martedì 24 luglio 2007

Harry Potter e la pietra filosofale

Anno: 2001
Regia Chris Columbus
Distribuzione: Warner Bros.

Storie di maghi, di magie, di mondi paralleli e luoghi incantati dove convivono centauri e draghi, maghi e giganti. La saga di Harry Potter non ha bisogno di presentazioni: fenomeno letterario, prima ancora che mediatico; mago incerto; bambino curioso e futuro attore. Il nome Harry Potter richiama oramai tutta una serie di scenari e in quelli rimane legato, intrappolato, immischiato, quasi fosse il dramma di una scrittrice che si rende conto di aver creato un "mostro". E il prezzo da pagare per il successo e la fama, si sa, è sempre alto.

Primo film della saga fantasy letteraria più famosa tra i giovani: "Harry Potter e la pietra filosofale" trova un giovanissimo Daniel Radcliffe iniziare il suo cammino alla scoperta della magia (che si spera sia quella del Cinema) che lo porterà a impersonare per ben cinque, al momento, film (tutti campioni di incassi) il maghetto Harry.

Ne "La pietra filosofale" il giovane Harry riceve una lettera di invito a iscriversi al primo anno della scuola per maghi di Hogwarts. Tra lo stupore e la meraviglia, il giovanissimo mago viene scortato dal grosso Hagrid, prima nel passagio da una dimensione ad un'altra, poi alla scoperta dei vari ambienti della gigantesca scuola (un castello) dove per un anno potrà esercitarsi, insieme ad altri appredisti maghi come lui, all'antica arte della magia. Ma la scuola di Hogwarts nasconde non pochi segreti, e Harry ancora non sa di essere molto atteso...

La regia di Chris Columbus ("Mamma ho perso l'aereo"), che si è avvalso dei consigli della'autrice dei romanzi J.K. Rowlings nella riproduzione di costumi e scenografie, rispecchia fedelmente il libro da cui trae spunto e non fa molto di più. Il vero limite di "Harry Potter e la pietra filosofale" infatti, limite che vedrà ripetersi in altri capitoli della saga, risiede nell'assunto del suo intento: operazione commerciale atta a muovere migliaia di ragazzini in preda a convulsioni emozionali per il maghetto con gli occhiali. La regia di Columbus si muove al servizio degli scenari e degli effeti speciali ad essi legati. Tanti primi piani, atti a cogliere le espressioni di stupore, alternati a carellate o panoramiche, tutto nel tentativo di lasciare esterefatti gli spettatori. Ma al film questo non basta e la trama riesce solo a indugiare sulle situazioni grottesche che si creano all'interno della scuola: per avere un poco di suspance, infatti, bisogna pazientare per due ore e mezzo, e aspettare l'ultima mezz'ora di girato.

Un pò poco, insomma. Un film che rispecchia il libro molto fedelmente, ma che a parte l'interesse mediatico verso il fenomeno, possiede pochi altri motivi per interessare lo spettatore occasionale.

Diego Altobelli (07/2007)

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