Regia: Patricio Guzman
Distribuzione: Fandango
"Salvator Allende", film documentario sulla vita del presidente cileno morto suicida, vince il premio come Miglior Documentario al Festival di Lima nel 2004. Nello stesso anno concorre al Festival di Cannes e a quello di Locarno, in entrambe nella selezione ufficiale. La pellicola racconta la vita di Allende, dall'infanzia fino al fatidico 11 settembre 1973, giorno in cui le forze militari provenienti dagli alti gradi della Marina e dell'Aviazione, con l'aiuto di Augusto Pinochet, muovono il definitivo colpo di Stato e salgono al potere. In particolar modo il film approfondisce l'aspetto storico che vide il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon "interessarsi" ad Allende, tentando di eliminarlo con l'ausilio della CIA. Salvator Allende sembrava facile da eliminare poiché nella sua politica fatta di ideali socialisti, la forza, verbale o fisica, non era contemplata. Malgrado ciò la morte lo raggiunse solo al suo volere, sotto forma di pallottola in testa. La sua voleva essere una rivoluzione pura, fatta di uomini lavoratori che scendono in strada credendo nella democrazia. Il giorno della sua morte il presidente cileno, prima di infilarsi un fucile in bocca, fece divulgare in radio un comunicato in cui spiegava la sua volontà: quel gesto doveva apparire come la sconfitta di ogni dittatura e la vittoria definitiva dei suoi ideali. Doveva essere un nuovo inizio… la dittatura in Cile durò invece per oltre diciassette anni.
La pellicola di Patricio Guzman è "sentita": il tema sulla vita di Salvator Allende è trattato con lucidità. Guzman dirige il documentario sapendo esattamente cosa dire e come dirlo. Ricorre quindi all'aiuto del popolo, lo stesso popolo che ispirava Allende, e come lui pone domande e si confronta con le loro idee. Si serve poi di una vasta documentazione antologica: alterna interviste a reportage di archivio, oltre a trasmettere immagini di documentazioni storiche che filtrano il clima di omertà che ancora traspare, in alcuni momenti, dalla gente intervistata. Accorato. Comunque siamo lontani dalle indagini da "iena" di Michael Moore, e viaggiamo al contrario su binari più lenti e pacati. Al film si rimprovera quindi solo che alcuni argomenti vengano appena tratteggiati e paiono sfuggire all'attenzione del regista, che invece intende sottolineare l'aspetto idealista e utopico di Salvator Allende.
La pellicola di Patricio Guzman è "sentita": il tema sulla vita di Salvator Allende è trattato con lucidità. Guzman dirige il documentario sapendo esattamente cosa dire e come dirlo. Ricorre quindi all'aiuto del popolo, lo stesso popolo che ispirava Allende, e come lui pone domande e si confronta con le loro idee. Si serve poi di una vasta documentazione antologica: alterna interviste a reportage di archivio, oltre a trasmettere immagini di documentazioni storiche che filtrano il clima di omertà che ancora traspare, in alcuni momenti, dalla gente intervistata. Accorato. Comunque siamo lontani dalle indagini da "iena" di Michael Moore, e viaggiamo al contrario su binari più lenti e pacati. Al film si rimprovera quindi solo che alcuni argomenti vengano appena tratteggiati e paiono sfuggire all'attenzione del regista, che invece intende sottolineare l'aspetto idealista e utopico di Salvator Allende.
Diego Altobelli (09/2005)
estratto da http://filmup.leonardo.it/salvadorallende.htm
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