Regia: Chriss Miller
Distribuzione: UIP
Quando il re Ranocchio passa a miglior vita, è a Shrek che lascia il trono del regno di Molto Molto Lontano. Messo alle strette dalla principessa Fiona, che gli annuncia l’arrivo di un piccolo orco in famiglia, e spinto dalla convinzione di non poter essere un degno successore al trono, Shrek decide, insieme al Gatto con gli stivali e all’inseparabile Ciuchino, di mettersi in viaggio alla ricerca del giovane Artie, cugino di Fiona e prossimo in linea di successione alla direzione del Regno. Egli non sa tuttavia che così facendo lascia incustodito Molto Molto Lontano alla mercé del Principe Azzurro, libero di conquistare la corona del re con un esercito di cattivi al suo seguito.
La serie di Shrek ha incassato milioni di dollari in tutto il mondo e, anche grazie a un Oscar vinto con il primo episodio, si è innalzata a nuovo paradigma per tutte le produzioni animate in CGI. Se i personaggi, comunemente al suo immaginario anti- disneyano, continuano ad avere un’eco tra il pubblico di tutte le età, bisogna anche ammettere che gli anni, per l’orco più amato dei cartoni animati, cominciano a farsi sentire. Shrek Terzo risulta meno ispirato dei suoi capitoli precedenti, soprattutto se paragonato al secondo scoppiettante episodio che aveva regalato risate al vetriolo, radendo al suolo tutte le convenzioni delle favole. In questo terzo capitolo, complice forse la prossima paternità del protagonista, Shrek tende a controllarsi, dimensionandosi nelle battute e negli scketch. Timido.
Rimangono ciò nonostante gli elementi che hanno distinto la pellicola in questi anni: grandiosa la produzione in CGI, piena di particolari, fluida, e con buone intuizioni di regia, come la riscossa di Biancaneve. Resta invariata la natura scanzonata della trama, così come rimangono i protagonisti, più maturi e affiatati rispetto agli altri episodi. A conti fatti però l’unica vera satira presente in “Shrek – Terzo” - quella su re Artù e il mago Merlino - non convince affatto...
Rimangono ciò nonostante gli elementi che hanno distinto la pellicola in questi anni: grandiosa la produzione in CGI, piena di particolari, fluida, e con buone intuizioni di regia, come la riscossa di Biancaneve. Resta invariata la natura scanzonata della trama, così come rimangono i protagonisti, più maturi e affiatati rispetto agli altri episodi. A conti fatti però l’unica vera satira presente in “Shrek – Terzo” - quella su re Artù e il mago Merlino - non convince affatto...
Diego Altobelli (08/2007)
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