martedì 4 dicembre 2007

Vip - Mio fratello superuomo

Anno: 1968
Regia: Bruno Bozzetto

Bruno Bozzetto viene considerato come un “cugino maledetto” di Walt Disney. Quello dimenticato, quello che si vuole nascondere o perché conosce verità scomode, o perché conosce il modo per comunicarle.
Come a dire: se Walt Disney avesse avuto in famiglia un parente dal carattere difficile, probabilmente sarebbe stato Bruno Bozzetto. A riprova di ciò, nel 1968 l'artista milanese ci regala "Vip- Mio fratello superuomo", un film che già dal titolo promette di smontare tutti i punti cardinali su cui si poggiano le serie super-eroistiche dei comics americani, lanciando al contempo una critica feroce al sistema televisivo e al malcostume italiano.

SuperVip e MiniVip sono gli ultimi due discendenti di una stirpe di superuomini. Il primo è alto, atletico, e incarna tutte le caratteristiche di un giovane Superman; il secondo invece è di bassa statura, impacciato, profondamente insicuro e timido. In seguito a un viaggio in crociera organizzato da Supervip per aiutare il fratello minore a recuperare un po’ di autostima, MiniVip entra in contatto con una organizzazione criminale guidata dalla diabolica Happy Betty e da un dottore matto - "made in Germany"(!). Toccherà ai due superuomini combattere l'organizzazione e salvare l'umanità da un futuro dedito al consumismo...

Trama forzatamente rocambolesca al servizio di una satira pungente indirizzata alla politica, alla società, e alla televisione del bel Paese. Ciò che colpisce oggi di "Vip - Mio fratello superuomo" è l'attualità dei temi trattati. Il maestro Bruno Bozzetto disegna e dirige magistralmente un film che per l'epoca presentava standard qualitativi notevoli (dimostrabile nella fluidità delle animazioni), pur rimanendo fedele al tratto essenziale che lo ha reso famoso e usufruendo di una regia affatto scontata e sempre funzionale all'azione. Vere e proprie intuizioni e rimandi colti e non (si noti il leone simile a quello codardo incontrato a Oz, che poi si rivela essere una fanciulla bellissima), si susseguono in un viaggio a metà strada tra l'immaginario di Bozzetto e la società di quegli anni. Dai supereroi fino ai vari "James Bond", passando persino per i televisivi "Lascia o raddoppia?". Impossibile poi non riflettere davanti al castello di Happy Betty, la strega cattiva che si muove su un trono cingolato: la sua dimora è una specie di fabbrica psichedelica - come quella di un futuro "Willy Wonka” – dove si creano esseri girando una specie di ruota della fortuna. Immaginifico.

Nel 1968, quindi, Bruno Bozzetto sforna un altro personaggio destinato a entrare nell'immaginario comune italiano. Dopo il mitico “Signor Rossi” e il lungometraggio "West and Soda" ecco arrivare "Vip - Mio fratello superuomo", un film che incarna tutto l'immaginario di Bozzetto (fatto di battute, frecciate, e di rarefatta malinconia), ponendolo su un piano super-eroistico. Un film che è la visione di un mondo votato al consumismo sfrenato e all'apparire. Bozzetto lo aveva capito nel 1968, e ce lo aveva pure mostrato. C'è gente che ancora adesso, invece, non ha capito niente.

Se Walt Disney avesse avuto un fratello bastardo, dicevamo, sarebbe stato Bruno Bozzetto. Il suo tratto essenziale, difficile, modesto, l'animazione fluida, ma troppo rapida, le sue storie più vere di quanto non vogliano essere, tutto si contrappone all'immaginario disneyano della perfezione. Bozzetto la trova su un’isola, ma da quella scappa, salvando l'umanità...

Diego Altobelli (12/2007)

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