martedì 30 ottobre 2007

The Bourne Identity

Anno: 2002
Regia: Doug Liman

Una ragazzo, ferito mortalmente, si risveglia senza ricordarsi nulla né della sua identità, né del suo passato. Il recupero di una cassetta di sicurezza gli dà un nome (Jason Bourne), tanti soldi e una pistola. Con questi elementi Jason deve ripartire per risalire alla sua storia. Chiederà aiuto a una eccentrica ragazza svizzera offrendogli diecimila dollari...


Primo episodio di una serie ad alto tasso adrenalinico.
Tratto dall'apprezzato romanzo di Robert Ludlum dal titolo "L'uomo senza volto", "The Bourne Identity" catapulta lo spettatore in una Europa piena di intrighi, complotti e segreti politici. Grazie pure a un’ambientazione labirintica come quella dell’Est europeo, il personaggio Jason Bourne funziona e affascina, trovando in Matt Damon una degna incarnazione: atletico, reattivo, stralunato e confuso.
La regia di Doug Liman, che per lo più ha all'attivo regie televisive, è tutta messa al servizio della ricerca delle origini di Bourne. Funzionale.
Con l’andare avanti nel racconto, inoltre, la ricerca del protagonista assume toni e connotazioni più profonde e inquietanti. Bourne è un ombra, che si muove in un mondo di presenze oscure e negative. E che sfugge, inseguendolo con una falsa identità, dal proprio passato.
Epici i combattimenti, gli inseguimenti e in generale e le scene d'azione. Da ricordare, invece, la sequenza col cecchino e l’inseguimento in mini (che richiama anche “The Italian Job” del 1969): un nuovo “classico”.

"The Bourne Identity" è un film appassionante e adrenalinico, che in aggiunta a questi fattori positivi riesce anche a risultare evocativo contando su un soggetto alla Hitchcock. Pellicola d’azione che offre anche spunti di riflessione non banali. Che cosa si intende per “identità”? E per “passato”? Origini? Ricordi? Come si possono collocare questi concetti all’interno di un singola esistenza? E infine la ricerca del proprio “Io”, che nel caso di Bourne è un “Super-Io”: un esempio di ricerca “nietzcheana” al servizio del cinema.

Le musiche sono di Mojo.

Diego Altobelli (10/2007)

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