Anno: 2009
Regia: Dennis Gansel
Distribuzione: Bim
Da http://www.tempimoderni.com/
Con “L’Onda”, diretto da Dennis Gansel, siamo di fronte a un’idea interessante. Uno spunto non originalissimo, evidentemente, anche perché l’esperimento a cui questo film si rifà risale al 1967, però comunque in grado di coinvolgere il pubblico.
Germania. In un istituto scolastico si tengono corsi monotematici su argomenti della politica contemporanea. Uno di questi è il tema della “dittatura”. Il professor Rainer, alla domanda di uno studente sulla presunta impossibilità di far rinascere una dittatura in Germania, decide di sottoporre i propri alunni a un esperimento, volto a simulare un sistema di governo “dittatoriale”. Bastano pochi giorni per generare il caos…
Viene detta “Obbedienza cieca” quella disposizione che hanno tutti gli esseri umani di sottostare agli ordini impartiti da un diretto superiore, anche se questi ordini vanno contro la propria coscienza. Il primo a studiare il fenomeno fu Ron Jones, nel 1967, professore di storia di un liceo americano. Seguì nel 1971 il cosiddetto “Stanford Prison Experiment”, cui il cinema si è ispirato qualche anno fa per il film “The Experiment”. E si arriva fino ad oggi, dove alcuni studiosi hanno tracciato dei parallelismi tra quegli esperimenti e le condizioni dei prigionieri iracheni rinchiusi ad Abu Ghraib.Tutto questo preambolo serve per avere un’idea del tema che, coraggiosamente, “L’Onda” tenta di affrontare con esiti non sempre convincenti.
La regia di Dennis Gansel ha ritmo e riesce a trasmettere la giusta sensazione di ansia e malessere insita in uno esperimento di questo tipo, seguendo con dimestichezza le varie storie di alunni e professori che si alternano sullo schermo. Purtroppo, però, è proprio la sceneggiatura a mancare il bersaglio, malgrado possa fregiarsi del Premio della scuola Holden al 26mo Torino FilmFestival. Infatti lo script, ad opera dello stesso Dennis Gansel, risulta maldestro e il film finisce per perdersi in una girandola di pruriti adolescenziali e tematiche “alte” che però non vengono adeguatamente ispezionate.
Da http://www.moviesushi.it/
Ancora nazismo al cinema, dopo The Reader, ma questa volta ci viene spiegato attraverso un esperimento molto particolare.
Nel 1967 Ron Jones, un professore di storia di un liceo americano, teorizzò la cosiddetta “Obbedienza cieca”: la disposizione che hanno uomini e donne di sottostare agli ordini impartiti da un diretto superiore, anche se questi vanno contro la propria coscienza. Per dimostrare alla sua classe di studenti tale meccanismo, Jones improvvisò un sistema dittatoriale dove lui ordinava e gli studenti obbedivano. Sgomento, il professore constatò che la prova, effettivamente, funzionava: gli alunni non solo obbedivano a qualunque sua richiesta, ma si dimostravano più propositivi nei confronti delle istituzioni.
Ci spostiamo in Germania, quindi, e ai giorni nostri. Il regista Dennis Gansel ripropone lo stesso esperimento sotto forma di fiction nel film L’Onda, campione d’incassi in patria. Gli intenti sono ambiziosi, proponendosi come film-shock, gli esiti decisamente più modesti e retorici.
In un istituto tedesco, il professor Reiner, per dimostrare il possibile ritorno di una qualunque dittatura e il significato di “autocrazia”, sottopone i suoi alunni a uno esperimento. Per una settimana dovranno comportarsi in modo disciplinato. Vengono cancellate identità grazie a una divisa, sia crea un logo, un nome (L’Onda, appunto), e un saluto speciale. Naturalmente la situazione sfugge di mano…
Il tema era stato già affrontato in “The Experiment” del 2001, anche quello tedesco, con esiti meno ruffiani e più shockanti. Nel film di Gansel non manca la tecnica (cosa che invece mancava a quel film), e neppure il ritmo. Piuttosto manca l’emozione, l’ambiguità, il pathos. Potrebbe risultare come un oltraggio, ma è tutto troppo “tedesco”, didascalico, rigido, privo di quelle sbavature che solo l’emozione riesce a dettarti. La sceneggiatura, vincitrice del Premio della scuola Holden al 26° Torino FilmFestival, in verità non comunica niente che già lo spettatore non si aspetti.
L’Onda del titolo non ti travolge, ma rimane sullo sfondo e alla fine si ritira, senza neppure essere arrivato al bagnasciuga da cui stiamo osservando, curiosi, questo interessante fenomeno sociale. Non c’è la sorpresa, insomma, quel pizzico di follia che certamente non avrebbe guastato.
