blog
Grazie mille! A presto! .d
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