Regia: Vincenzo Marra
Distribuzione: 01 Distribuzione
Chiamato a rappresentare l'Italia alla 64a edizione del Cinema di Venezia, il film di Vincenzo Marra racconta in modo asciutto le gesta di un rampante scalatore sociale.
Filippo Costa è un agente della Guardia di Finanza ambizioso e senza scrupoli. Per raggiungere lo scopo, infatti, l’uomo riscrive verbali di accertamento previo compenso e distribuisce mazzette, fino a quando non viene scoperto dal proprio comandante. L'uomo, quindi, costretto a lasciare la Guardia di Finanza, si getta nel mondo dell'imprenditoria. Lì conosce Catherine, donna più matura che con le sue conoscenze lo aiuterà a ottenere tutto ciò che vuole…
“L’ora di punta” di Vincenzo Marra giunge nelle sale seguito da un coro di dissenso da parte di tutta la critica cinematografica. Film “spento”, secondo alcuni, “svogliato”, secondo altri, alla pellicola di Marra viene contestata soprattutto l’incapacità di raccontare una storia, qualunque essa sia. La trama, infatti, descrive un'italietta sfuggente e piccola, fatta di "strette di mano" e di "pacche sulla spalla", senza però raccontare davvero qualcosa. L'unico espediente narrativo del triangolo amoroso, infatti, poco credibile quanto banale nel suo dipanarsi, riesce solo a inquadrare il film in un genere ben preciso: il fotoromanzo.
Ritmo da serial televisivo, recitazione statica e una sceneggiatura poco credibile con dialoghi caricaturali. Tra gli attori segnaliamo una Fanny Ardant egocentrica e un Michele Lastella scialbo. "L'ora di punta" è un film il cui unico "merito", è denunciare la nostra piccola Italia: non solo quella dei politici e della corruzione, ma anche quella della mediocrità del nostro "Cinema".
Filippo Costa è un agente della Guardia di Finanza ambizioso e senza scrupoli. Per raggiungere lo scopo, infatti, l’uomo riscrive verbali di accertamento previo compenso e distribuisce mazzette, fino a quando non viene scoperto dal proprio comandante. L'uomo, quindi, costretto a lasciare la Guardia di Finanza, si getta nel mondo dell'imprenditoria. Lì conosce Catherine, donna più matura che con le sue conoscenze lo aiuterà a ottenere tutto ciò che vuole…
“L’ora di punta” di Vincenzo Marra giunge nelle sale seguito da un coro di dissenso da parte di tutta la critica cinematografica. Film “spento”, secondo alcuni, “svogliato”, secondo altri, alla pellicola di Marra viene contestata soprattutto l’incapacità di raccontare una storia, qualunque essa sia. La trama, infatti, descrive un'italietta sfuggente e piccola, fatta di "strette di mano" e di "pacche sulla spalla", senza però raccontare davvero qualcosa. L'unico espediente narrativo del triangolo amoroso, infatti, poco credibile quanto banale nel suo dipanarsi, riesce solo a inquadrare il film in un genere ben preciso: il fotoromanzo.
Ritmo da serial televisivo, recitazione statica e una sceneggiatura poco credibile con dialoghi caricaturali. Tra gli attori segnaliamo una Fanny Ardant egocentrica e un Michele Lastella scialbo. "L'ora di punta" è un film il cui unico "merito", è denunciare la nostra piccola Italia: non solo quella dei politici e della corruzione, ma anche quella della mediocrità del nostro "Cinema".
Diego Altobelli (09/2007)
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