Diego Altobelli (03/2009)
Regia: Dennis Gansel
Distribuzione: Bim
Da http://www.tempimoderni.com/
Con “L’Onda”, diretto da Dennis Gansel, siamo di fronte a un’idea interessante. Uno spunto non originalissimo, evidentemente, anche perché l’esperimento a cui questo film si rifà risale al 1967, però comunque in grado di coinvolgere il pubblico.
Germania. In un istituto scolastico si tengono corsi monotematici su argomenti della politica contemporanea. Uno di questi è il tema della “dittatura”. Il professor Rainer, alla domanda di uno studente sulla presunta impossibilità di far rinascere una dittatura in Germania, decide di sottoporre i propri alunni a un esperimento, volto a simulare un sistema di governo “dittatoriale”. Bastano pochi giorni per generare il caos…
Viene detta “Obbedienza cieca” quella disposizione che hanno tutti gli esseri umani di sottostare agli ordini impartiti da un diretto superiore, anche se questi ordini vanno contro la propria coscienza. Il primo a studiare il fenomeno fu Ron Jones, nel 1967, professore di storia di un liceo americano. Seguì nel 1971 il cosiddetto “Stanford Prison Experiment”, cui il cinema si è ispirato qualche anno fa per il film “The Experiment”. E si arriva fino ad oggi, dove alcuni studiosi hanno tracciato dei parallelismi tra quegli esperimenti e le condizioni dei prigionieri iracheni rinchiusi ad Abu Ghraib.Tutto questo preambolo serve per avere un’idea del tema che, coraggiosamente, “L’Onda” tenta di affrontare con esiti non sempre convincenti.
La regia di Dennis Gansel ha ritmo e riesce a trasmettere la giusta sensazione di ansia e malessere insita in uno esperimento di questo tipo, seguendo con dimestichezza le varie storie di alunni e professori che si alternano sullo schermo. Purtroppo, però, è proprio la sceneggiatura a mancare il bersaglio, malgrado possa fregiarsi del Premio della scuola Holden al 26mo Torino FilmFestival. Infatti lo script, ad opera dello stesso Dennis Gansel, risulta maldestro e il film finisce per perdersi in una girandola di pruriti adolescenziali e tematiche “alte” che però non vengono adeguatamente ispezionate.
Da http://www.moviesushi.it/
Ancora nazismo al cinema, dopo The Reader, ma questa volta ci viene spiegato attraverso un esperimento molto particolare.
Nel 1967 Ron Jones, un professore di storia di un liceo americano, teorizzò la cosiddetta “Obbedienza cieca”: la disposizione che hanno uomini e donne di sottostare agli ordini impartiti da un diretto superiore, anche se questi vanno contro la propria coscienza. Per dimostrare alla sua classe di studenti tale meccanismo, Jones improvvisò un sistema dittatoriale dove lui ordinava e gli studenti obbedivano. Sgomento, il professore constatò che la prova, effettivamente, funzionava: gli alunni non solo obbedivano a qualunque sua richiesta, ma si dimostravano più propositivi nei confronti delle istituzioni.
Ci spostiamo in Germania, quindi, e ai giorni nostri. Il regista Dennis Gansel ripropone lo stesso esperimento sotto forma di fiction nel film L’Onda, campione d’incassi in patria. Gli intenti sono ambiziosi, proponendosi come film-shock, gli esiti decisamente più modesti e retorici.
In un istituto tedesco, il professor Reiner, per dimostrare il possibile ritorno di una qualunque dittatura e il significato di “autocrazia”, sottopone i suoi alunni a uno esperimento. Per una settimana dovranno comportarsi in modo disciplinato. Vengono cancellate identità grazie a una divisa, sia crea un logo, un nome (L’Onda, appunto), e un saluto speciale. Naturalmente la situazione sfugge di mano…
Il tema era stato già affrontato in “The Experiment” del 2001, anche quello tedesco, con esiti meno ruffiani e più shockanti. Nel film di Gansel non manca la tecnica (cosa che invece mancava a quel film), e neppure il ritmo. Piuttosto manca l’emozione, l’ambiguità, il pathos. Potrebbe risultare come un oltraggio, ma è tutto troppo “tedesco”, didascalico, rigido, privo di quelle sbavature che solo l’emozione riesce a dettarti. La sceneggiatura, vincitrice del Premio della scuola Holden al 26° Torino FilmFestival, in verità non comunica niente che già lo spettatore non si aspetti.
L’Onda del titolo non ti travolge, ma rimane sullo sfondo e alla fine si ritira, senza neppure essere arrivato al bagnasciuga da cui stiamo osservando, curiosi, questo interessante fenomeno sociale. Non c’è la sorpresa, insomma, quel pizzico di follia che certamente non avrebbe guastato.
Diego Altobelli (03/2009)
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