Anno: 2009
Regia: Ian Softley
Distribuzione: Eagle Pictures
Tra le varie smanie che il Cinema degli ultimi anni dimostra di possedere, c’è anche quella di cercare in letteratura validi soggetti fantasy da trasporre sul grande schermo. L’esito però, a dirla tutta è quasi sempre discutibile. Fu, tra gli altri, il caso di Ember, lo scorso dicembre, in definitiva un film decisamente fiacco; si è ripetuto con il secondo capitolo di Narnia, debole e di natura sfuggente; e persino Harry Potter sembra non riscuotere più sulle masse lo stesso fascino di un tempo. Che sta succedendo? Non lo sappiamo. Quel che è certo però, è che Inkheart - Cuore d'inchiostro non aiuterà il genere fantasy a risalire la china. Anzi.
Tratto dall’omonimo romanzo di Cornelia Funke, Inkheart parte dall’improbabile presupposto che ci siano delle persone, al Mondo, capaci di materializzare mediante lettura i personaggi fantastici che popolano i romanzi. Il protagonista della storia è proprio un lettore magico che per errore trascina fuori da un libro intitolato Inkheart un gruppo di cattivi senza scrupoli, catapultando nel testo la sua amata moglie. Dovrà trovare un modo per farla tornare nel mondo reale...
Va bene, come dicevamo, cercare nuovi spunti narrativi sulle pagine dei libri, però a volte è meglio rinunciarvi in partenza. Inkheart è una accozzaglia di luoghi comuni sul fantasy da rimanere storditi. La regia, non entusiasmante ad opera di Iain Softley, si fa presto prevedibile e stancante seguendo pedissequamente le poche idee sparse per la sceneggiatura, quest’ultima efficace come un colpo sparato “a salve”. Il film, cosparso di buchi di trama grandi come voragini, soffre inoltre di un problema di “spazi”. Infatti i personaggi, quasi tutti antipatici e di difficile immedesimazione, si ritrovano a percorrere lunghi tragitti in brevissimo tempo grazie a un montaggio che definire superficiale suonerebbe come un elogio.
Insomma, questa volta nemmeno il fatto di essere un fantasy indirizzato ai più piccoli può giustificare un prodotto così qualitativamente basso come Inkheart. Tralasciando, infine, l’aspetto recitativo, con un Brendan Fraser in una delle sue peggiori interpretazioni (ed è tutto dire), lascia davvero perplessi il cameo senza battute della brava Jennifer Connelly. Viene da pensare che, forse, doveva un favore a qualcuno.
Diego Altobelli (03/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/article.php?id=1237 e http://www.tempimoderni.com/
Regia: Ian Softley
Distribuzione: Eagle Pictures
Tra le varie smanie che il Cinema degli ultimi anni dimostra di possedere, c’è anche quella di cercare in letteratura validi soggetti fantasy da trasporre sul grande schermo. L’esito però, a dirla tutta è quasi sempre discutibile. Fu, tra gli altri, il caso di Ember, lo scorso dicembre, in definitiva un film decisamente fiacco; si è ripetuto con il secondo capitolo di Narnia, debole e di natura sfuggente; e persino Harry Potter sembra non riscuotere più sulle masse lo stesso fascino di un tempo. Che sta succedendo? Non lo sappiamo. Quel che è certo però, è che Inkheart - Cuore d'inchiostro non aiuterà il genere fantasy a risalire la china. Anzi.
Tratto dall’omonimo romanzo di Cornelia Funke, Inkheart parte dall’improbabile presupposto che ci siano delle persone, al Mondo, capaci di materializzare mediante lettura i personaggi fantastici che popolano i romanzi. Il protagonista della storia è proprio un lettore magico che per errore trascina fuori da un libro intitolato Inkheart un gruppo di cattivi senza scrupoli, catapultando nel testo la sua amata moglie. Dovrà trovare un modo per farla tornare nel mondo reale...
Va bene, come dicevamo, cercare nuovi spunti narrativi sulle pagine dei libri, però a volte è meglio rinunciarvi in partenza. Inkheart è una accozzaglia di luoghi comuni sul fantasy da rimanere storditi. La regia, non entusiasmante ad opera di Iain Softley, si fa presto prevedibile e stancante seguendo pedissequamente le poche idee sparse per la sceneggiatura, quest’ultima efficace come un colpo sparato “a salve”. Il film, cosparso di buchi di trama grandi come voragini, soffre inoltre di un problema di “spazi”. Infatti i personaggi, quasi tutti antipatici e di difficile immedesimazione, si ritrovano a percorrere lunghi tragitti in brevissimo tempo grazie a un montaggio che definire superficiale suonerebbe come un elogio.
Insomma, questa volta nemmeno il fatto di essere un fantasy indirizzato ai più piccoli può giustificare un prodotto così qualitativamente basso come Inkheart. Tralasciando, infine, l’aspetto recitativo, con un Brendan Fraser in una delle sue peggiori interpretazioni (ed è tutto dire), lascia davvero perplessi il cameo senza battute della brava Jennifer Connelly. Viene da pensare che, forse, doveva un favore a qualcuno.
Diego Altobelli (03/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/article.php?id=1237 e http://www.tempimoderni.com/
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